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Gabriele Adinolfi



Durante la bestiale orgia di sangue, sessant’anni fa, furono assassinati anche loro. Osvaldo Valenti, Luisa Ferida e il loro bambino che ella portava in grembo. La loro colpa: erano attori del cinema di non celati sentimenti fascisti. Nessuno sa perché quel 30 aprile fu ordinato di assassinarli, nemmeno i partigiani che li trucidarono. L’ordine venne impartito loro da uno dei capi del CLN, Sandro Pertini che sarebbe stato per un certo tempo responsabile dell’ordine a Milano (quando vennero impunemente assassinate centinaia di persone per odi personali oltre che ideologici e anche per ruberia). Il Pertini si vantò anche, ma era probabilmente un millantato credito, di aver ordinato l’assassinio di Benito Mussolini e Claretta Petacci. Nel 1960 arringò poi le folle esortandole alla rivolta armata perché voleva impedire che a Genova avesse luogo un regolare congresso del Msi.
A fine degli anni Settanta il Pertini, oramai vecchio fu eletto Presidente della Repubblica. Si fece presto la fama di portatore di jella ma anche, vista la poca memoria degli italiani, quella di “Presidente buono” benché durante il suo settennato il nostro paese conoscesse la più ampia efferatezza negli “anni di piombo” e si avviasse a quel “consociativismo” che altro non fu se non il più vergognoso magna-magna della storia dell’Italia unita.
Sotto la sua Presidenza, con il pretesto dell’emergenza antiterrorismo, fu istituito un pool speciale che si macchiò, tra le altre cose, di torture sui prigionieri; qualcuno dei suoi membri finì invischiato in torbidi giochi con l’anonima sequestri.
Il “gentil vecchietto” che aveva seminato odio e ordinato l’omicidio di Valenti e Ferida, era stato osannato, il giorno della sua elezione presidenziale, dai deputati del Msi, che lo acclamarono per ordine di Giorgio Almirante. Il quale del resto già aveva aperto le porte ai reduci del partito badogliano e a diversi partigiani bianchi. E dire che c’è chi si scandalizza per Fiuggi…