28/01/2016 | l'Espresso
L’impero cyber-israeliano del giovin leopoldo
Il caso di Marco Carrai - in pole position per diventare consulente governativo per la cyber sicurezza del Paese - è emblematico. Amico fraterno di Renzi, che l’ha piazzato ai tempi di Palazzo Vecchio in aziende pubbliche comunali e nella SpA che controlla l’aeroporto di Firenze, è infatti l’unico membro del giglio magico che non ha ancora traslocato a Palazzo Chigi.
Impegnato nei suoi affari e nella tessitura di relazioni, ha sempre rifiutato gli incarichi istituzionali propostigli dal premier in modo da avere le mani più libere. Ma adesso ha cambiato idea, e il piccolo imprenditore è in pole position per diventare nientemeno che il responsabile della sicurezza cibernetica nazionale.
L’ipotesi non convince tutti. Non solo perché Carrai - che pagò per anni la casa fiorentina in cui abitava Renzi quando era sindaco - non ha alcuna competenza specifica nel settore dei crimini informatici, e la nomina dell’ennesimo fedelissimo senza adeguato curriculum darebbe l’ennesimo schiaffo allo storytelling della «meritocrazia costi quel che costi» e del «noi non raccomandiamo nessuno». Ma i dubbi si amplificano analizzando il profilo relazionale e professionale di Carrai, vero inno al conflitto di interessi.
Andiamo con ordine, partendo dagli affari. Il “Gianni Letta di Renzi” ha fondato a fine 2014 insieme a Leonardo Bellodi, ex braccio destro di Paolo Scaroni all’Eni e grande amico dell’attuale numero uno degli spioni dell’Aise Alberto Manenti, una società privata che si occupa proprio di sicurezza informatica, la Cys4. Una SpA che secondo i malpensanti mira ai futuri appalti che il governo potrebbe bandire dopo la creazione del “nucleo” per la sicurezza cibernetica.
Nell’azionariato non ci sono solo Carrai e Bellodi, ma anche pezzi grossi come Franco Bernabè (attraverso il suo Fb Group), Jonathan Pacifici (imprenditore italo-israeliano trasferitosi anni fa a Gerusalemme, ad del “World Jewish Economic Forum”) e Mauro Tanzi, che controlla il pacchetto di maggioranza attraverso la fiorentina Aicom, specializzata proprio in sicurezza informatica. Tanzi non è un novellino: è stato per anni manager di punta di Finmeccanica, tanto da essere messo nel 2011 da Pier Francesco Guarguaglini a capo della controllata che gestiva l’immenso Real Estate del colosso degli armamenti.
La Cys4 è nata, inoltre, sotto i buoni uffici degli israeliani, che grazie soprattutto alle entrature di Bernabè e Pacifici risultano i fornitori tecnologici della Cys4. Diventasse davvero Carrai consulente di Palazzo Chigi, non basterebbe certo un trust a evitare - nel caso la società intendesse partecipare a gare statali - possibili conflitti d’interessi.
Anche perché il fratello di Carrai, Stefano, è oggi consigliere sia della Cys4 sia dell’Aicom. «Più scrivete che “Marchino” non può fare il consulente, più Matteo si convincerà a chiamarlo», replicano dall’inner circle del premier, disinteressato anche ai rapporti obliqui che l’imprenditore ha coltivato negli ultimi due anni: amico della pr Francesca Chaouqui e del marito informatico Corrado Lannino, all’“Espresso” risulta che Carrai ha legami stretti anche con Vittorio Farina, stampatore e vecchio socio in affari di Luigi Bisignani, con il generale Michele Adinolfi (al matrimonio di Carrai Adinolfi e Farina sedevano allo stesso tavolo) e con il capo del Dis, Giampiero Massolo.
Carrai di recente frequenta divise e barbe finte anche insieme a Alessandro Ruben, compagno di Mara Carfagna, ex consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, presidente della sezione italiana dell’Anti-Defamation League, e nel 2003 regista dello storico viaggio di Gianfranco Fini in Israele. Contro la promozione di Carrai s’è schierata anche una parte del corpo diplomatico, che conosce bene i retroscena della nomina del nuovo ambasciatore di Israele a Roma, Fiamma Nirenstein. Com’è noto lo scorso agosto Benjamin Netanyahu annunciò a sorpresa la designazione dell’ex parlamentare del Pdl trasferitasi nella colonia di Gilo a Gerusalemme, orgogliosamente sionista e da sempre contraria al riconoscimento dello stato della Palestina.
Una personalità forte ma divisoria, tanto che secondo il quotidiano “Haaretz” alcuni rappresentanti della comunità ebraica romana hanno chiesto al presidente israeliano di fare un passo indietro ritirando la nomina. È difficile, però, che Netanyahu torni sui suoi passi: non solo perché stima l’ex berlusconiana, ma sa che la Nirenstein ha avuto il beneplacito del miglior amico del premier italiano, e ha spinto in prima persona per la giornalista.
Carrai è infatti intimo sia di Fiamma sia del suo primogenito, un trentenne classe 1982 che lavora per i servizi segreti italiani e che, insieme alla mamma, ha partecipato al matrimonio di Marco. «È solo un caso, il governo israeliano ha deciso da solo il suo ambasciatore», spiegano i renziani. Sarà: ma è un fatto che la designazione della Nirenstein è stata comunicata pochi giorni dopo l’incontro tra Renzi e “Bibi” a Tel Aviv del luglio del 2015 (era presente anche Carrai), e che un mese dopo la nomina fu proprio l’imprenditore ad accogliere Netanyahu che sbarcava all’aeroporto di Firenze.