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La vera questione è, con il NO vincono gli americani o cambiano le prospettive degli europei ?

I due schieramenti si sono mischiati: per il OUI ci sono stati fior fiore di filoamericani (come Sarkozy) e di europeisti convinti (Villepin), per il NON dei filoamericani (Fabius) e degli europeisti (Villiers). La vittoria del no è dunque positiva o devastante ? Tutto sta nel come verrà gestita la politica domani. In quanto o si rassoda il polo carolingio (Parigi-Berlino) e si allarga ad un entente con Mosca, permettendo così all’Europa di divenire un soggetto, oppure il tutto si sgretola e saremo, allora, dei servi sciocchi e larvali della prepotenza americana e della nascente Cina. Il fatto che la gran parte dell’estrema destra europea non sia capace di fare questo distinguo, o non ritenga opportuno esprimerlo, è purtroppo significativo e preoccupante.

Il solo vantaggio del no (a parte l’ipotesi, tutta da verificare, che allontani il processo di osmosi con la Turchia) sta nel fatto che la UE minacciata di soffocamento dall’inflazione culturale, lavorativa ed economica del superafflusso dei nuovi paesi (quasi tutti manovrati dagli americani) potrebbe accelerare il processo di un’Europa a “più velocità” nella prospettiva di una potenza franco-russo-germanica.

Altrimenti c’è poco da stare allegri, quello che ad alcuni retrogradi appare come un trionfo potrà rivelarsi come un vero e proprio disastro.

Unica consolazione certa: è dal '29, a Berlino, che estrema destra e estrema sinistra, assieme, non conducevano una campagna comune. Vincendola.

Consoliamoci con questo, in attesa di vedere se il Non era davvero meno peggio del OUI.

 

Noreporter maggio 2005