Questo sito si serve dei cookie tecnici e di terze parti per fornire servizi. Utilizzando questo sito acconsenti all'utilizzo dei cookie.



2. L’Amministrazione Usa conosce la verità ma la tiene per sé; ragion per cui la ricostruzione ufficiale non poteva essere tanto diversa da quella fornita perché è inconcepibile che le autorità americane si mettano a denunciare un alto tradimento senza produrre panico e sfiducia generalizzata, mettendo così a rischio l’intera economia nazionale nonché la coesione stessa del sistema.

3. Chi ha colpito il Pentagono e Manhattan, oltre a perseguire sicuramente scopi di primaria importanza,  voleva obbligare l’Amministrazione-Bush a scelte politiche diverse da quelle preannunciate ed intraprese. Non dobbiamo del resto dimenticare quanto e come, da parte di quasi tutte le lobbies che sostenevano Clinton e Al Gore, si sia tentato di impedire l’elezione dell’attuale Presidente.

 

4.Quali interessi escono presumibilmente rafforzati dal martedì nero ?  
                                                                                                                                                                         

a. Si ripropone violentemente quella linea Brzezinski-Huntington sulla quale si era imperniata la politica clintoniana, ovvero una linea antieuropea, e più particolarmente antitedesca, che mira all’instaurazione di un clima anti-arabo e ad un riconoscimento collettivo dei Paesi cattolici, israeliti e protestanti nel concetto di Occidente. Il che, en passant, cadrebbe a fagiolo per le mire bellicose di Sharon.

b. Si apre all’economia americana la strada per giustificare, pilotare e risolvere una recessione da tempo considerata inevitabile in modo da abbozzare una ripresa in seguito a sforzo bellico. Non a caso, infatti, la Casa Bianca parla di una guerra lunga che non sembra avere proprio  alcun senso, se eccettuiamo le motivazioni economiche.

c. Enormi e plurimiliardarie speculazioni borsistiche contestuali all’apocalisse newyorchese non sono certamente estranee al gioco.

5. Questo ci deve far riflettere perché, se significa che centri altolocati e potentissimi sono capaci di tutto, cinici fino all’inverosimile e francamente formidabili, vuol pure dire che ai vertici della piramide del sistema mondiale hanno luogo scontri terribili,  contrapposizioni feroci tra lobbies ed immensi centri d’interesse, conflitti che l’opinione pubblica ignora ma che si svolgono senza eccezione di colpi e che provano come il sistema che a noi appare monolitico sia in realtà scosso da  fremiti sismici.  

6. Bush, che è sicuramente uno dei principali bersagli della manovra terroristica, insieme con Arafat, Mubarak, con la pace in Medio Oriente, con la costituzione della forza convenzionale militare europea e con il mantenimento dell’influenza franco-tedesca, sta movendosi con cautela e con circospezione. Finora ha rifiutato di eseguire le mosse precipitose dettategli dalla stampa, ha chiesto tempo e ha dimostrato di non voler rinunciare al progetto di pace in Palestina. Non è detto che il Presidente riesca a uscire vincente da questo braccio di ferro ma nemmeno è certo che ceda: col che si spiegano le posizioni prese in suo sostegno dall’Olp e dallo stesso Hamas.

7. Qualunque sia la scelta strategica del suo Presidente, gli Usa si impelagheranno comunque in ritorsioni contro innocenti, cercando di sciogliere i veri nodi in separata sede, mediante scontri che resteranno clandestini. La commedia bellica servirà da paravento ma mobiliterà, in un senso o nell’altro, l’intera opinione pubblica e ci coinvolgerà emotivamente.

8. In attesa che il grande conflitto “per iniziati” sia risolto in sordina, sullo sfondo di una tragicommedia militare, il grande rischio in cui si incorre un po’ tutti nello scenario che si sta delineando è l’accettazione di uno schema duale (Civiltà-Terrorismo, Nord-Sud, Occidente-Islam, Imperialismo-Popoli oppressi) inserito in una logica globalizzata.              La tentazione di un troppo accentuato coinvolgimento emotivo è forte ma ci si deve invece imporre uno sguardo disincantato,  logica e molta prudenza: si deve infrangere – e non capovolgere – lo schema vizioso imperante, centrandosi sull’Europa, sulla nostra identità specifica e sulle possibilità di costruire un futuro che non ci venga dettato da chi sta scrivendo i copioni della farsa globale.