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Ha fatto la figura meschina della verginella attempata, illibata sol perché brutta, che, alla prima occasione di interesse dimostrato da un signorotto, si sia gettata sotto gli occhi di tutti, discinta e scomposta, verso il seduttore senza però trovare sfogo alle sue brame. Ricompostasi, prova ora a far di nuovo la virtuosa ma senza più credibilità. E, d’altronde, in un contesto troppo diverso da quello in cui il bluff duro-e-puro ebbe origine.

La filosofia dell’opportunismo di AN, o dell’ammorbidimento se preferite, non ha pagato tanto di più; alla prima occasione di difficoltà, tutto il castello di neve si è liquefatto. La mancanza di orientamenti e di basi solide, l’accantonamento troppo frettoloso dell’identità, si sono rivelate armi perdenti. Soprattutto ora, che mancano i presupposti per un ritorno in tempi anche medi a ruoli di sottogoverno. Una torre di babele, insomma.

Grande è il disorientamento in ambo i campi; ne restano immuni solo quelli che non vogliono pensare ma in fondo non è che siano troppi.

Forse, avendo visto oramai tutti quanto brutto sia il re nudo, si può finalmente iniziare a fare qualcosa sul serio senza limitarsi a mettersi in scena nei banalissimi reality show di cui si è composta fino ad oggi il 99% di quella che la d.r. definisce impropriamente politica e che tutto è meno che la politica.

 

Centriamoci

 

Non c’è solo il reality show. C’è anche quanto di sostanzioso, seppur spesso poco visibile, sia stato costruito anno dopo anno: e ciò cresce come un fiume carsico. Ma la grande opportunità che offre a quelle realtà di sostanza la crisi palese delle fate morgane con gagliardetto può rivelarsi troppo forte perché i beneficiari non rischino di venirne travolti.

È necessario allora, una volta ancora, battere il passo e apprestarsi per la rincorsa.

Iniziando a dare forma tangibile a ciò che provenendo dalla forma formante si è finora sostanziato.

Perché la fretta, l’urgenza, la superficialità, l’impellenza, la “domanda di mercato” sono nemiche di qualsiasi soluzione profonda e duratura ed è a soluzioni profonde e durature che noi intendiamo operare.

Come? Con una realtà organica; che sia quindi composta di spirito, anima e corpo, che di questo sia ben cosciente e che sappia esprimere forme e strutture adeguate ai tre piani.

Con una realtà organica che sia guerriera, sacerdotale e produttrice di beni e che sappia, al contempo, esprimere forme e strutture adeguate alle tre funzioni ma che sia, soprattutto, correttamente gerarchizzata. In senso funzionale e non personalistico.

 

Tre dimensioni, tre funzioni

 

Come assicurare che il politicante o il commerciante siano mentalmente e culturalmente sottomessi agli ideologi e che questi siano a loro volta dipendenti dai milites è una questione che necessiterebbe di adeguato spazio e che forse nemmeno si esaurirebbe con le parole. Solo l’esempio quotidiano e vissuto può permettere di rettificare quella gerarchia invertita che imperversa nel post/neo/fascismo e che si manifesta con il militante asservito al professore che a sua volta porta l’acqua al mulino del politicante il quale ultimo non ha vincoli da rispettare.

Più fattibile, anche se arduo, è delineare una soluzione che si articoli sulle dimensioni di spirito, anima e corpo e che si differenzi in tal senso.

 

Partito e non partito

 

Partiamo dal CORPO, ovvero dal piano del tangibile, del verificabile, di quanto comporta ritorni: in denari, in consensi, in opere concrete.

Ci sono due possibili tendenze “corporee”. L’una, abbastanza classica, è quella che considera il vettore partito come lo strumento centrale delle operazioni politiche. Di qui è maturata pian piano l’idea di un partito che sia il partito dei movimenti.

È una variante dinamica e innovativa di uno schema già noto. Ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi che non è qui il caso di andare ad elencare.

L’altra, movimentista o metapolitica o transpolitica, si fonda essenzialmente sulla trasversalità. Ha il vantaggio, rispetto alla prima opzione, di colpire più largo e di andare più in fretta; ha lo svantaggio di condensare meno e di capitalizzare con maggior difficoltà nell’immediato.

Solo il concerto fra queste due opzioni dà risultati concreti, come c’insegnano le rare avanguardie politiche dei decenni trascorsi.

Se poi sono almeno in parte le stesse persone a dividersi i compiti e ad agire su ambo i fronti lavorando però a stretto giro di gomito, la miscela diviene allora sanamente esplosiva.


Soccorso Sociale

Non parlerò della prima opzione (il partito dei movimenti) che pure andrà avanti in controtendenza rispetto alla chiesa/partito del reality show, bensì delle altre due nelle quali personalmente mi investo e che mi sforzerò di potenziare nell’anno entrante.

