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05/02/2016 | huffingtonpost.it

 

 

 

Mentre la geometrica impotenza del "family day" miete successi giuridici dalla parte opposta

 

 

 

"Definire il Family Day reazionario è assolutamente improprio. Su come regolare le questioni della vita non si può applicare la coppia progresso-reazione. Quella folla esprime un modo di vedere la famiglia che appartiene a una vasta parte della società italiana". Lo afferma al Corriere della Sera, Giuseppe Vacca, filosofo marxista, presidente della Fondazione istituto Gramsci.
Vacca chiarisce: "Io penso che sia un bene che la legge sulle unioni civili passi. Ma si deve risolvere il nodo della stepchild adoption: trovo fondate le osservazioni di chi dice che può essere un modo surrettizio per introdurre la maternità surrogata, l'utero in affitto". Alla domanda se abbiano quindi ragione i manifestanti del Family Day, l'ex membro del Pci, replica: "Sul punto sì, il problema c'è".
Così come penso che non sia necessario declinare al plurale la famiglia, che è una. Detto questo, è necessario riconoscere le unioni civili". Secondo Vacca non c'è comunque un clima da fronti contrapposti: "Direi di no. Al netto delle sigle politiche che si sono aggiunte, penso che entrambe le piazze fossero dialoganti. Chiunque giochi alla contrapposizione, sbaglia". Tra laici e cattolici, aggiunge, "il confronto è più maturo rispetto ai tempi dell'aborto o del divorzio". La sinistra, spiega anche Vacca, sbaglia a fare dei diritti individuali il fulcro della sua azione politica?: "Assolutamente sì. La sinistra subisce una deriva nichilista, in termini marxisti la definiremmo spontaneista, non è più capace di grandi visioni sul mondo, dalle guerre ai conflitti economici. Assolve mediamente i suoi compiti nazionali, ma sui grandi scenari mostra un impoverimento culturale che genera analisi povere".