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È un modo come un altro per rassicurarsi e per continuare a sostenere con un certo sollievo che in qualche modo si stia comunque progredendo.

Nello specifico manca la controprova e questi ottimisti, in linea teorica, potrebbero avere ragione. Ma hanno sicuramente torto in relazione agli omicidi intra muros perché, a meno di voler sostenere che un tempo si occultassero i cadaveri dei familiari, è palese che la situazione attuale sia orribilmente straordinaria.

Il nostro modello sociale e culturale va palesemente a rotoli fino a proiettarci nel surreale.

Né può essere risollevato per una pura e semplice affermazione valoriale di tipo astratto.

Chi vuole giustamente contrapporre a questo sfacelo il valore della famiglia (dimenticando spesso  quelli di clan, di tribù e di nazione senza i quali la famiglia resta un puro e semplice atomo individualista a più partecipanti) non imbocca la strada giusta. Semplicemente perché non imbocca alcuna strada.

La famiglia la costruiscono infatti gli uomini e le donne che la compongono e reca in sé la tempra, la mentalità, le qualità e i difetti, la formazione umana e culturale, gli entusiasmi e le nevrosi dei singoli. I quali, oramai da troppi decenni, non sono figli di famiglia né di clan.

Oltre quindici anni fa Franco Battiato cantava giustamente: “le famiglie sono in crisi per mancanza di padri”.

Il problema dunque si trova a monte rispetto a qualsiasi soluzione etico-sociale che si proponga al malessere generalizzato.

E allora non c’è più niente da fare ?

Certo che si: va compiuta innanzitutto una rivoluzione culturale ed esistenziale imperniata sull’autocentratura, sulla religione del Dovere (contrapposta a quella oggi imperante del Diritto) e sulle discriminanti del sacrificio e della solidarietà.

Il problema della famiglia non è a sé stante ma è profondamente politico e trova soluzione solo in una scelta radicale e rivoluzionaria.

Dobbiamo, insomma, ricreare i padri. E le madri, perché sono divenute carenti anch’esse.