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Non è il momento di analizzare forze e debolezze, potenzialità e mancanze del Front National, lo abbiamo fatto e lo faremo nuovamente. E’ invece quello di parlare del futuro francese.
Queste elezioni  si sono svolte, per la prima volta da vent’anni, in un’Europa e in un Mediterraneo in sconvolgimento e in ricomposizione su dettatura americana e con una speciale benedizione da parte della Casa Bianca per un nuovo ruolo protagonista per Parigi. Su questo puntano Hollande e il primo ministro Valls che si augurano che la destra si spacchi sulla collaborazione o meno con il Front. Ciò attirerebbe il partito di Marine e Marion nelle sacche amministrative dove rischierebbe d’incagliarsi come i Cinque Stelle e permetterebbe  poi una contrapposizione destra-sinistra alle presidenziali come ai tempi del Front Populaire, prima della guerra. In questa logica di scontro frontale il partito dell’emergenza presidenzialista potrebbe ancora sperare di salvare l’Eliseo.
Un quadro, quello della contrapposizione tra qualunquismi eccitati, in cui gli angloamericani farebbero da asso pigliatutto chiunque vinca. Tenuto conto di ciò,  per la prima volta in assoluto non sarebbe da stupirsi che la destra, almeno una parte della destra,  accettasse nei prossimi giorni di stringere accordi politici con il Front.
Quando dico questo, sia chiaro, a differenza dei drogati dall’effetto calcistico delle elezioni, non lo auspico affatto perché un forte partito nazional-populista accerchiato potrà produrre molto di più che non trasformandosi in un comprimario di governo improvvisato. Non è dunque un auspicio che formulo ma una possibilità.

Questa possibilità è stata immediatamente negata da Sarkozy che ha parlato chiarissimo: né accordi né desistenze al secondo turno. Dal suo punto di vista – che per opposizione finisce con il rimare perfettamente con il nostro – si deve puntare al mantenimento degli equilibri di qui a poco più di un anno quando lui, o chi per lui, dovrebbe agevolmente vincere al secondo turno, sia contro Marine che contro Hollande.
Insomma Sarkozy congela per qualche mese la svolta possibile. Ora però ci sono i conti della serva che si faranno regione per regione e, soprattutto se i dirigenti locali e i candidati si renderanno conto di avere la benedizione dall’alto da parte dei loro padrini non è impossibile che la destra si spacchi nei prossimi giorni. E se questo non accadrà – i francesi metabolizzano più lentamente di noi le giravolte - sarà comunque difficile per Sarkozy tenere a bada di qui alle presidenziali lo scontento interno , le spaccature e l’avviamento di contatti di corridoio con il Front National.

Quindi se è inesatto dire che il successo del Front sia dipeso dagli attentati jihadisti un po’ meno lo è concludere che le sue prospettive sono cambiate per via della strategia internazionale e dei suoi effetti, di cui gli attentati sono  parte.

P.S. Per chi si chiedesse cosa provo al di là dei ragionamenti freddi e delle perplessità aggiungo che sono contento per l’effetto psicologico di quest’elezione e per i mal di pancia di molta gente...