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Globalizzazione

Francia. Coprifuoco? Morti? Tensione all’estremo?
Le violenze sono iniziate quando il 24 ottobre il ministro degli interni, Sarkozy, il  più  servile candidato americano alla Presidenza francese  ha proposto il voto agli immigrati.
E se qualcuno passerà notti insonni è proprio Sarkozy che è stato brillantemente e immediatamente pugnalato alle spalle dai suoi colleghi gollisti che gli hanno lasciato scoppiare la bomba etnosociale. Ci piacerebbe dire che questi ultimi lo hanno fatto per un residuo di sovranismo, ovvero per sbarrare la strada allo Yes Man di New York, ma temiamo che abbiano contato di più le singole strategie di carriera.
Da questo nasce in pratica l’apparente vuoto di potere in Francia.

Gli immigrati ? “Sparate a vista !” “No, sono una risorsa”.

Tra questi opposti imbecilli s’impantana e si perde il dibattito su uno dei fenomeni più complessi della nostra attualità.

E quest’opposta imbecillità conduce irrimediabilmente ad un nulla di fatto, ad una preoccupante passività.

Da una parte la “destra muscolare” confonde tumori ed eczemi e pretende di risolvere con una militarizzazione ed una politica alla Bava Beccaris un problema che ha cause lontane, che vanno affrontate con lucidità, coraggio e tenacia.

Giorno dopo giorno procede l’operazione hollywoodiana tramite la quale si fabbrica la colpevolezza di Bin Laden in modo di giustificare la crociata americana in Afghanistan, che in realtà è mossa dall’oppio e dal petrolio.

Bush però sa bene che le Twin Towers ed il Pentagono sono stati attaccati da ben altri soggetti ed anzi sembra voler chiaramente additarne uno in particolare.

Il 2 ottobre ha difatti annunciato l’intenzione americana di riconoscere lo Stato di Palestina, e lo ha fatto usando parole significative.

 

Mercato di schiavi


Non è vero che chi si oppone all’immigrazione disprezza gli immigrati
né che li stima chi  la favorisce.
Osserviamo da vicino la trappola dialettica, ideologica e giuridica
che impedisce un adeguato approccio al problema.
La confusione sul razzismo e sulla xenofobia, il ruolo delle oligarchie di sfruttatori.
 Alla ricerca di un'impostazione corretta, giusta e realistica della questione.
di
Gabriele Adinolfi



Negli ultimi tre mesi sulle pagine di Orion si è spontaneamente riaperta la problematica dell’immigrazione, una questione che, da oltre un anno non avevamo affrontato. Non certo per mancanza di argomenti, per impreparazione o per pavore ma in quanto detto tema nell’area radicale è banalizzato e a noi premono soprattutto tematiche nuove, approfondimenti ed angolazioni speciali.
Più di un lettore – e di un redattore – morde però il freno e non si vede perché non dovremmo accontentarli.

 

Globalizzazione e potere




Come affrontare il post-democrazia




Il potere oligarchico, viene esercitato ovunque e con sempre maggior arroganza.
I componenti delle società occidentali hanno abdicato al ruolo
di cittadini per trasformarsi in sudditi.
Questo potere, di fatto impolitico e fondato sul disprezzo dell’uomo, ci fa apparire la politica come desueta e ci offre del domani una sola idea: quella della schiavitù.
Alla base di queste impressioni ci sono dei gravi errori d’impostazione: le dinamiche in atto, se le si comprendono e se si impara a comportarsi di conseguenza, ci offrono addirittura soluzioni insperate.
di
Gabriele Adinolfi

 

 


Oggi nell’era globale, il quadro politico è completamente mutato rispetto ai secoli passati. La partecipazione popolare al potere, per quanto mediata ed indiretta fosse un tempo, è venuta completamente meno. Il potere è appannaggio di oligarchie finanziarie e tecnologiche sempre più transnazionali; l’opinione pubblica è vieppiù frantumata ed omologata: il loro intervento nelle decisioni politiche è nullo ma per quanto possa sembrare incredibile, comodamente seduti davanti agli schermi della televisione e del computer con il quale navigano per internet, i sudditi occidentali cullano l’illusoria sensazione di contare e di partecipare.

 

Globalizzazione e società

 

 

Quello strano mondo nel quale vivremo


di Gabriele Adinolfi

 

 

I. La tendenza: verso la disintegrazione
Lo smarrimento delle capacità di relazionarsi ha prodotto l’atomizzazione ed il deserto:
l’isolamento, l’incomunicabilità e la difficoltà di concettualizzare.
Il confine sempre più vago tra reale e virtuale e la mancanza di concentrazione c’inchiodano ad uno stato di quotidiano sonnambulismo.

 

Se ci chiediamo come la società reagisca all’attuale processo di globalizzazione, la risposta corretta è una sola: scomparendo.
Se per società s’intende quella che nei secoli hanno concepito i nostri antenati e ciò che l’etimo stesso indica, ovvero un’alleanza tra uomini, una compartecipazione alle scelte di vita, un’armonia plurale, non possiamo non convenire che, a titolo provvisorio o definitivo che sia, essa abbia cessato di esistere.