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Solo due anni fa, l’effimera convergenza determinata dagli interessi minacciati aveva permesso di nutrire qualche timida speranza che si formasse un polo alternativo al Crimine Organizzato mondiale che ha capitale a New York. In riposta all’attacco antieuropeo in Iraq i soli paesi continentali con un minimo di  fierezza e di potenza, ovvero Francia, Germania e Russia, avevano infatti stretto un’alleanza politica e diplomatica che sembrava potesse allargarsi al campo energetico. I più ottimisti speravano che si potesse estendere anche a quello militare e satellitare. Si espresse, allora, da parte di alcune minoranze, la chimera dell’Eurasia, ovvero della grande potenza di terra che dovrebbe mettere un freno alla Cartagine americana e divenirne l’alternativa.
Da allora, anche se ci lasciano credere che gli americani sarebbero impantanati in Babilonia, l’imperialismo delle multinazionali e la politica estera del Council of Foureign Relations e del Pentagono hanno sempre e soltanto marciato come rulli compressori.
In Iraq hanno creato instabilità ed anarchia, che rappresentano esattamente l’obiettivo politico, geopolitico ed energetico che si erano prefissi.
In Europa hanno importato la fobia per il terrorismo senza volto; facendo leva su agenti professionisti ma anche su figli d’immigrati che alla ricerca disperata di un’identità si sono lasciati facilmente trasformare in burattini fanatici e demenziali, in profeti di distruzione e di morte.
L’Europa, quindi, è accerchiata, impoverita, spaurita e sottomessa.
In quanto alle tre potenze che avevano alzato la voce, il loro regresso è palese.
In Francia il Presidente Chirac si trova per la prima volta nella sua carriera in difficoltà reali e la macchina atlantica sta spianando la strada allo Yes Man Sarkozy.
In Germania si è giunti alla Grosse Koalition, ovvero alla marmellata pura, ad un governo di compromesso senza compattezza né potenza. E la gestione di questa paralisi è stata affidata prudentemente ad una persona che gli americani apprezzano particolarmente: la signora Merkel. Nulla è impossibile, ma è assai difficile che possa essere lei a mantenere la Germania nel ruolo di prestigio e di vera autonomia cui l’aveva portata Kohl e che Schroeder era riuscito a mantenere.
Mentre l’annunciata alleanza energetica franco-germano-russa non si concretizzava mai, due forti strappi fra le due nazioni occidentali e la Russia si invece sono verificati di recente. In particolare la Russia e la Germania si sono trovate in attrito per via della “rivoluzione arancione” in Ucraina: una rivoluzione forse obbligata ma che ha indebolito Mosca. La questione turca poi non ha fatto che allontanare la Russia dall’Europa occidentale. Che i Turchi entrino in Europa è interesse, oltre che dei Turchi, degli Stati Uniti, di Israele, delle mafie balcaniche. E chi dice mafie balcaniche dice terrorismo “islamico” e, in particolare, antirusso. Inoltre la Turchia è l’arteria prescelta per i gasdotti e gli oleodotti alternativi alla via russa. In poche parole scegliere la Turchia significa voler annientare Mosca.
Infine, se si ragiona in termini di geopolitica e di storia, è evidente che Russia e Turchia non possono essere che rivali o nemiche. Sicché Francia e Germania, a solo pochi mesi dalla grande convergenza, si ritrovano, risucchiate dal Pentagono, in rotta di collisione con il gigante dell’est.
La Russia, persa la propria influenza in Ucraina, pericolante in Bielorussia, privata di sponde ad occidente, minacciata dall’entrata della Turchia in Europa e, soprattutto, dagli sviluppi energetici in Anatolia, continua ad essere oggetto di offensive terroristiche che hanno l’aspetto di guerre non convenzionali. Guerre non convenzionali atte a stringere la tenaglia nelle zone strategiche del dominio del mondo secondo la dottrina Brzezinski che, con tutte le varianti del caso, non cessa di determinare la politica estera americana. Insomma, da quel settembre 2001 la “guerra al Male” di Bush è in particolare guerra, vera, alla Russia e ai suoi alleati potenziali.
Dobbiamo trarre lezione da tutto ciò, dobbiamo quindi capire che:
-    gli Usa (in quanto macchina militare e diplomatica al servizio delle multinazionali e del Crimine Organizzato) sono spudoratamente all’attacco e in questi ultimi due anni hanno effettuato un’offensiva vincente ad ampio raggio.
-    le difficoltà in cui si dibatterebbero sono  pura e semplice apparenza in quanto gli obiettivi declamati non corrispondono con quelli strutturali, essenziali. Il caos in Afghanistan e in Iraq, il terrore nelle metropolitane in occidente sono strepitosi successi americani e non loro clamorosi insuccessi
-   Il fondamentalismo islamico è l’alleato naturale degli Usa e delle multinazionali ed opera quasi esclusivamente in chiave antieuropea
-    Il cosiddetto “polo carolingio” (Francia e Germania) è pressoché polverizzato
-    La Russia sta subendo un’offensiva geopolitica e militare di portata enorme. Vive in stato d’assedio.
Inutile e dannoso perdersi in fantasticherie. Se è vero che l’Europa ha un futuro solo saldando est ed ovest (ma chi è certo che lo avrà?), se alcune leggi geopolitiche possono anche confortare alcune nostre illusioni, dobbiamo ammettere che però il gioco è saldamente nelle mani della Mafia globale che, tramite la potenza Usa, sta stritolando tutti gli ostacoli sul suo cammino.
Sicché non giova ad alcuno gioire degli ipotetici – e purtroppo inesistenti - rovesci del Leviatano aspettandosi improvvisi e decisi colpi di coda. Questo nutrire illusioni non può che scaturire in cocenti e irreparabili disillusioni. Meglio, molto meglio, guardare in faccia la realtà, fare perno su se stessi, prepararsi ad un lungo periodo di attraversamento del deserto, evitare di far quadrato su fanfaronate massimaliste o “antagoniste” e costruire, invece,  un altro modo di convivere con una contingenza di crisi dilagante. Serve insomma recuperare un po’ di spirito nietzscheano.
So che è maledettamente difficile, ma mi pare indispensabile. Nulla accade se non si è costruito per tempo. Ed è il momento di riprendere a ragionare costruttivamente.