Centrale, in quest’opzione, è l’esperimento concepito il 2 giugno a Cave, il Soccorso Sociale.

Riporto i punti salienti della definizione che diedi a questo soggetto al momento di dargli vita: “unità d’intenti e di collaborazioni giuridiche ed interventiste che siano aperte a tutti, che siano per tutti, in nome della concordia e dell’efficacia. E utilizzo la parola “sociale” in entrambi i suoi significati, quello comune e quello originario. Intendo perciò tutto quello che riguarda la società in lotta per la giustizia e l’autodeterminazione. Dunque il Soccorso Sociale deve diventare un laboratorio e un gruppo di pronto intervento per le questioni sociali; non è necessario che questo gruppo intervenga con le sue bandiere; meglio se l’azione, la teoria, l’organizzazione, l’assetto giuridico che il Soccorso Sociale riuscirà ad esprimere saranno a disposizione delle realtà politiche operanti (di cui del resto è auspicabile che la gran parte degli animatori del S.S. siano militanti), senza pregiudiziali di sorta.”

Tanto per non perdere tempo il Soccorso Sociale ha effettuato subito il suo primo esperimento controbattendo la legalizzazione della pedofilia paventata in Olanda. Al di là del merito, del tema e della sua impostazione, questione controversa, quello che è necessario porre in rilievo è l’esperimento in sé e i suoi effetti.

 

L’esperimento di luglio

 

Non si è ritenuto opportuno fare la solita kermesse antagonista bensì cercare modi diversi di espressione. Dunque una festa di bambini, in una giornata infausta, il 25 luglio, definita provocatoriamente “giornata della pedofilia”.

Nessuno è stato convocato; l’annuncio si è messo per internet e si è chiesto che aderisse solo chi volesse farlo.

Risultato. Le manifestazioni sono state di ogni genere (dal volantinaggio alla festa al presidio) e si sono tenute in diversi luoghi: Torino, Verona, la provincia di Vicenza, Lucca, Roma (una al centro, una in periferia), Fiumicino, Ladispoli, Rieti, Latina, Lecce, Crotone, Catania, l'aeroporto della Malpensa e la provincia di Avellino. La gran maggioranza dei manifestanti è provenuta da circuiti molto lontani da quello classico dell’UdE.

Da notare che l’Ambasciata d’Olanda ci ha scritto ed ha anche emesso un comunicato sul proprio sito. Il ritorno d’immagine, la disponibilità degli interlocutori, le forme di un’espressione non antagonista, la disponibilità di adesione e di responsabilizzazione dei singoli sono stati altrettanti segnali positivi e rassicuranti di una strada che si è rivelata percorribile.

Una strada che s’è arricchita subito vista la disponibilità immediatamente manifestata di dar vita a colonie, doposcuola, ludoteche, interventi volontaristici su ogni scala.

Un futuro il Soccorso Sociale lo ha, a patto di non volerlo sperperare né di incanalarlo in autonomismi frazionistici.

 

Centottanta

 

Sulla stessa linea, ma con un modello organizzativo leggermente meno spontaneista e più ricalcato sulle realtà militanti , il coordinamento nazionale del Mutuo Sociale che ha avuto un grande successo mediatico nel primo trimestre del 2006 e al quale hanno finito con l’aderire ben centottanta realtà. La prima fase esauritasi, il coordinamento si ripropone di lanciare la seconda in autunno con un mese di lotta per la casa e la concentrazione delle forze in una regione ove sia teoricamente possibile imporre la discussione della legge.

Ambo le strutture, ovvero il Soccorso Sociale e il Coordinamento del Mutuo Sociale, avranno un futuro se continueranno a coagire con entità politiche più classiche.

 

Entra in gioco Polaris

 

L’ubriacatura da successo comporta effetti indesiderati. Sicché è possibile che, sulla scia dei risultati sociali, qualcuno si faccia prendere la mano fino a trasformare un combattimento ideale che è innanzitutto spirituale in un’ideologia frenetica e materialista.

Questa preoccupazione non è infondata. Soprattutto se la tentazione relativista e materialista fa pendant con tutta una distorsione e mistificazione ideologico/culturale d’assalto che ha vocazioni e prospettive controrivoluzionarie e s-fasciste. Gli araldi della Controrivoluzione sarebbero felicissimi di lasciare all’immaginario fascista il “corporeo” per recuperare alla cristallizzazione inerte e codina lo sguardo metafisico.

Non si può concedere al nemico questo vantaggio, vieppiù perché si tratterebbe di una vera e propria mistificazione.

