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28/01/2016 | ilsole24ore

 

 

 

In ottemperanza agli interessi americani e israeliani

 

 

 

 

Se noi italiani - noi che nel 2015 abbiamo aumentato il consumo di petrolio - esprimeremo il nostro parere in numero sufficiente a superare il quorum, e se voteremo in maggioranza per il sì, allora il referendum contro le perforazioni petrolifere nelle acque territoriali potrebbe fermare tre grandi giacimenti. Potrebbero frenare e fermarsi il giacimento Guendalina (Eni) in Adriatico, il giacimento Rospo (Edison) di fronte all’Abruzzo e il giacimento Vega (Edison) nel canale di Sicilia di fronte alla costa ragusana.

Invece, qualunque sarà l’esito del referendum non dovrebbero esserci effetti su altri programmi di investimento petrolifero in mare come i giacimenti siciliani Argo e Cassiopea al largo di Gela , giacimenti il cui sviluppo è correlato con il futuro del petrolchimico di Gela, né sulle prospettive di ricerca nelle zone più profonde dello Ionio o al largo della Sardegna, dove i geologi assicurano che potrebbero esserci riserve importanti ma non ancora misurate. Questi bracci di mare sono nella zona di interesse economico italiano ma si trovano in acque internazionali, oltre la distanza di 12 miglia (circa 22 chilometri dalla costa).

Con ogni probabilità il Governo non farà ricorso a ritocchi normativi nel tentativo di evitare la consultazione dei cittadini. Più facilmente sarà fatta attenzione alla data del referendum, il quale potrebbe sommarsi con le elezioni amministrative di primavera o con il referendum costituzionale previsto in autunno.

Dal punto di vista pratico, l’intenzione del Governo parrebbe il blocco di tutte le richieste aperte di autorizzazione petrolifera, rigettandole, a cominciare dal contestatissimo giacimento Ombrina Mare, a pochi chilometri dalla costa abruzzese. A medio termine la questione verrà risolta quando, in futuro, si aprirà la partita del cosiddetto Titolo Quinto della Costituzione, il quale assegna alle Regioni un potere decisionale forte sul tema energetico.

Braccio di ferro con le Regioni

Proprio dalla divergenza sulle strategie energetiche fra il Governo centrale e le Regioni nasce il referendum contro l’uso dei giacimenti nazionali di metano e petrolio.
Il decreto Sblocca Italia l’anno scorso aveva rimescolato le carte delle competenze, assegnando allo Stato più potere sullo sfruttamento delle risorse nazionali. Tra i vari aspetti, il decreto introduceva una pianificazione strategica ambientale — molto innovativa — per esaminare subito con i cittadini e le loro rappresentanze (Regioni, enti locali, associazioni) quali aree del Paese hanno delicatezze tali da essere escluse da ogni uso delle risorse del sottosuolo.