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 Ci rammentano inoltre che i parametri di valutazione della nuova unità di misura sono convenzionali, che non corrispondono se non parzialmente a depositi di ricchezza reale e a concreti canoni di produzione.
Corretto: ma questo vale anche per il Dollaro e per la Sterlina ed ancor più per la Banconota Italiana.
Ci mettono in guardia dal potere che la Finanza assume ed esercita su di noi.
Vero: ma è oramai così da 57 anni, quale che sia il nome della carta moneta ed il suo luogo d’emissione.

E allora intendiamoci. Esistono due modi di rapportarsi ad un’innovazione di questa portata.
Il primo consiste nel porre sotto accusa un sistema, le sue dinamiche ed i suoi riferimenti, contrapponendogli un diverso insieme di valori, ovvero un modello anticapitalista. Questo è un tipo ideologico di approccio che deve trovarsi a monte di qualsiasi presa di posizione.
Si deve però in seguito passare all’analisi della realtà e all’identificazione delle possibilità che essa concede.
Questo è un approccio politico, che, sottintese tanto le radicali differenze ideologiche con il modello in corso quanto la volontà di realizzarne uno completamente diverso, studia l’arte del possibile, cercando di prevedere quanto di negativo e quanto invece di potenzialmente positivo si apre di volta in volta ai nostri occhi.
Ebbene chiediamoci: in cosa la Cartamoneta Europea peggiorerà la nostra situazione e quanto invece migliorerà le nostre prospettive ?

Gli effetti negativi, quando non disastrosi, dell’Euro si possono paventare in due direzioni diverse.
IL CONSOLIDAMENTO MONDIALISTA.
Tale consolidamento si verificherebbe qualora un riassetto poliarchico (probabilmente trilaterale) riuscisse a dare nuova stabilità alla gestione planetaria del Capitalismo e con ciò un ulteriore impulso alla centrifuga delle identità, delle culture, delle libertà. Un’Europa delle Banche si troverebbe così a svolgere un ruolo decivilizzatore, repressivo e depressivo, nel quale l’Euro rivestirebbe una funzione deleteria.
E’ uno scenario oltremodo plausibile ma ci crediamo limitatamente. Siamo consapevoli del fatto che molti padri e padrini dell’Unione Europea si augurano proprio questo, ma basta osservarli alle prese con l’Euro, leggerne gli scritti, accompagnarne le recenti reazioni, studiarne le ostili contromosse, per rendersi conto che stanno provando ad incanalare in spazi angusti una dinamica inevitabile.
Massoni, Banchieri, ideologi ed imperialisti Americani, Socialmondialisti, tutti sembrano più allievi di Metternich (“fa’ in modo di provocare tu stesso quello che non puoi evitare”) di quanto non siano gli artefici della nuova Europa. Inoltre bisogna tenere conto di una serie di fattori propensi ad entrare in gioco, come gli interessi di parte, la megalomania degli uomini, le volontà impersonali della geopolitica, la crisi endemica del Capitalismo americano: ognuno di questi fattori ci suggerisce che le cose finiranno con l’andare diversamente da come l’intelligentia se le è prefisse, seguendo invece l’inesorabile legge storica dell’ eterotelia.

LA CRISI FINANZIARIA.
Questo è il vero rischio in agguato.
Con l’entrata in vigore dell’Euro aumentano i prezzi: nel giro di pochi mesi il costo della vita salirà almeno del 12%. Questo avverrà in una contingenza economica internazionale sfavorevole (deflazione asiatica, recessione americana con tanto di fallimenti colossali, economia di guerra). L’Unione Europea, COSTRETTA MILITARMENTE dagli Stati Uniti ad una serie di dipendenze produttive e commerciali che la penalizzano oltre misura, rischia di dover fronteggiare una crisi mastodontica in un momento di assoluta fragilità, ovvero proprio quando prova ad omologare la propria economia ed a rodare la sua locomotiva (l’Euro) con uno sforzo monetarista che, come ci insegna l’Argentina, può condurre alla totale bancarotta.
Questo scenario non è improbabile: dobbiamo però convenire che se non è auspicabile per il comune benessere non è certamente privo di interessanti prospettive politiche.
Pertanto se affermassimo che ci spaventa vorrebbe dire che siamo maturi per andare in ospizio, insieme a quelli che sostengono di essere cresciuti con il passare degli anni.

In ogni caso questi rischi, che sono strutturali, prescindono dall’avvento della neonata Banconota europea.

Le opportunità:
 
La solidità economica.
L’Euro ha avocato a sé la potenza finanziaria del Marco e quella politico-diplomatica del Franco francese. Ovverosia è divenuto unità di misura internazionale, dopo il Dollaro e la Sterlina (per capire quel che significa basti considerare che questo privilegio fino ad oggi non spettava al Marco tedesco né al Franco svizzero).
La potenza diplomatica e finanziaria dell’Euro, potenzialmente assai notevole,  se si coniuga con settori strategici europei, quali l’Aerospaziale,  con le materie prime dell’est e con la forza militare russa, dà l’inevitabile abbozzo di una potenza continentale di primo piano, in grado di  moderare gli appetiti americani. Il che non ci pare cosa di poco conto.

