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Storia

Il giorno seguente il Natale di Roma un infarto ha stroncato Enzo Maria Dantini.

Questo nome non è certamente noto ai più giovani perché da venti anni si era ritirato in modo definitivo dall’arena che viene definita politica.

Prima del ritiro aveva provato a frequentare  alcuni suoi coetanei impegnati in tentativi che definire infelici e infruttuosi è un eufemismo. Quindi, vista la regressione generale e l’insensatezza dei vari conati aveva preferito chiudersi in se stesso.

Quel che sostengo scontenterà molti, forse tutti, ma tant’è.

Prendendo spunto dall’uccisione di Fabrizio Quattrocchi affermo che il modo di porsi nei confronti delle tragedie atlantiche e di quelle fondamentaliste da oltre una anno è in genere assai puerile.

Da una parte troviamo i soliti “difensori dell’Occidente” – gli stessi che trent’anni fa avrebbero fatto le guardie bianche alla Scala di Milano quando gli studenti l’attaccarono a colpi di uova marce -  dall’altra quelli che, nel nome della libertà dei popoli, sono pronti a gioire delle tragedie umane se queste riguardano gli occidentali, dunque i colpevoli “oggettivamente”.

Non c’è solo Pannella, il professionista: c’è anche chi ci crede davvero e si batte con coraggio.

È il caso di Bruno Berardi, figlio di Rosario, un maresciallo di PS che fu ucciso con sette colpi di pistola esplosi dalle Brigate Rosse mentre aspettava l’autobus a Torino il 10 marzo 1978.

Paolo, Ugo, Redazione,
consentitemi di replicare al vostro commento in margine al mio articolo “Il caso Battisti”. Voi sottolineate che il Battisti non è ricercato per reati associativi ma per fatti di sangue dei quali sarebbe opportuno sia chiamato a rispondere e considerate altresì che la mia lunga latitanza mi abbia in qualche modo reso eccessivamente ma comprensibilmente solidale per chi abbia vissuto un’esperienza analoga alla mia.

Pochi giorni fa ricorreva il venticinquesimo anniversario del più vasto blitz repressivo italiano. Il 7 aprile

1979 veniva scompaginata l'area dell'Autonomia: centinaia e centinaia di arresti cui si sommavano

centinaia di fuggiaschi che sceglievano l'espatrio clandestino.

Che Abù Abbas sia stato assassinato nel carcere iracheno in cui si trovava sequestrato dagli americani non è assolutamente certo, anche se è quantomeno lecito nutrirne il sospetto.

Che colà si violi quotidianamente ogni diritto umano e ogni dignità, così come accade a Guantanamo, è fuori discussione.

Sabato notte è stato dato l’annuncio della cattura di Saddam Hussein ad opera di un commando americano rinforzato da elementi curdi. La cattura è stata esaltata via etere in tutto il mondo nel più classico stile hollywoodiano, uno stile che tanto ricorda quello delle videocassette contraffatte, e tra l’altro montate palesemente in modo maldestro, di Osama Bin Laden. Di Saddam abbiamo così visto delle immagini volutamente avvilenti (lo stile dei servi che comandano il pianeta, la loro ostilità verso la dignità umana sono vergogne a tutti ben note da sei decenni). Immagini filmate mentre subisce una visita medica, prima con barba finta e poi privo di essa. Del blitz abbiamo due immagini storiche: una ripresa sfocata di un edificio isolato e le punte degli scarponi del cameraman (pensate un po’ !) che attesterebbero l’autenticità delle immagini (senza parole). Per corollario una turba di una quarantina di presunti iracheni festanti. I quali, evidentemente, sono indietro di oltre quindici anni visto che sono i soli, oggi come oggi, a sventolare ritratti di Khomeini…

L’azione diplomatica congiunta di Francia e Germania, cui si è aggiunto il Belgio ha trovato il sostegno che Putin ha manifestato alla “vecchia Europa” scegliendo con polemica ironia la stessa formula sprezzante con la quale Bush aveva bocciato l’intesa tra Parigi e Berlino.

La richiesta dell’invio di Caschi Blu da una parte ed il veto di allargare gli interventi della Nato a difesa della Turchia, dall’altra sono altri segnali importanti che hanno fatto innervosire l’Amministraziona americana.

Sono tornati all’ordine del giorno i servizi segreti. Ferrara  ha reso pubblico di essere stato informatore della Cia e il regista Martinelli ci ha riproposto il caso Moro con il film “Piazza delle Cinque Lune”.

Ferrara, nel rivendicare il servaggio verso i padroni d’oltre Oceano (e/o dell’altra sponda del Mediterraneo) si è rivelato più autentico e credibile di Martinelli.

Si sta facendo in questi giorni un gran parlare (Racalbuto e Moggi permettendo) della condanna a ventiquattro anni inflitta all’onorevole Andreotti per l’omicidio Pecorelli.

In aree abituate da sempre a subire soprusi, ingiustizie e sopraffazioni, il sentimento è palesemente oscillante: si va da una solidarietà nella sciagura ad una soddisfazione ostentata.

Proviamo allora a sviscerare l’intera faccenda in tutti i suoi aspetti.