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Intendiamoci: le periferie sono incontrollabili a meno di un sistematico utilizzo della violenza di stato, e lo sono da tempo. La differenza tra quanto accade oggi e la situazione abituale non è strutturale ma sta in due singoli fattori.
1)       Non appena la situazione si è fatta incandescente la tattica delle autorità si è subito orientata non al contenimento ma all’allargamento del fenomeno.
2)       I media, che di solito tacciono quanto accade nelle periferie calde, si sono invece messi a dare ampio spazio al fenomeno.
E chiunque sa che nel nostro stadio di civilizzazione non conta la realtà così com’è ma come viene trasmessa e recepita. Insomma, se chi decide come gestire le cose non avesse compiuto le due scelte che abbiamo  descritto, oggi si parlerebbe di quanto accade nella banlieue sì e no sulla stampa del Front National.
Ora dobbiamo partire dalla consapevolezza che se questi due fattori hanno determinato la specificità dell’attuale contingenza francese, ambo i fattori non si sono prodotti a caso ma per ordine ricevuto.
Alcuni pensano, scambiando l’illusione con la  realtà, che il sistema in Francia sia in crisi e che non si sa bene quale società francese, esasperata, sia sul punto di reagire. Come nel 1977 (quando gli autonomi sparavano tutti i sabati sulla polizia) il fenomeno socialguerrigliero, oramai divenuto endemico, sembra invece perfettamente strumentalizzato, nel consueto gioco del gatto col topo.
Chi si aspetta chissà quale reazione positiva, senza voler indagare sul valore psicologico e ideologico di quest’aspettativa che ci porterebbe lontano, avrà comunque sorprese amare. Anche eventuali reazioni  successive fanno parte del gioco e saranno incanalate in vicoli ciechi e infimi.
So che molti fremono e si aspettano che le contraddizioni esplodano travolgendo il sistema. Mi spiace disilluderli, ma penso che questa oggi sia la cosa più importante da fare.
Chi ancora interpreta la crisi dello stato e la disgregazione della società come debolezza del potere non ha capito niente dell’epoca in cui vive. La debolezza dello stato  e l’implosione della società sono elementi di forza del potere reale.
Quello che accade in Farancia non indebolisce il potere oligarchico, lo rafforza.
Le minoranze radicali dovrebbero smetterla di sognare interventi miracolosi (ché se anche si verificassero le troverebbero impreparatissime) ma iniziare a contare su se stesse e a dedicarsi alla quotidianità, abbandonando la sindrome del tifo e la prigionia dello spettacolo.
Hic et nunc. Senza chimere.

 

Noreporter Novembre 2005