L’eredità europea e l’identità ghibellina.
La moneta non è solamente unità di misura e di credito ma anche veicolo di messaggi politici, culturali, simbolici e sacrali, come ben sapevano gli Antichi; ma anche i Moderni visto e considerato che i plenipotenziari del mondo hanno impresso sul Dollaro simboli exoterici ed esoterici provenienti dal Vecchio Testamento, pervenuti fino in America tramite speculazioni di Loggia sulla direttrice di una tradizione neo-guelfa.
Orbene, se le banconote europee non hanno alcunché di significativo impresso sulla filigrana, non altrettanto si può dire a proposito delle monete. Dal Castel del Monte, all’ Uomo di Leonardo, all’effigie di Dante Alighieri, all’Aquila Imperiale Germanica, assistiamo come ad una dichiarazione di sfida da parte neo-ghibellina. L’Euro è l’unica moneta importante che contrappone una propria simbologia a quella del Dollaro.
Un’Europa Ghibellina dunque contro un’America Post-guelfa ? Non sarà esattamente così, ma ci concederete che quest’ipotesi per quanto sfumata è pur sempre suggestiva.
E che dire del fatto che l’Euro riesce a veicolare le più antiche tradizioni espressive, come la Civetta di Athena insieme a quelle più innovative, quale la scultura futurista del Boccioni ?
Certo, stiamo solamente parlando di simboli, ma vi è chi crede nella potenza straordinaria dei simboli. E di sicuro non sbaglia.

La coscienza europea.
L’avvento e la circolazione dell’Euro, accompagnata da un’euforia collettiva, come sempre accade all’avvio di tutti i fenomeni di massa, ha reso d’improvviso palpabile e concreta la comune appartenenza all’Europa. Una comune appartenenza che da inconscia diviene consapevole e prepara con ciò  la strada ad una comune identità politica e culturale.
Per questo noi stessi ci siamo battuti nei decenni trascorsi e, soprattutto, combatterono e morirono a grappoli le generazioni che ci precedettero.
Si trattava di tutt’altra Europa. Ma l’Italia per la quale si gettarono allo sbaraglio i Garibaldini non aveva molto a che vedere con il liberismo né con il meschino imperialismo savoiardo. Si dovette tuttavia passare attraverso quell’inferno desolato per poter poi dar forma al sogno originario, il che avvenne sulle Trincee del Carso e di Vittorio Veneto, grazie all’Ardita socialità dei Combattenti e dei Produttori infine sintetizzata in un unico fascio in Piazza san Sepolcro, il primo giorno di Primavera.

La primavera europea non potrà essere capitalista, né monetarista, non potrà essere burocratica né servile: sicché, guardandola alla luce odierna, ci appare assai lontana; tuttavia prima o poi giungerà inesorabilmente.
Ed allora si libererà delle concezioni oggi imperanti per le quali l’uomo è numero, consumatore e merce.
Si disferà dell’atomizzazione sociale, della disgregazione, della rarefazione dei rapporti umani.
Reintegrerà ai primi posti della scala valoriale l’onestà, la lealtà, la generosità, il coraggio.
Travolgerà e getterà così nel dimenticatoio anche coloro che, imbevuti di ben altre concezioni, avranno contribuito a renderla possibile, come le febbrili levatrici dell’Euro.

Questo avverrà un giorno, ma noi ci troviamo all’antivigilia.
A ciascuno quindi  la scelta di accogliere l’Euro come preferisce; personalmente anche se comprendiamo le ragioni degli euroscettici preferiamo accoglierne l’avvento con ben altro stato d’animo.
Certo, l’Euro è creatura altrui, posta nelle mani di tecnocrati e finanzieri: uno strumento del quale
costoro, che pur si illudono di esserne i padroni, divengono a loro volta strumenti per via delle leggi sottili ed implacabili che sottendono ai desideri di potenza.
In attesa che una Sovranità Politica Popolare e Nazionale Europea avochi a sé l’autorità sulla Cartamoneta noi possiamo però competere con gli apprendisti stregoni su tutt’altro piano, non quello del possesso bensì del suo utilizzo politico e culturale.
A differenza loro, infatti, noi la potenza non la desideriamo, vogliamo semplicemente sprigionarla.
Noi lo strumento non intendiamo dominarlo né pretendiamo di esercitare un dominio sugli uomini tramite lo strumento.
Per noi strumento è ciò che è utile e maneggevole e che può essere utilizzato allo scopo adatto perché ne ha tutte le caratteristiche.
Per noi anche l’Euro rappresenta quindi uno strumento di guerra: di guerra contro la deformazione, la stolidità imperante e l’ingiustizia, di guerra per l’acquisizione di identità, di coscienza e di incisività su tutti i fronti, nutriti d’un impassibile quanto imperturbabile ambizione di autodeterminazione.
Alla luce delle ragioni esposte in precedenza e nello spirito qui descritto possiamo dunque azzardarci a dire che l’Euro è anche nostro: non ci resta che fare nostro l’Euro.