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Non condivido neppure l'esaltazione degli sciiti che si fa da tempo nell'ambiente dei curvaroli neofascisti. D'accordo contrapporsi al wahabbismo, ma non dimentichiamoci che sunniti furono Nasser, Arafat, Saddam e Massoud, tanto per fare qualche nome, Da parte sciita – anche per via del minor numero di fedeli – a parte Assad non mi viene in mente granché.
 
Tifare quindi per Teheran contro Riad ci sta tutto, ma niente di più. Perché – autorappresentazione del reale degli ultrà a parte – la realtà è meno prosaica. L'Iran insegue, giustamente per quel che lo riguarda, una politica di potenza regionale. Ma quella politica di potenza – come tutte le altre – è stata costruita su equilibri e compromessi anche cinici. Se l'Iran ha svolto un ruolo tutto sommato positivo in Libano e in Siria, non si può dire lo stesso per la Palestina dove è stato il primo in assoluto a stravolgere il credo nazionalista per introdurvi un internazionalismo con pupi palestinesi e pupari di fuori.
Sull'Iraq poi Teheran è colpevole quant'altri mai e quanto accade oggi dipende in misura a dir poco rilevante da quanto l'Iran fece ieri. Armata dagli israeliani ai quali forniva – e fornisce – petrolio mediante una triangolazione in Olanda, è stata infine Teheran a lanciare per prima la guerra tra le confessioni che iniziò nella Bagdad “liberata” con la persecuzione e lo sterminio dei sunniti. Non dimentichiamo poi che l'attuale esercito iracheno che tutti noi occidentali sosteniamo contro i sunniti è quello dei saddamicidi che all'Iran fanno riferimento.
 
Leggo i timori, o gli auspici, che la prossima mossa americana sia quella di far scontrare l'Iran non solo con l'Arabia Saudita ma anche con la Turchia in modo da coinvolgere la Nato e scatenare un conflitto mondiale. Sinceramente mi pare un'ipotesi risibile, tenuto conto anche del fatto che gli Usa hanno condannato le esecuzioni degli sciiti in Arabia Saudita. D'altra parte che Israele punti a far scontrare tra loro Riad, Teheran e Ankara è poco ma è sicuro fin da quando venne occupato l'Iraq.
Possiamo dedurre che s'inaspriranno i conflitti nella matassa intricata e, in quanto a noi, che ci rimbalzeranno addosso in ulteriori tsunami di migranti e in maggior terrorismo diffuso. Temere o sperare che intervenga addirittura una guerra mondiale mi sembra privo di fondamento. Quando Hillary Clinton andrà alla Casa Bianca magari ne riparleremo.
 
Oggi non ci resta che osservare, con un coinvolgimento emotivo più o meno forte (il mio è quanto mai tenue) registrando ancora una volta purtroppo la maestria strategica degli Usa e d'Israele e quanto inappropriate siano le nostre grezze lenti analitiche e culturali.