Il Presidente della Repubblica per i transalpini è un uomo di potere vero, almeno da quando il generale De Gaulle ha costituito la V Repubblica, o Repubblica presidenzialista, di cui Mitterrand fu il quarto presidente; il primo di “sinistra”.
Una gioventù dedicata alla causa nazionale, al punto da essere stato considerato contiguo all’organizzazione armata d’estrema destra la “Cagoule”, costituita da Deloncle e sospettata di aver liquidato i Fratelli Rosselli, Mitterrand aderì a Vichy.
Durante il “collaborazionismo” fu decorato dell’ordine del Maresciallo Pétain, la “francisque” che rappresenta un’ascia bipenne tricolore. Nel dopoguerra si schierò apertamente contro il boia dei “vichyssois”, appunto De Gaulle, e lo combatté da sinistra, inizialmente nelle fila radicali, fino a poi divenire sorprendentemente presidente del Partito socialista e capofila del fronte delle sinistra, che comprendeva il PC da lui sempre osteggiato. Dopo essere riuscito a rappresentare, ma con scarso successo, la faticosa unità delle sinistre che fece seguito alle lacerazioni e alle utopie sessantottine, Mitterrand sfiorò il
colpaccio nel 1974, battuto sul filo di lana dal candidato della destra liberale Giscard d’Estaing.
Dal 1981 nessuno più lo schiodò dalla poltrona dell’Eliseo.
Dobbiamo a lui una serie di scelte importanti anche se apparentemente contraddittorie, quali il sollevamento del velo di censura mediatica sul Front National, cosa che risultò decisiva per le fortune di Le Pen, l’istituzione del diritto d’asilo – non formale ma fattivo – per i
perseguitati italiani degli “anni di piombo” e il consolidamento del “polo carolingio” con la Germania di Kohl.
Sensibile, sociale, progressista, Mitterrand era però fortemente impregnato di cultura reazionaria che non smise mai di prediligere.
Grande amatore di letteratura, arte, donne, vini e formaggi, fu uomo spiritoso oltre che intelligentissimo. Molto amico di Ernst Jünger, che invitava ogni anno a passare un periodo di vacanze presso di sé,
Mitterrand fu criticato alla fine del suo secondo settennato perché “troppo indulgente verso i collaborazionisti”. A criticarlo, oltre all’estrema sinistra, parte della comunità ebraica. “Cosa vorrebbero che facessi; che mi convertissi?” replicava il Presidente.
Ad un giornalista che lo incalzava affinché prendesse posizioni più radicali contro il collaborazionismo rispose con un’intonazione un po’ nostalgica: “Jeune homme, Vichy, cela vous ne pouvez pas le comprendre… » (“Giovanotto, su Vichy, voi non siete in grado di capire”).
Gran scandalo fece, presso i soliti zelati dell’imbecillità umana che pullulano in ogni ambiente, la decisione presa a sorpresa con Kohl di commemorare insieme, con i due eserciti in parta, i Caduti
tedeschi e francesi della Seconda Guerra Mondiale.
La replica di Mitterrand fu storica: “Le sole SS che minacciano la Francia sono le SS-20” Alludeva alle testate nucleari sovietiche denominate, appunto, con quella sigla.