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 Senza rendertene conto costruisci la tua espressione politica, il tuo modo di relazionarti con gli altri, di affermare il tuo (?) pensiero, sulla falsa riga di Porta a Porta, ovvero nella familiarità spettacolare e stucchevole con la quale s’apostrofano tra loro, compiaciuti, i divi della new generation montecitorina.
E cominci a comportarti come loro, ad accantonare i temi forti, le parole che vengono dal cuore, il sentimento, la vena comunicativa, il desiderio di dire le cose come sono, chiare e subito; pian piano “maturi” come un frutto che sta per cadere; altro che uomo nuovo !
Ed anche quando decidi di scomunicarli tutti questi arrivisti bigi dell’ultima ora, e così facendo non t’avvedi che emargini solo te stesso, anche quando cerchi la strada impervia della solitudine dura e pura, continui a parlare il loro linguaggio gestuale e sintattico; l’unica differenza tra te e loro sta nell’atteggiamento mascellare e nel tuo lodevole richiamo a simboli forti, dal cuore dei quali però sei quasi sempre lontanissimo perché ti sei formato nella melassa degli anni di gomma che hanno fatto seguito all’ultimo meriggio postbellico. Altro che alternativa radicale !
E così, un giorno dopo l’altro, come cantava il tristissimo Luigi Tenco, la vita se ne va e tu non te ne avvedi.

C’è di che gonfiare il cuore

Eppure le occasioni si moltiplicano e si ripresentano costantemente; in pochi decenni è successo di tutto. La scimmia imperiale sovietica si è sgretolata lasciando fuoriuscire dal proprio ventre il nazionalismo dimenticato. Il muro di Berlino è venuto giù e ci si è iniziato a muovere, in modo assai caotico e sotto assiduo controllo per la verità, ma comunque ci si è mossi, verso l’avvento dell’Europa.
La superpotenza delle superpotenze si è scoperta vittima del suo eccessivo potere ed ha sfiorato più volte il tracollo. Ogni qual volta scricchiola si mette a menar randellate a destra e a manca: più cede più picchia, ma più picchia più cede. Ed ha perso le Torri del suo orgoglio, simbolo formale e reale del suo dominio.
La grande operazione ipnotica dell’alta finanza, il suo lucente castello di carta, è a rischio di andare in fumo, vittima di una crisi globale (iniziata sul Pacifico asiatico e proseguita in tutto il Nuovo Mondo) che renderebbe il tracollo del ’29 una vera e propria barzelletta.
C’è molto all’orizzonte di cui riempirsi il cuore.
Manca, del tutto o quasi, il soggetto; ovvero chi possa per natura, per coscienza, per organizzazione, per metodo, per mezzi e per capacità, interagire con gli eventi ed esprimere una sintesi politica nuova, antica, reale, pratica, vincente ed onnicomprensiva.