Né si possono lasciar scavare fossati tra chi, magari per facilità di situazione, le cose riesce a farle e chi è estraneo a certe realizzazioni. I primi saranno tentati di ricorrere a scorciatoie concettuali per esaltare la Prassi, i secondi, invece, cercheranno rifugio in astrazioni mentali; gli uni e gli altri si allontaneranno. Non si deve facilitare l’incomprensione e la separazione fra coloro che sono morsi dal desiderio di fare da quelli che si pongono domande e amano approfondire.

Infine è indispensabile rivoluzionare la comunicazione per lasciarsi alle spalle tanti inutili fardelli e cattive abitudini.

Insomma sul piano della messa in forma delle idee, della sistematizzazione delle relazioni sottili, del rinnovo dell’immaginario, ci sono grosse lacune che devono essere colmate al più presto.

Ed eccoci catapultati nell’ambito dell’ANIMA. E qui entra in gioco (ma non lo chiude in ciò) Polaris.

A tal proposito eloquente è la circolare emessa a metà luglio

 

Polaris per il 2006-2007

 

Polaris ha segnato un po’ il passo in questo anno 2005-06. Ciò si deve a più fattori.

  1. la generale distrazione delle forze militanti causa gli impegni elettorali e le competizioni interne all’area che hanno avuto un’intensità pressoché inedita
  2. l’improvviso vuoto creatosi in un settore fondamentale (quello della realizzazione e del montaggio di CD) dovuto in parte al punto 1, in parte alla scomparsa dall’attività dei primi volontari di questo settore. Spesso accade che i “geniali” siano incostanti
  3. l’incompatibilità tra un progetto ancor troppo di avanguardia e le esigenze emotive del momento.

Segnare il passo non ha significato sospendere le attività ma ripiegare sulla sostanza.

In questo anno si sono allora:

  1. sviluppati alcuni settori di formazione interna
  2. realizzati prodotti, sia cartacei che audiovisivi, di una certa importanza e che saranno verosimilmente disponibili prima dell’Università d’Estate
  3. intessuto relazioni trasversali che ci hanno concesso aperture in ambiti prima a noi estranei, come il fronte di “Cancropoli”

Per il 2006-2007 sono convinto che si debba tornare a dare spazio e visibilità a Polaris ma inserendolo a pieno titolo nel suo ruolo centrale che si basa sul trittico:

comunicazione – formazione – stimolo d’iniziative

Sarà allora opportuno, definirne i contorni, i ruoli e i limiti al fine di renderlo complementare a progetti quali il Mutuo Sociale e il Soccorso Sociale e a non metterlo in nessun caso in posizione ostativa rispetto ad operazioni politiche più classiche che siano compiute da persone che di Polaris fanno parte o che ad esso in qualche modo si ritengono affini.

A questo scopo sto lavorando

  1. a) Individuando coloro che potranno coordinare le attività di Polaris e stilare un programma di operazioni (presentazioni, interventi, corsi itineranti ecc) per l’anno in corso
  2. b) Rivoluzionando il sito internet di Polaris che, a partire dall’autunno, verrà gestito da un’équipe specifica
  3. c) Sostanziando i settori di produzione e di propaganda

Vi segnalo dunque che sarete interpellati, talvolta individualmente, nel prossimo futuro.

Durante l’UdE sarà attiva una Commissione permanente di Polaris e di lì ripartiremo con un programma rinnovato.

Ciò che era vero ieri riguardo il punto 3 (incompatibilità fra un progetto di avanguardia e le aspettative generali del momento) non è probabilmente più vero adesso e il ruolo di Polaris potrà essere molto importante.
Questo, però, dipende da tutti noi, da tutti noi, da tutti noi.

 

Organici, per un progetto

 

Quella che trovate qui abbozzata è, quindi, la scheletratura di un organico dal quale può a sua volta nascere un progetto organico in cui ognuno deve trovare una sua collocazione (o più d’una); non resta che proporsi e mettersi in gioco perché la musica è cambiata: qui nessuno intende seguire i modelli da Basso Congo tipici della d.r. per inquadrare alla rinfusa la gente nell’affollato cul de sac del nulla ritualizzato.

Ci si obietterà che non si è affrontata la dimensione principale, quella dello SPIRITO.

È vero, ma per una ragione sola; perché di quella dimensione c’è ben poco da parlare. Si agisce. Sul piano della Formazione, con la f maiuscola; la formazione alpinistica o marziale, comunque gerarchica e sacrificale che com/prende ogni sapere. Si agisce. Sul piano dell’unità nei Principi e nell’Essere di coloro i quali assumono, impersonalmente e pluralmente la funzione Regale in Res Publica.

Sarà questo e solo questo a poter garantire l’armonioso dispiegarsi di tante iniziative diverse e differenziate che potranno dar vita, finalmente, al Progetto.

E allora, forse, ci troveremo una buona volta ai nastri di partenza!