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21/01/2016 | ilsole24ore

 

 

 

Economisti paventano un grande crollo

 

 

E' una fase decisamente complessa quella in corso sui mercati azionari globali. Una discesa violenta che ha colto di sorpresa non pochi: fino a un mese fa si parlava tra gli addetti ai lavori di possibile rally di fine anno, mentre oggi cominciano a circolare report sul 2016 come anno infausto, ipotizzando addirittura una crisi sistemica.

Osservato speciale in questo momento è il listino cinese: la Borsa di Shanghai già aveva fatto tremare le borse mondiali lo scorso agosto. Lo scoppio della bolla, dopo una rally stellare nella prima parte del 2015, aveva avuto pesanti contraccolpi. Anche il 2016 è iniziato all'insegna del Dragone, sempre in negativo.

In assenza di notizie certe di quello che sta accadendo in Cina, uno sguardo ai grafici del listino di Shanghai non promette nulla di buono. In particolare la piazza finanziaria sta ripercorrendo gli stessi movimenti dei grandi crolli del passato: è sorprendente ma se guardiamo lo sgonfiamento della bolla immobiliare del Nikkei dal 1989, quella internet sul Nasdaq dal 2000 e a ritroso il grande crollo del 1929 sul Dow Jones notiamo che le similitudini sono sorprendenti. Esistono insomma dei crolli da manuale, e non è un frase fatta. “Quando la bolla scoppia – spiega Paolo Zuliani, trader privato e autore del confronto tra gli indici – il passato ritorna puntuale come un orologio svizzero. Questo è avvenuto per il Nikkei negli anni 90, per il Nasdaq nel 2000 e oggi per Shanghai”.

La storia

La madre di tutti i crolli è stato il 1929 a Wall Street. La più grave crisi finanziaria del sistema capitalistico occidentale nel corso del 900. Il movimento ribassista sul mercato durò meno di tre anni e fu attentamente studiato da Nelson Elliott, colui che passerà alla storia come l'inventore della teoria delle onde applicata ai listini borsistici. Elliott formulò alcune regole, basate sulla psicologia degli operatori, che ancora oggi appaiono valide. Il mercato, nella fasi rialziste e ribassiste, non si muove in maniera lineare ma seguendo delle onde. Una sorta di inconscio collettivo che si ripete sistematicamente nel tempo, perché sono i sentimenti di avidità e paura a muovere le scelte di investimento. Stati d'animo che restano immutati perché appartengono alle caratteristiche più profonde dell'essere umano e quindi si ripetono in diverse fasi storiche.

Il modello

Il crollo del 1929 e quelli successivi hanno seguito sostanzialmente tre fasi: la premessa ovviamente è che sia una netta fase rialzista del mercato azionario, con picchi di vera e propria euforia popolare. Una volta che il mercato ha raggiunto il suo obiettivo c'è una prima fase correttiva abbastanza netta e violenta. Il mercato è salito troppo e ai primi segnali di cedimento si accodano molti investitori. Questa prima correzione è seguita da una fase di recupero: dopo aver scaricato gli eccessi, molti pensano che il mercato possa tornare a salire e che la correzione lasciata alle spalle sia solo passeggera. Il mercato recupera ma solitamente non arriva a raggiungere nuovi massimi. A quel punto inizia la terza fase: quella più incisiva e duratura in cui si sviluppa per intero il ribasso. Se la storia dovesse ripetersi, come si può vedere dal grafico costruito sull'andamento del Nikkei alla fine degli anni 80, per Shanghai sarebbe appena iniziata la terza fase del mercato-orso. Una notizia poco rassicurante per gli altri listini globali.