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Storia

 

Il segmento storico che attraversiamo è privo di una coscienza propria.
Quest’epoca di rivoluzionamenti – e dunque di rivoluzioni – è stranamente del tutto incapace di dare un’immagine forte di sé, così come di offrire sensazioni, sentimenti e miti che mobilitino, aggreghino e diano lo slancio per battersi e morire.
L’individuo è oggi una corda tesa: non si sa verso dove.

 

Basta con i grandi vecchi

…e con gli stupidi di tutte le età



In epoca di “grande fratello” persino improbabili  ordigni inesplosi ed innocue bombe carta sono sufficienti a rinfocolare la strategia della tensione.
Viviamo nella società dello spettacolo, onde per cui  conta di più il gesto del suo intrinseco valore; è un segno dei tempi, sicuramente inquietante di per sé, che però in qualcosa almeno ci rende fiduciosi: le centrali occulte non hanno necessariamente bisogno di ricorrere alle stragi per creare il clima utile al  solito, eterno, golpe bianco-rosa.

 

Ottant’anni dopo



Fascismo e neofascismo

 


Lo spirito e la mentalità del fascismo, dagli Arditi alla RSI.
Cos’erano i fascisti.
Piccolezza storica e grandezza morale del movimento neofascista.
Le differenze politiche e soprattutto di spirito che intercorrono  tra fascismo e neofascismo.
Nella filosofia di “Giovinezza” e “me ne frego” troviamo ancor oggi  i punti fermi per l’avvenire.
di Gabriele Adinolfi




Erano nati sulle trincee.
Avevano sopportato stoicamente ogni pericolo, ogni terrore, ogni privazione. Nel freddo, nella fame, nell’orrore, nel confronto con la paura animale, con l’appetito animale, con la bestia dentro di sé, avevano prevalso, si erano dominati e, dunque, si erano conosciuti e scoperti.

Ricorrenza e orientamento



Ben oltre la nostalgia


La normalizzazione e la storicizzazione del fascismo aprono il fianco a possibili mistificazioni.
Alcune parodie pseudofasciste rischiano di sterilizzarne il seme fecondatore.
Come nella sua essenzialità esemplare e nella sua vocazione sociale e combattente il fascismo ha proposto ed imposto un modello autenticamente rivoluzionario ed autocentrato.
Gli archetipi mussoliniani : Muti, Marinetti, Pavolini.
Attualità dei programmi e degli atti pavoliniani fronte alla globalizzazione
di
Gabriele Adinolfi





Il 23 marzo è una data di tutto rilievo. In quella domenica del 1919 in Piazza San Sepolcro a Milano, rispondendo all’appello di Benito Mussolini, poco meno di centocinquanta uomini decisi - arditi, socialisti irredentisti, sindacalisti rivoluzionari, nazionalisti e reduci dal fronte - fondarono i Fasci di combattimento.
Da allora la storia d’Italia e d’Europa non fu più la stessa.

 

Del libro e del moschetto

 

Significati e obiettivi di una metapolitica che non sia solo una messa in scena.
di
Gabriele Adinolfi

 

“Di quanto fu scritto amo soltanto ciò che fu scritto col proprio sangue. Scrivi col sangue: e imparerai che il sangue è spirito.”
Friedrich Nietzsche 

 

Da quando apre gli occhi, l’uomo scruta il mondo, lo misura, vi si adatta e lo adatta a sé, lo modifica, lo conquista. Cammina dapprima a carponi fino a che non si erge trionfalmente sulle sue piccole gambe con la fierezza e la sfrontatezza di un semidio. Consoce e definisce gli oggetti inanimati ed animati tastando, gustando, odorando, rimirando, ascoltando.

