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Non si tratta di umanitarismo egualitario ma della consapevolezza che i lavoratori immigrati costano meno e sono più ricattabili dei regolari cittadini, come ha fatto a suo tempo presente la classe industriale lombarda polemizzando con la Lega.
Intanto il clero ha affidato a Simon, Vescovo di Clermont-Ferrand, la sua crociata antilepenista. Il Front National, per l’alto prelato, sarebbe depositario di valori neo-pagani e, quindi, andrebbe scomunicato.
Le due oligarchie, patronato e clero, raggiungono il B’nai Brith, ovverosia la massoneria di confessione israelita ed il Grande Oriente nella sconfessione di Le Pen.
A tutti costoro fanno eco le star dello show-business.
Le oligarchie, dunque, unite da una parte, dall’altra il popolo.
Analizzando il voto lepenista scopriamo infatti che il 65% è di natura proletaria e che in grandissima parte vive nelle zone calde, nelle banlieues a rischio.
Tanto che il 14 % degli immigrati naturalizzati ha votato per Le Pen. Se in questa fascia elettorale Jospin ha fatto di meglio, l’estrema sinistra, specie quella internazionalista ed immigrazionista, non ha ottenuto quasi per nulla consensi tra i nuovi cittadini dimostrando, una volta di più, quanto astratta sia la sua interpretazione della questione sociale.
Le Pen ha fatto anche il pieno del voto giovane : il 20% dei suoi elettori è al di sotto dei trent'anni; solo la sinistra trozkista gli tiene testa in questa categoria, ma va detto che i suoi giovani elettori sono più ricchi e agiati di quelli lepenisti.
Il referendum del 5 maggio assume ogni giorno di più dei connotati sociali oltre che culturali. Quale che sia il risultato finale siamo in presenza di una frizione che caratterizzerà il futuro della nostra società fino a quando non sarà risolta nel seno di una nuova sintesi. La frizione tra chi, espropriato, sfruttato e beffato, pretende di riaffermare dignità e partecipazione e chi, al contrario, considera gli uomini come numeri, statistiche e braccia da sfruttare. La frizione tra chi vive nei quartieri disastrati e chi se ne sta tranquillo nelle zone residenziali e gestisce l’economia e la politica come formule astratte, immerso in una dimensione irreale e ovattata, esattamente come i funzionari del Fondo Monetario hanno fatto in Argentina.