Family day e family gay dunque pari sono ? Detta così sarebbe una sciocchezza. Tra i due poli impegnati in conflitto esistono delle differenze significative. La prima è di genere antropologico: nel «fronte rotto» militano le egerie del progressismo imbecille, della sovversione a ogni costo , delle inversioni dei termini, dei simboli, dei valori e dei concetti; nell’altro troviamo un’umanità varia, generalmente priva di lucidità ma composta – anche e non solo – da persone che si legano al buon senso che è la base di qualsiasi costruzione umana. La seconda è conseguente alla prima ed è la nuova dottrina del «genere» che, strumentalizzando l’omosessualità a cui non rende nessun servizio, impone la destrutturazione del gene con tutto quel che ne deriva dal punto di vista del carattere, della stirpe e della forma. In versione biblica è la rivolta luciferina contro l’uomo. Le terza é una questione di libertà. Le richieste di legge sull’omofobia e sulla censura del linguaggio con le drammatiche buffonate che le accompagnano – si pensi alla polemica sul battibecco tra Sarri e Mancini – impongono una presa di posizione ferma in nome della libertà. Ultima, ma non ultima, una considerazione biologica: dovremmo rilanciare la demografia e non favorirne un ulteriore calo.
Il problema è che se non si può non osteggiare il «fronte rotto» nemmeno si può sposare la reazione con i suoi toni moralistici e i suoi «valori» che sono altrettanto sovversivi di quelli espressi da chi oggi avversa: la reazione per sua natura è sovversiva quanto il progressismo. Non solo, dunque , non ci si può illudere di salvare la civiltà puntellando la società consumistica, anti-virile, non trascendente e anti-eroica che oggi si sente minacciata, ma non sono condivisibili neppure gli anatemi, le scomuniche, le messe all’indice dei trasgressori, né l’impluso a dare regole e giudizi che si fondano sul perbenismo. L’omosessualità, che di questa diatriba è il motivo di fondo, in realtà è presa in ostaggio perché se da un lato non si vuole riconoscerne l’esistenza, dall’altro – come ha perfettamente colto Paolo Poli – la si vuole regolamentare e rendere asettica. In ogni caso, da qualsiasi fronte si guardi , la libertà e la dignità umana sono asservite a un insieme di regole svuotanti e routinarie che sanno di morte, di zombie di Romero.
Non ci sarà un vero e proprio scontro in quanto se, prima ancora che vengano approvate le unioni gay, si dibatte sulle adozioni vuol dire che anche la reazione ha accettato a priori che le prime passino. In quanto alle adozioni gay, credo che il dibattito sia ancora una volta improprio; visto il livello di crollo morale, spirituale, caratteriale e fisico delle nuove generazioni l’unica cosa di cui ci si dovrebbe preoccupare è di sottrarre i figli all’età di tre anni alla corruzione che subiscono dai loro genitori, di qualunque sesso essi siano. Se vogliamo continuare a pensare che un papà e una mamma siano in condizione di dar loro quel che è necessario e se, invece di affondare il bisturi nella piaga putrescente, vogliamo affrontare la crisi totale con cerotti e aspirine, sappiamo sicuramente cosa ci aspetta. Il problema è che la Sovversione dall’alto e dal basso – di cui le mamme e in particolare le mamme italiane sono agenti attive – che ha castrato il Vir e lo ha sostituito con una massa di fuchi, attacca ormai a fondo ogni elemento vitale e ogni autenticità. Da qui bisogna partire per uno Scontro di Civiltà che non si può impantanare nelle retrovie.
Come ben compresero i futuristi, l’autenticità nella nostra vita si manifesta nella Guerra, nell’Arte e nell’Eros. Tutto questo è combattuto alla radice e tutto questo dev’essere rivitalizzato per ricreare Civiltà. E visto che siamo in tema, la pornografia lecita e normalizzata di cui oggi si dibatte è esattamente l’anti-eros il quale, al contrario, necessita di libertà assoluta ma anche di stile, di buon gusto, d’irriverenza, di estetica e d’ironia. L’ironia è la prova tangibile che si è vivi, o c’è o non c’è, non la si può simulare, ed è il segno costante dell’autenticità, del carattere, della presenza a sé e della metafisica. Proprio questa cartina di tornasole mi tiene umanamente lontano sia dal «fronte rotto» che dalla reazione, che non sanno nemmeno più cosa sia. La seconda è seriosa e truculenta, mentre il primo è pateticamente grottesco. Un derby da Basso Impero con un retrogusto di Corte d’Eliogabalo.