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27/01/2016 | Roberto Derta (ilprimatonazionale.it)

 

 

 

 

Je suis Charlotte

 

 

 

 

È razzismo anti-bianco”. Da sempre spirito libero, Charlotte Rampling non ha paura di affrontare i temi tabù, anche se stavolta potrebbe aver toccato un tasto sul quale lo showbiz non perdona. Il tema è quello del boicottaggio della cerimonia degli Oscar da parte degli attori neri a causa delle nomination ritenute troppo… “bianche”. Nelle categorie più importanti (cinque nomination a testa per miglior attore, migliore attrice, miglior attore non protagonista e migliore attrice non protagonista) non c’è neanche un nero. La 69enne attrice britannica – nota in Italia soprattutto per il suo ruolo ne Il portiere di notte di Liliana Cavani, in cui veniva ritratta con il berretto lucido da ufficiale delle SS, lunghi guanti di pelle nera e le bretelle sopra il seno nudo, ma anche per la sua partecipazione a decine di altri film tra cui Melancholia, di Lars von Trier, Basic Instinct 2, di Michael Caton-Jones, ramplingAngel Heart, di Alan Parker e tanti altri – è in corsa per la statuetta come migliore attrice per il suo ruolo nel film 45 Years, di Andrew Haigh, grazie al quale ha già vinto l’Orso d’argento per la migliore interpretazione femminile al Festival di Berlino 2015.
Nella trasmissione Europe 1, invitata a parlare del boicottaggio capitanato dall’immancabile Spike Lee e, a seguire, da Will Smith, la Rampling ha detto: “È razzista. Razzista verso i bianchi. Forse gli attori neri non meritavano di essere in nomination”. A proposito della proposta di istituire quote per le minoranze etniche, l’attrice britannica ha detto: “Perché classificare la gente? Loro si sentono come una minoranza, si dicono: ‘Noi siamo attori neri e non esistiamo abbastanza’”. Basterà una carriera decennale a proteggere questa straordinaria attrice dalla vendetta del politicamente corretto?