 

Se questo è un uomo

 

Cosa nasconde l’ignominia finiana ?
I limiti e le colpe del neofascismo.
Le assi portanti e le chiavi di volta del futuro immediato
di
Gabriele Adinolfi

 

Le esternazioni plateali di Gianfranco Fini in prossimità del Muro del Pianto hanno scatenato un putiferio.
Molti di coloro che da tempo avevano deciso di conservare la loro passione ideale nell’armadio di soffitta ne sono stati addirittura sconvolti. Increduli, quando è partito si dicevano per farsi coraggio: “non oserà mai”; e poi, attoniti, si domandavano come fosse possibile per un uomo spingersi così in basso.

 

Bentornati nel futuro

 

Per costrizione e non per volontà, per necessità e non per virtù, in ogni caso  prende oggi forma quell’alternativa che quarant’anni fa delle minoranze lungimiranti, ispirandosi  al messaggio scritto  sul Fronte dell’Est propugnavano inascoltate. Anche e soprattutto dai loro eredi diretti che si sono chiusia lungo  in ghetti ai margini della realtà e mostrano ancora difficoltà a farvi un vittorioso ritorno.
di
Gabriele Adinolfi

 

 

“Fascismo, Europa, Rivoluzione” gridva in piazza la Giovane Italia quando ancora poco più che un bambino mi lasciavo coinvolgere e travolgere dal sogno di un cambiamento assoluto, dall’entusiasmo di un vento nuovo. Erano gli anni di Mao, Castro e Ho Chi Minh e dal marciapiede opposto, quello che affollavamo noi contestatori non comunisti, la risposta era ambiziosa: no alle vostre rivoluzioni d’importazione, si alla nostra conquista del futuro. Allora non potevo saperlo, non ancora, ma quel triplice motto aveva un passato e, soprattutto, era proiettato nell’avvenire.

 

Tra golpe e rivoluzione

 

I due poli tra cui ha continuato ad oscillare la ricerca di soluzione del neofascismo
Riflessioni per una soluzione di avanguardia e di autenticità

di Gabriele Adinolfi

 

Né destra né sinistra. O come giustamente arguiva De Benoist “e destra e sinistra”, così potremmo definire il fascismo. Meglio ancora potremmo definire il fascismo come centralità. Una centralità che non ha alcunché in comune con il centro statico, compromissorio, stagnante del tipo giolittiano o democristiano. Una centralità che si manifesta e si conferma in movimento (perché il fascismo è innanzitutto movimento, dinamica, azione). Un movimento pendolare che lo ha sempre portato ad avvicinarsi e ad allontanarsi per riavvicinarsi e allontanarsi ancora dai suoi due riferimenti a lui speculari, opposti ed inversi: il reazionario ed il socialcomunista.

 

Quando sento parlare di politica

 

 

 

Il valore centrale della formazione di fronte al fallimento della politica classica. Dobbiamo inerpretare lo stadio sociale nel quale ci troviamo per poter
operare nel pieno del totalitarismo democratico.
Altrimenti continueremo a svolazzare come foglie morte.

di Gabriele Adinolfi

 

 

Lo scorso novembre in “del libro e del moschetto” abbiamo spiegato chiaramente come intendiamo il ruolo  della cultura, della letteratura, dell’intellettualismo, nei riguardi della vita e della politica.

 

Tra rovine d’uomo

 

 

La luce fredda, limpida, implacabile, che suscita ed evoca l’opera di Evola ha fatto
rigorosamente il vuoto, perché ha continuato a mettere immancabilmente  
a nudo le nature e a  smascherare gli atteggiamenti esteriori.
Mentre le statue di cera si squagliano ad una ad una, la lama affilata
 continua imperterrita l’opera formatrice.
Al di là della speranza e della disperazione, del desiderio e del tedio,
con chirurgica linearità

Gabriele Adinolfi



“occorre uscire dal cerchio fascinatore. Occorre saper  concepire l’ a l t r o – crearsi nuovi occhi  e nuove orecchie per cose divenute invisibili e mute nelle lontananze.” (Dall’introduzione di Rivolta contro il mondo moderno)