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Storia

Due domeniche orsono Enrico Belardinelli scriveva su Rinascita un articolo chiarificatore ben al di là di quanto lasci intendere il titolo (Democrazie e libertà sono la copertura delle ambizioni imperiali americane). Il nocciolo dell’articolo stava in un fatto che a noi personalmente appare lapalissiano, ma ai più, se non quasi a tutti, sfugge. E cioè che la guerra mossa dagli angloamericani all’Iraq è una guerra all’Europa o meglio all’asse francotedesco. Lo è in quanto punta ad impedire qualsiasi residuo di autonomia energetica alle due principali potenze politiche, economiche e diplomatiche del nostro continente. A quella coppia politica che, da quanto dice chiaramente Brzezinski, e cioè il maître à penser della strategia estera americana dell’ultimo quarto di secolo, bisogna assolutamente dividere.

La medesima analisi la esprimevamo in Orientamenti & Ricerca da Parigi nel 1990, in imminenza dell’attacco di Bush Sr all’Iraq, Walter Spedicato ed il sottoscritto.

È tempo che andiamo affermando, e siamo contenti di trovare autorevoli riscontri, che tutta la politica estera americana da una dozzina d’anni a questa parte è volta contro l’Europa oltre che al controllo dell’Asia Centrale e alla razionalizzazione del narcotraffico. Tutto il resto è facezia, o come dicono gli anglofobi, bullshit, cioè cacca di bue, il che mi pare particolarmente appropriato.

La situazione irachena è entrata in un vicolo cieco e presenta al Pentagono e alla Casa Bianca solo quattro soluzioni:

1° Inventare un pretesto bellico assolutamente incredibile.

2° Attaccare contro il parere dell’Onu e soprattutto, contro quello dei Russi e dell’Europa, con il solo sostegno britannico ed in violazione delle regole internazionali.

In pieno cerimoniale di quaresima resistenzialista giunge nei cinema italiani un film assai particolare.

“Der Untergang” narra gli ultimi giorni della Germania - e non soltanto quelli di Adolf Hitler – durante la Seconda Guerra Mondiale.

Speravamo ci fossimo liberati per sempre da certa retorica di parte che non si sa se ci dà più fastidio perché semina odio o per quanto è palesemente imbecille. E invece si ricomincia.

 

L’ultima sera di agosto, quel mese così caro agli stragisti fin dal 1945, è andata in onda su Canale 5 il film di Renzo Martinelli “Piazza delle cinque lune”.
Privo di notevoli mezzi, il film si tiene tutto sulla recitazione fantastica di Donald Sutherland (un Procuratore Capo della Repubblica in pensione), del suo ambiguo caposcorta (Giancarlo Giannini) e di una davvero eccezionale Stefania Rocca (la sua collaboratrice). Complimenti, l’impresa non era affatto facile.

Perché non perdere mai occasione per ingannarsi? Perché prendere partito (per l’Iran, per le banlieues o per la rinascenza bianca) a ogni questione provocata ad arte?
Semplicemente perché chi si vorrebbe “avanguardia”, “elemento differenziato”, “antagonista” o quant’altro, è invece soltanto spettatore e tifoso.

La Russia sta riprendendosi dopo aver subito per mesi attacchi di ogni genere che le sono stati mossi da parte americana e della finanza apolide. Fra queste aggressioni rientrano il terrorismo separatista, in particolare quello ceceno e le “rivoluzioni colorate” di marca Soros. Il culmine dell’offensiva atlantica si è toccato allorché i presidenti dell’Uzbekistan e della Kirghizia, violando i patti tra le ex repubbliche sovietiche,  hanno concesso agli Usa l’utilizzazione del loro territorio ed accogliendone le truppe. Da allora, però, i Russi hanno recuperato terreno. Innanzitutto in Asia Centrale ove il riavvicinamento delle ex repubbliche sovietiche è stato notevole ed è scaturito nella fusione dell’organizzazione di cooperazione centro asiatica che raccoglie quattro repubbliche della regione nell’Eurasec (comunità economica eurasiatica) cui si accompagna la decisione di costituire una forza militare centro asiatica che include anche Russia, Bielorussia e Armenia.

 

Questa mattina, come quasi ogni giorno, sono andato in palestra. Lì mentre attivo i muscoli sono solito ascoltare con l’auricolare Zetazeroalfa o SFS; oggi invece, vista la data, ho preferito “Dedicato a Benedetta” quella compilazione fantastica che fu una delle magnifiche idee di Rainaldo Graziani. Come ricorderete inizia con un pezzo di Massimo su Degrelle, che ieri avrebbe compiuto cento anni e prosegue con “Generazione ‘70” in cui c’è un flash arcinoto su Francesco Cecchin del cui assassinio oggi ricorre il ventisettesimo anniversario. Toccante, in particolare per chi li abbia conosciuti entrambi.

Il 23 ottobre di cinquant’anni fa il  popolo ungherese insorgeva contro il comunismo e l’Unione Sovietica. Il 23 ottobre di ventisette anni fa l’Ungheria liquidava il comunismo e si liberava dal dominio sovietico.
Oggi gli ungheresi commemorano i loro martiri e il sogno che, seppur infranto, restituì a quel popolo la fiducia in se stesso e gli permise di tirare avanti con fierezza. Due settimane durò quella che venne cantata come “l’alba dei giorni ungheresi”.  Due settimane durante le quali gli studenti, i braccianti, gli operai, caddero a migliaia ma resero dura la vita ai sovietici distruggendo decine e decine di carri armati e inchiodando per sempre sul posto tanti carristi e numerosissimi fanti nemici.

Dopo San Giovanni alcune considerazioni debbono essere fatte; varie, interconnesse e complesse come sono, costringono a una lunga disamina e me ne rammarico, ma ridurla ulteriormente avrebbe significato renderla del tutto inutile.