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Purtroppo la vita è fatta in gran parte di rapporti di forza e chi comanda, oggi, è tutto quanto sta a monte del G8, ossia quanto proviene dalla cultura criminale di Chicago e della Ceka, si è imposto a Yalta e domina tuttora.

L’incontro del G8 può essere allora uno dei tanti momenti che ci invitano a riflettere ed a immaginare, soprattutto, le vie d’uscite percorribili dall’Italia e specialmente dall’Europa rispetto al Capitalismo che ci ha sommersi. Vie d’uscita concrete e con un entroterra solido.

Altra cosa è invece la tentazione di partecipare al gioco, da comparse in una messinscena.

E’ vero che le sinistre si sono arrogate l’esclusiva della protesta, ma è altrettanto vero che detta protesta, così come la esprimono, non ha senso, se non quello di banalizzare la globalizzazione cristallizzando l’idea alternativa in un inincidente ribellismo urbano.

D’altronde il summit di Genova sta perdendo il suo aspetto di politica internazionale per trasformarsi in una prova generale di scontro.

Da parte delle sinistre che vogliono dimostrare più cose allo stesso tempo.

Ovvero che sono fisicamente formidabili, che sono capaci di mobilitarsi in massa e di accendere le polveri. E poi che il governo Berlusconi non è in grado di tenere calma la piazza né di assicurare l’ordine pubblico.

Sull’altra sponda, in ambienti centristi, questa prova di forza vuol essere il preludio alla chiusura dei Centri Sociali, o almeno di alcuni di essi, controbilanciata dallo scioglimento di formazioni di estrema destra, chiusura che sarà facilitata dall’offensiva generale che presumibilmente la sinistra porterà tramite la Magistratura.

Se queste sono le premesse domandiamoci: che c’entriamo noi con questa commedia ? Perché dovremmo essere complici degli uni o degli altri in questo dannato braccio di ferro ?