Questo sito si serve dei cookie tecnici e di terze parti per fornire servizi. Utilizzando questo sito acconsenti all'utilizzo dei cookie.



Già all’indomani della Guerra di Secessione americana, che altro non fu se non la feroce aggressione del mondo industriale alle felici isole agricole e che comportò come appendice spaventosi massacri dei civili degli stati vinti, fu contrabbandata come una “crociata del bene contro la schiavitù”. 

Una schiavitù già quasi ovunque abolita ma subito trasformata dai vincitori  in uno sfruttamento sociale così atroce che avrebbe costretto i colored  a rimpiangere per oltre un secolo la “capanna dello Zio Tom”.




Negli anni Quaranta dello scorso secolo le masse informi asiatiche e americane si riversarono sull’Europa stritolando decine e decine di milioni di esseri umani, violentando fanciulle, donne e vecchie fin oltre la pazzia, abusando a lungo dei cadaveri riversi, distruggendo con sardonica iconoclastia le vestigia tangibili del passato, con una bestialità che non si riscontrava più dai tempi di Gengis Khan.




Bombardarono a tappeto, bombardarono al fosforo, sperimentarono il napalm per infine chiudere la guerra con un rito magico di distruzione: l’atomica, quella stessa atomica che Hitler, “il signore del male” si era negato ad utilizzare.

E per dare una ragione, una giustificazione, un consenso a quell’opera di annientamento della civiltà, alla progressione indisturbata e totale di tutte le mafie, all’istituzione del sistema economico del Crimine Organizzato Mondiale, si ricorse alla suggestione teatrale. 

E fu Norimberga.




Alla fine dello scorso decennio interessi di droga e di geopolitica spinsero gli americani a martoriare i Serbi. 

Gli aggressori misero in scena le solite montature: cadaveri ammassati e mutilati che dovevano attestare la malvagità serba benché i cadaveri appartenessero proprio a cittadini serbi e gli assassini fosssero i miliziani della droga bosniaca armati dagli States. 

Questi orrori dalla paternità invertita permisero di mettere in piedi il processo dell’Aja contro Milosevic, il Capo dello Stato regolarmente eletto.




Lo Spettacolo del cattivo che, dopo una lunga immunità, finalmente risponde delle sue malefatte ai buoni che lo attendevano al varco e paga il fio inesorabile delle sue colpe non potendo sfuggire alla più holliwoodiana delle Nemesi, avrebbe così giustificato a posteriori il Terrore. 

Perchè a permettere la reiterazione infinita di questo, che è il vero e solo collante del potere mafioso, serve il rito dello Spettacolo. 




E gli americani sono così certi del valore dello Spettacolo che all’epoca nemmeno si presero la briga di allontanare gli alleati quando filmarono le scene dei profughi bosniaci in disperata fuga. 

Quelle scene che avrebbero fatto il giro dei teleschermi del mondo intero per convincerci tutti della motivazione umanitaria di quell’intervento terroristico allora in atto contro un popolo nella sua terra non erano però autentiche: il ruolo dei profughi era recitato dale milizie mafiose albanesi agli ordini di registi holliwoodiani sotto gli occhi esterrefatti dei soldati della Nato e dell’Onu. 

Ma lo Spettacolo fu comunque garantito e il Terrore venne così giustificato.




Oggi, a oltre un anno dall’aggressione ad un popolo libero che già pagava da più di un decennio nella sua carne – tramite l’embargo dei medicinali ! – la colpa di aver cercato un minimo d’indipendenza, tutto è pronto per la terza Norimberga.




Gli imputati illustri, i “mostri”  sono quegli uomini che avevano permesso all’Iraq di restare laico, quegli uomini che rifornivano di energia petrolifera la Germania e la Francia indispettendo per questo Washington e che - udite udite ! – avevano proposto di essere pagati in euro anziché in dollari. 

Erano gli uomini che venti anni addietro avevano cercato di ristabilire la parità di armamenti con la potenza atomica ed imperialistica della regione, la dispotica Israele. Sono gli stessi uomini che oggi vengono accusati di ogni crimine possibile da chi da un anno tortura, sevizia, uccide dei prigionieri presi a caso. 

Sono gli uomini che – praticamente unici nella regione – pur in guerra con Israele avevano lasciato libertà di culto in sinagoga e che proteggevano quelle chiese cristiane che sono invece chiuse nei paesi limitrofi, che sono le basi dell’Occidente per la sua Guerra di civiltà. 




Sono gli stessi uomini che avevano proibito le mutilazioni in pubblico, quelle mutilazioni che taluni fanatici sciiti vogliono imporsi e ostentare con gusto raccapricciante. 

Il vietare queste barbarie – garantendo al contempo la libertà di culto a tutte le minoranze religiose – è oggi considerata una limitazione della libertà da quegli stessi che ti vietano di fumare, di bere un bicchiere o di pronunciare termini “incorretti”.




L’impero del bene, quello che impone ai suoi sudditi cosa e soprtattutto come pensare, come parlare, come comportarsi, cosa non dire, cosa non vedere, cosa non pronunciare; quello che fonda la sua prosperità sul traffico di droga (prima voce al mondo) sul traffico di armi e sul traffico di uomini, la civiltà del prossenitismo e della prostituzione, mette in scena il suo Spettacolo per rinnovare il consenso.




E gli uomini che provarono a guidare l’Iraq con una moderazione sconosciuta nell’area e profondamente disprezzata dai principali alleati dell’Occidente (Kuwait, Arabia Saudita) sfileranno come fantocci malvagi davanti a corti severe e a televisioni impietose composte da uomini che non possono non odiarli, altrimenti sarebbero costretti a mettersi in discussione, il che per loro sarebbe devastante.




Scopriremo allora ben presto tutti che questi uomini erano malvagi e che meritano la punizione dei giusti. 

Poi cadrà la mannaia e con essa calerà il sipario su di una regione abbrutita e divenuta preda del crimine organizzato, come quell’Afghanistan che abbiamo nuovamente reso il primo produttore di oppio del mondo. 

In nome della civiltà naturalmente. 




Buon spettacolo, gente !