Tutto quello che andiamo affermando

Abbiamo dedicato molte energie, non soltanto intellettuali ma anche e soprattutto fisiche, alla presa di coscienza di questa slegatura ed a cercare di porvi rimedio.
Tanto per restare nell’ambito degli scritti, abbiamo fatto il punto, in modo quasi esaustivo, già nella primavera del 2000 tramite il documento “Le api e i fiori. E se facessimo politica ?” che è stato ristampato nel luglio dello stesso anno all’interno del documento dell’università d’estate “Il pensiero armato” edito da 451.
In seguito siamo tornati sull’argomento almeno una dozzina di volte su Orion nel 2001 e nel 2002, dedicando infine la quarta parte del nostro “Nuovo ordine mondiale. Tra imperialismo e Impero” e in particolar modo l’undicesimo capitolo a quelli che sono, a nostro avviso, i metodi e gli strumenti d’azione adatti all’epoca nella quale siamo stati catapultati. Che è un’epoca desocializzata, oligarchica e postdemocratica.
Lo scopo, sempre e comunque, era quello di proporre. Cosa che abbiamo fatto anche nella vita di tutti i giorni.
Tanto per ricapitolare quanto andiamo affermando da tempo.
1.    È opportuno prevedere l’evoluzione della situazione generale. La quale a nostro avviso comporta tre linee di tendenza che sono: l’espansione (che oggi è mondialista ma alla quale vogliamo contrapporre l’idea imperiale europea), il localismo ed il lobbismo. Alle tante lobbies che imperversano, unite da interessi, fedi o costumi (clericali, omosessuali, massoniche, ecc.) si può contrapporre la forza solidale ed il marchio di riconoscimento del mondo nazionalrivoluzionario, non per costituire una lobbie di più ma per formare la lobby alternativa. La lobby di popolo, quella che impedisce gli artifici antipopolari, quella che tende a socializzare e a difendere il bene comune. L’avanguardia neoghibellina che sventa il soffocamento finale del poli-uni-partito guelfo, nemico atavico della civiltà e della storia.
2.    È indispensabile procedere alla formazione. Non tanto alla formazione di un bastione stalinista quanto a quella di una galassia di persone che non soltanto si riconoscano in affermazioni valoriali ma che questi valori li affermino quotidianamente, alle prese con la vita di tutti i giorni, con il denaro, con il potere, con la carriera. Una formazione che sia, anche, formazione economica, dotazione di strumenti, realizzazione di realtà sociali dipendenti solo da se stesse, dalla propria forza lavoro e dalla ricchezza della loro ineguagliabile capacità relazionale, una capacità che hanno ereditato da oltre mezzo secolo di battaglie. Una formazione che sia, insomma, strutturazione. Una strutturazione che vada nel senso indicato e che lo faccia perseguendo strumenti agili d’intervento mediatico e sociale. Esattamente come descritto ne “Le api e i fiori”.

Cosa vuol dire metapolitica

In questa direzione ci siamo mossi senza pausa da oltre due anni. L’abbiamo definita una scelta metapolitica. Ci è stato obiettato intelligentemente che il termine è impreciso e fuorviante. È esatto: si tratta di una scelta parapolitica, prepolitica o, se vogliamo, di una scelta politica autentica. Solo che le parole vengono spesso usate a vanvera ed il termine “politica” indica immediatamente ai più un’appartenenza partitica e/o una scelta di piazza e di confronto chiassoso.
Ad aggravare il tutto ci si è messo l’utilizzo fatto in passato, da altri, della parola metapolitica.
Questi altri, un po’ ovunque ma in Italia soprattutto, l’hanno intesa come una passerella intellettuale che permettesse non si sa bene a chi ed in nome di cosa di essere accolto nei salotti che fanno cultura ufficiale. In questo senso si è spesso voluto concepire quel “gramscismo di destra” proposto oltralpe da De Benoist. Ma c’era un evidente errore d’impostazione, al quale non sempre è stata estranea l’intenzione di chi preponeva le sue budella al cuore del mondo, il suo narcisismo allo spirito di milizia. Il gramscismo infatti non è soltanto l’affermazione intellettuale o il tentativo della conquista del Palazzo per l’ammalio delle matrone e dei liberti, bensì la partecipazione per mille rivoli alla dialettica sociale. Interventi nel mondo dello sport, della cultura, del costume, dello spettacolo e via dicendo. Interventi organici, organizzati e confluenti, dettati dalla convinzione che operando sulla materia prima (la gente, la società) si modificherebbero i rapporti e dunque le istituzioni. L’intellettuale gramsciano era organico al partito e non un battitore libero.
E proprio in Francia, a differenza che da noi, i tentativi di agganciare lo straordinario impegno intellettuale, analitico e propositivo della Nouvelle Droite a soluzioni politiche si sono succeduti sia pur senza esito rilevante. A parte quello, indiretto e non ricercato, della formazione dei più brillanti quadri politici nazionalpopolari francesi, fiamminghi, austriaci, tedeschi.

