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Ma i lepenisti erano molti di più. Soprattutto in prossimità del palco la gente si accalcava pericolosamente come sardine in scatola. Pareva una replica del mitico comizio almirantiano di Piazza Navona nel 72 quando, rammento, una ragazza che aveva avuto un malore venne sorretta dai vicini senza che si riuscisse assolutamente a farle spazio per allungarla a terra.
Il Front National ha parlato di centomila manifestanti. Impossibile fare una stima precisa tenendo conto che le fila erano compatte e ravvicinate in maniera singolare. Sessantamila almeno, forse di più, forse molti di più.
Il corteo rispecchiava fedelmente la composizione dell’elettorato lepenista ; molta gente semplice, pochissima borghesia.
Ad un certo punto si è trovato a transitare accanto ad uno squat occupato dentro il quale si erano barricati dei militanti trozkisti che osservavano la folla con sgomento e stupore. « Bisogna capirli – ha detto un manifestante – sono spaventati : è la prima volta in vita loro che vedono degli operai veri ».
Gente di tutte le estrazioni e di tutte le età ma, soprattutto, gente povera e laboriosa.
Tutti i look e tutte le acconciature. Quasi in uno squarcio sul passato migliaia di persone con i capelli lunghi, arruffati, scapigliati, come alle vecchie manifestazioni di Ordre Nouveau, di Occident e del PFN.
A conferma dell’analisi del voto, molti gli anziani ma moltissimi, davvero incalcolabili, i giovanissimi.
L’entusiasmo e l’esperienza insieme. Coloro che non hanno ancora subito la disillusione e, quindi, ancora non conoscono la via degli accomodamenti obliqui e coloro che hanno imparato che a nulla servono i compromessi. Che contro questa classe dirigente di speculatori e di bancarottieri è possibile soltanto la via della fermezza.
L’organizzazione dell’ordine pubblico lasciava alquanto a desiderare ; tanto da far nascere il sospetto che l’establishment desiderasse incidenti per poter capitalizzare il conseguente clima di timore. Si sono così autorizzati diversi concentramenti ostili in prossimità ed in concomitanza con la manifestazione : una specie di invito allo scontro. Il corteo è stato in effetti attaccato ma gli aggressori si sono limitati a lanciare sassi perché un incontro ravvicinato sarebbe stato obiettivamente sconsigliabile.
In un tripudio di tricolori il comizio si è tramutato in una festa. Al termine Le Pen e tutti gli astanti hanno intonato, come d’abitudine, la Marsigliese. Subito dopo, spontaneamente, la piazza ha cantato di nuovo all’unisono la strofa « aux armes le citoyens, formez vos bataillons, marchons, marchons : qu’un sang impur abbrève vos sillons » Che un sangue impuro innaffi i vostri solchi .
Poi la dispersione, mentre migliaia di manifestanti raggiungevano i bus che li avevano portati a Parigi, alcune centinaia si infilavano nei vicini bistrot a sorseggiare kir e pastis.
Un’ora e mezzo più tardi, una quindicina di studentelli di buona famiglia, transitava nella zona gridando: “Le Pen, fascista, il popolo avrà la tua testa”.
Quel popolo che lo ha votato, che lo ha acclamato, che lo ha accompagnato in questo primo maggio e che gli studentelli di sinistra, esattamente come gli squatters della mattina, non hanno mai visto in vita loro. È la precisa chiave di lettura di quello che avviene in Francia. Anzi, non solo in Francia, ma lì, almeno, il fenomeno viene interpretato esattamente e pienamente rispettato dal suo tribuno.