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 Non è dato di poco conto visto e considerato che, fedeli alla “dottrina Brzezinski” gli americani stimano che per dominare il mondo dovrebbero conquistare proprio l’Asia Centrale…
Mosca, inoltre, ha apparentemente messo sotto scacco alcune mosse dei polacchi che – su istigazione angloamericana – intendevano costituire un “cordone sanitario” al confine nord-ovest della Russia.
Ora, visto che l’Ucraina si è fatta alfiere della politica antirussa, al momento del suo rinnovo, Mosca ha modificato, così come prevedeva il contratto,  i prezzi del gas (fino a ieri favorevolissimi per un paese “alleato”). In sostanza il Cremlino ha iniziato un braccio di ferro con Kiev. “Se siete nostri alleati vi diamo il gas a prezzi stracciati, ma se siete nostri contendenti, o addirittura nostri avversari dichiarati, lo pagate come tutti gli altri!” Di una logica stringente e difficilmente contestabile.
Kiev risponde rivalendosi sul gas destinato ad occidente e transitante sui suoi territori.
Cosa avverrà? Molto dipende dall’amministrazione americana (con la quale però la Russia ha compiuto avvicinamenti “sostanziali” cointeressandola a una parte delle sue ricchezze) e da Israele con il quale i rapporti sono assai contraddittori. Ci sono di mezzo anche due progetti vitali: l’apertura delle pipelines attraverso il Baltico, che lancerebbero la Russia ad un ruolo di prestigio o quelle attraverso la Turchia che le inferirebbero un colpo pressoché mortale. Quale dei due progetti prevarrà sull’altro? Qui si gioca molta della posta russa ed anche di quella europea.
La situazione che si è venuta a creare fornirebbe un’ottima occasione all’Europa (o a qualche diplomazia di punta) per intervenire positivamente sulla situazione; se un soggetto autonomo e capace esistesse realmente in Europa.
La questione russo-ucraina è infatti complicata.
La “rivoluzione arancione” – che a pochi mesi dalla sua proclamazione già scontenta il popolo – è stata foraggiata dagli americani e dai finanzieri che la manovrano con la massima facilità. Se si è imposta, però, questo lo si deve al naturale sentimento antirusso degli ucraini (non si resta sotto un tallone zarista prima e sovietico poi maturando un sentimento amichevole) ed anche al fatto che Putin è stato costretto ad appoggiare in quella repubblica i residui della detestabile burocrazia aguzzina del Pcus.
Gli americani sono intervenuti con sagacia e hanno quindi posto in atto un’altra crisi europea. Dalla quale si potrebbe uscire solo se intervenisse un mediatore gradito all’Ucraina che facesse sì che Kiev non andasse incontro al suicidio apportando una serie di danni all’Europa tutta.
Il mediatore, secondo logica, si troverebbe in Germania. Forse solo i tedeschi potrebbero ricucire i rapporti russo-ucraini senza che si giunga alle conseguenze estreme. Ma oggi in Germania c’è Lady Merkel che, fino a che non provi il contrario, passa come fedele esecutrice delle direttive americane e questo di certo non aiuta.
Morale della favola: ogni giorno che passa è sempre più tardi e forse la missione diventa disperata, ma è fondamentale operare per l’Europa, aiutandola a superare i riflessi condizionati di sei decenni di schiavitù.