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Questo è l’aspetto umano  negativo di un incontro finalmente nutrito e trasversale (più o meno cinquecento persone al teatro S. Saba lunedì 1 agosto a Roma). Poi c’è quello più importante, processuale e morale, sul quale si deve fare molta attenzione.
Il comitato è nato per spiegare:
-          1. come le accuse a Luigi siano inconsistenti e ridicole
-          2. come ci sia un accanimento inaccettabile nei suoi confronti
-          3. che questo accanimento dipende dalla debolezza dela situazione di un ragazzo senza protettori
-          4. quanti e quali depistaggi siano stati compiuti a suo tempo dai servizi segreti deviati
-          5. quali figuri siano stati usati come testi a carico (Angelo Izzo!)
-         6. quali piste ricche di indizi siano state abbandonate dagli inquirenti che si accaniscono su Luigi. Suggerendo quindi di ripercorrerle. Tutte, non una.
La tentazione di cavalcare l'occasione ha però preso la mano deviando e fuorviando la battaglia innocentista.
L’esternazione di Cossiga sulla pista-Carlos è stata ripresa con puntualità giornalistica da Area. Che questa rivista faccia bene o male dal punto di vista giornalistico  è  affar suo. Che però così il messaggio che ne esce sia “Ciavardini è innocente perché Carlos è colpevole” non va assolutamente bene.
Ciavardini è innocente, punto e basta.  Che Carlos sia colpevole non lo so e nemmeno importa che io lo creda. Che Carlos, qualora fosse il colpevole, lo sia stato per conto dei palestinesi e non per conto di altri ognuno è libero di pensarlo: non sto nella sua testa, mi tengo la mia, ma non è questo il luogo per affermare le proprie convinzioni.
Che lanciarsi su quella scia non giovi affatto a Luigi ma lo danneggi all’ennesima potenza favorendo soltanto quanti colgono l’attimo politico e possono ottenere le luci della ribalta è un altro conto. Fossilizzarsi su quella pista sarebbe in ogni caso dannoso per Luigi, immorale e devastante per un mondo che – almeno su certe tematiche – ha mostrato lungimiranza e pulizia. Non mi pare opportuno annullarle in un colpo solo.
Dovrebbe poi far riflettere che di queste acque smosse approfittino figure a dir poco inquietanti, quali Fioravanti e Mambro, che pretendono, giustamente, di venire assolte dell’unica vergogna di cui non sono colpevoli ma, nel farlo, nei tempi e nei modi, danneggiano Luigi come già in passato (e se qualcuno aveva dubbi allora sul fatto che lo facessero scientemente non ne può continuare a nutrire: errare umanum est, perseverare…). Né dovrebbe fungere da specchietto per le allodole la loro capacità di mobilitare trasversalmente i loro affini, fratelli e complici locati ogniddove.
Il comitato ha aperto un’autostrada, perché deviarlo in un cul de sac ingombro di spazzatura?
Si riparta da dove si era partiti, senza devianze e deformazioni. Non contrapponendo Luigi a Carlos ma chiedendo a gran voce giustizia per Luigi, attirando e sensibilizzando l’opinione pubblica sull’abominio da lui subito e sulle responsabilità delle autorità “competenti”. Si mobilitino le famose “trenta città contro trent’anni” e si smetta di utilizzare Ciavardini avviandolo verso il patibolo  per l’incapacità di ragionare in modo cadenzato sfuggendo dalle trappole dell’attualismo, dello scandalismo e dagli schemi prefabbricati. Che sono utili solo a chi li prefabbrica.
Il compito è importante: ci sono di mezzo la vita di un innocente, il rigore, l’intelligenza, la pulizia e la coerenza di un mondo politico, la sete di giustizia e la voglia di non arrendersi all’ineluttabilità della prepotenza.
Non si tratta di scegliere una cosa a scapito dell’altra (col rischio, se si persevera in quest’ultima versione distorta di gettarle a mare tutte in una volta sola).
Il compito è difficile, il compito è delicato. Avanti!

 

 

Noreporter  agosto 2005