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Ma vi è di più. Per due settimane Le Pen e tutti i suoi elettori sono stati oggetto di una martellante propaganda sovietica. Costretto al silenzio dalle leggi elettorali sulla par condicio a causa della rinuncia di Chirac a partecipare alla campagna, Le Pen non ha praticamente potuto esprimersi. Tutte le radio, le televisioni ed i giornali per due settimane hanno ininterrottamente chiamato a raccolta contro il pericolo lepenista.
La classe insegnante, rigorosamente marxista, si è mobilitata per intero. Agli studenti medi ed elementari è stata riempita la testa di fantasmi mostruosi (deportazioni in massa, eliminazione di handicappati, divieto di trasmettere musica per radio, chiusura delle reti televisive) che i fanciulli interrogati per le strade ripetevano terrificati davanti ai microfoni e alle telecamere.
Le organizzazioni umanitarie ed antirazziste che vivono delle sovvenzioni pubbliche, dunque del denaro dei contribuenti, hanno affermato che avrebbero vigilato schedando coloro che al seggio elettorale avessero preso non soltanto la scheda di Chirac ma anche quella di Le Pen. In Francia, infatti, non viene consegnata una scheda unica ma schede uninominali con impresso il nome del candidato. A rendere più agevole questo compito di schedatura, e di linciaggio, è intervenuto uno strano errore tipografico denunciato da Le Pen, a causa del quale le schede di Chirac sul retro erano bianche e quelle di Le Pen grigiastre. Il che ha reso possibile individuare per chi votasse ogni elettore. Tutto questo è avvenuto in un clima particolarmente violento nelle zone calde, ovvero in quelle dove Le Pen raccoglie risultati significativi. Lì le aggressioni sono all’ordine del giorno ed i militanti lepenisti vengono accoltellati non solo nelle strade ma direttamente nelle proprie case in cui gli avversari hanno preso l’abitudine di fare irruzione. Per molti, votare Le Pen significava prendere un rischio altissimo e, poiché si sapeva che non avrebbe mai raggiunto la maggioranza assoluta, la ragione consigliava di lasciar perdere.
In questo clima sei milioni di voti rappresentano un successo straordinario in quanto sono l’effetto incontestabile di una convinzione ferma e quanto mai solida.
Significa che un Francese su cinque ha resistito al totalitarismo, al linciaggio, al terrorismo ed alle mistificazioni.
Anche da un punto di vista di pragmatismo politico Le Pen esce vincitore.
Tenendo conto del sistema elettorale francese, il suo partito si appresta ad essere arbitro delle legislative.
Di più, se Chirac punta, come alcuni segnali lasciano intendere, a creare il mese prossimo una maggioranza mista, un blocco trasformista che coinvolga il centrodestra ed il centrosinistra, per una ragione oggettiva il Front National sarà in condizioni di sperare nell ‘elezione di diversi deputati.
Il che, malgrado raccolga il 15% in tutto il Paese gli è stato finora costantemente precluso dall’alleanza di tutti i partiti – dalla destra liberale ai comunisti – e dai meccanismi elettorali di Oltralpe.
La situazione che si è creata è ottimale, forse la migliore in assoluto negli ultimi sessantanni per una forza classificata all’estrema destra.
Per poterla sfruttare serve un grande uomo politico : Le Pen lo è e può riuscirci. Sicuramente è il più grande dei leaders della destra nazionale e popolare di tutta Europa. Se proviamo infatti a fare un confronto, anche ad essere indulgenti scopriamo che tutti gli altri, persino i più capaci, come statura gli arrivano si e no alle ginocchia.