Noi, lama editoriale

La nostra metapolitica è, pertanto, indubbiamente politica.
Lo è negli indirizzi, lo è negli scopi, lo è nelle relazioni, lo è nelle dinamiche, lo è nei progetti, lo è nelle attuazioni. Ma vuole esserlo molto di più. Non abbiamo alcuna intenzione di esprimere soggetti alternativi ad altri soggetti esistenti, né di esporre programmi o indicare esclusivismi ideologici. Non rincorriamo poltrone né primi piani davanti alle telecamere.
Noi vogliamo rimettere le cose in ordine, anteponendo la coscienza critica e vigorosa alle sfilate di ogni genere ed è anche per questo che abbiamo definito il nostro veicolo metapolitico lama editoriale.
Il nostro scopo è quello di agire, di creare, di operare ma, soprattutto, di offrire ai giovani leoni ridenti la possibilità di non soffocare la loro virilità spirituale, ai fiori di ciliegio di non appassire perché l’autocastrazione a riflesso condizionato, l’allineamento belante nel gregge delle centomila Dolly non sono affatto quei percorsi obbligati che sembrano.
Ed ecco che la nostra azione si vuole assolutamente in controtendenza rispetto alle consuetudini e pretende di allargarsi a tutte le vie dell’espressione. Non soltanto intellettuale e artistica ma esistenziale ed interventistica. Come c’insegnano i veri uomini di cultura: da Filippo Tommaso Martinetti, fondatore dell’Associazione Arditi d’Italia e Volontario di due guerre mondiali prima ancora che massima figura del Futurismo, ed Alessandro Pavolini, fine e brillante letterato, genio toscano, fondatore delle Brigate Nere e Segretario guerriero del PFR.


Fuori dal nihil autolegittimantesi

Contro quali tendenze ?
Pensiero debole: ovvero deboli che fanno ricorso a parole pensate da altri e le rimasticano come chewing gum per nascondere con il loro utilizzo il vuoto nel quale hanno smarrito l’io ed il sé, il nulla dal quale non riescono a liberare la propria esistenza dandole senso e forma.
Ammiccante arrendevolezza: lasciare che tutto quel che è, nella sua insensatezza, nella sua ingiustizia, nella sua mediocrità, resti com’è perché “tanto non c’è nulla da fare”. Ma quel che manca è la volontà ed è la fantasia le quali, insieme, e soltanto insieme, smuovono le montagne.
Banalità: il politicamente corretto e le sue eresie codificate, ovvero come essere mummie rappresentative di un mondo in necrosi.

Amiamo gli incendi

Perché siamo piromani, come ogni avanguardia.
Avanguardia è chi innova nella concretezza, chi spiana la strada che verrà seguita, chi interpreta i tempi e li immortala nella congiunzione tra l’immediato e l’eterno.
Avanguardia è chi non ha i limiti del proprio nome in quanto ha una personalità troppo forte per non desiderare ardentemente di diluirla nell’impersonalità.
Avanguardia è chi suona il tamburo nel fragore delle battaglie.
Avanguardia è chi passa notti insonni a montare i palchi su cui si esibiscono i cantanti e gli oratori.
Avanguardia è chi ha le mani inzaccherate dalla colla dei manifesti.
Avanguardia è chi spende i suoi pochi soldi nei pieni di benzina per recarsi ovunque a celebrare il rito della comunità.
Avanguardia è chi si batte senza cercare di convincere nessuno né di spiegare il perché: non ha infatti bisogno di conferme sociali e di gratifiche, la virtù – come c’insegnano gli Antichi – già trova difatti piena ricompensa in se stessa.


Dal caos le stelle danzanti

Provocare, mettere in discussione, intervenire, mutare antropologicamente, incidere con la violenza della sacra irrisione. Sacralizzare la cultura che nasce sacra e lo è sempre al di fuori dei deserti e degli orticelli in cui è stata relegata dalla mediocrità dilagante.
Sacralizzare: ossia riconnettere al senso pieno, profondo, al significato significante, all’atto tranciante, all’eternità ed impersonalità rituale.
Sacralizzare: ossia riprendere possesso del tempio cacciandovi mercanti, zeloti e farisei.
Sacralizzare: ossia fare della cultura riflessione e pungolo per l’intelligenza della militia.
Ossia per la vita.
Pensieroazione e Azionepensiero.
La nostra sfida.
Noi per interpretare e per modellare il nostro mondo. Senza falsi profeti o parroci dell’immobilità, sacerdoti dell’obliquità e pretoriani del compromesso.

Alle vestali senza fuoco opponiamo quel fuoco che non ha nessun bisogno delle vestali.

Noi.
Hic et nunc.
Qui e subito.