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 Contrariamente alle paranoie degli ambienti radicali – in ogni caso dettate da prolungata esperienza di persecuzione –, una campagna stampa criminalizzatrice, anche se ben orchestrata e coordinata non risponde necessariamente ad un’unità di intenti manipolatori e/o repressivi.
Può rispondere, com’è stato il caso negli scorsi mesi di dicembre e gennaio, all’interesse politico di una parte o di alcune parti (nella recente cagnara antifascista ne ravvisiamo addirittura tre, comunisti, democristiani-laici e massoni insulari).

Ragion per cui se esiste qualche rischio di repressione, esso è immaginabile solo per
un odio cieco o allo scopo di un utilizzo mediatico per indebolire di rimbalzo chi detenga quote di potere o di sottopotere.

L’attacco comunista-democristiano

Lo scopo: quello di interrompere una serie di relazioni umane dettate da amicizie, filiazioni ideologiche o affinità elettive che vanno dalla periferia al centro; questo per evitare che accada a destra quel che è avvenuto a sinistra, ovvero che si costituisca un réseau naturale per vasi comunicanti in grado di incidere anche in minima parte sulla società. A questo fine da più parti si vorrebbero indebolire la Lega e la Destra Sociale ed acuire le contraddizioni all’interno della futura maggioranza governativa rendendola incapace di una coesione reale.
Una strategia politica che le varie componenti comuniste (dai DS ai centri sociali) ed i democristiani del Ppi, dell’Udeur e di Andreotti già hanno lasciato ad intendere che vorranno perseguire.

Se questo è il rischio, esso è essenzialmente politico in quanto chiama in causa l’intelligenza, il pragmatismo e le vedute d’insieme dei singoli gruppi e dei singoli individui, dallo Skin a Storace.
La portata dell’attacco comunista-democristiano non va sottovalutata, c’è anzi da temere il varo di una nuova tattica di avvelenamento psicologico. Le grandi manovre sono già state effettuate. L’importanza che l’intellighentsia marxista attribuisce ai rapporti umani ed alle dinamiche sociologiche e politiche che ne scaturiscono è agevolmente quantificabile dall’attenzione preoccupata che le rivolge il Manifesto, tanto riferendosi ad una parte della Destra Sociale romana, quanto ad iniziative del genere della “cultura non conforme”, un’attenzione che si è ultimamente tramutata in inquisizione nei riguardi di una impalpabile Sinergie Europee.
Alla luce di queste premesse è plausibile che nei prossimi mesi i provocatori delle sinistre passeranno il proprio tempo a dimostrare le connivenze del Polo con elementi censurabili o con argomenti tabù, allo scopo, ovviamente, di suscitare scontri intestini e di interrompere qualsiasi tipo di veicolazione analitica o culturale.

Ci troveremo perciò a dover presumibilmente fronteggiare una criminalizzazione psicologica ed ideologica.
Il rischio di questa repressione – che si può confezionare sulla logica della Mancino – è di piccolo cabotaggio (avvisi di garanzia, battages pubblicitari ecc). Un attacco, se mai vi sarà, sarà soprattutto spettacolare e  virtuale.
Una vera e propria criminalizzazione è improbabile a meno a che non intervenga da parte dei corpi deviati una strategia omicida o stragista che il quadro internazionale e quello interno non possono farci escludere a cuor leggero.

I rischi di un’offensiva criminale

Questi eventuali pericoli da chi potrebbero  venire ?
E’ difficile immaginare un corpo deviato che rischi un’incriminazione per aver varcato i limiti del buon senso al solo scopo di fare di un idealista, di uno sbandato, di un frustrato o di un sognatore un pericoloso terrorista, e  questo per giunta in tempo di pace civile.
Ma la logica che muove le centrali inquinanti varia a seconda dello scenario, per cui
per arrischiare un pronostico si deve avere un’idea quantomeno generale del sistema di forze e del loro modo di interagire.
Dobbiamo partire da un quadro chiaro del mosaico del potere.
Semplificando possiamo distribuire i soggetti politici – ovvero le oligarchie, le lobbies, le gangs, le élites di cui si compone il sistema occidentale – su tre piani diversi.
1.    I gruppi di potere reale (che fanno capo all’alta finanza, alla tecnocrazia, alla strategia ed alla diplomazia americana ed anche a quelle delle minori potenze – Inghilterra, Francia, Germania, Giappone, Israele ecc – compagnie multinazionali e soggetti internazionali quali Chiese, ordini wasp, logge massoniche, alle quali vanno aggiunte le organizzazioni transnazionali di amministrazione, sia paraistituzionali – Fmi, Onu,Cfr,ecc. - che  assolutamente private – Bilderberg, Trilateral, ecc.).
2.    I gruppi di sottopotere o di potere amministrativo (lobbies e logge di partito, coalizioni di interesse industriale, sindacale, mafioso, territoriale ecc)
3.    I filtri mediatico-ideologici (gruppi editoriali, caste giornalistiche ecc.).

Ad ognuno di questi tre livelli troviamo una pluralità di soggetti i cui interessi in gran parte coincidono ed in larga misura contrastano, provocando vari gradi di conflittualità che vanno dalla guerra sporca fino alla strage o all’omicidio. Va aggiunto che i punti di vista e le priorità d’azione variano a seconda del livello e della specificità strutturale di chi opera; sicché se una centrale spionistica atlantista ritiene un’eventuale offensiva stragista come un’urgenza primaria, può accadere che i suoi referenti più altolocati non siano affatto d’accordo.
Che poi, messi di fronte all’atto compiuto, questi coprano o gettino a mare chi ha forzato loro la mano, dipende da una serie di valutazioni ulteriori.
Sicari e stragisti devono però fare molta attenzione nel prevederne le reazioni per non correre il rischio di pagare il fio dei propri delitti.
Perciò se non ci troviamo in circostanze assai particolari che garantiscono una compattezza del Sistema in tutte le sue componenti (media, magistratura, politica) e quindi la piena impunità per gli ineffabili, questo genere di infamie ci vengono risparmiate. Ciò non toglie che i reparti delegati alla sinistra bisogna si affannino a tenere di continuo in piedi una tensione artificiale di basso cabotaggio (si pensi ai numerosi attentatucoli di questi mesi) ed additino capri espiatori che potranno tornare buoni per successivi depistaggi.
Se non viene alzato il tiro ciò non è perché un’autorità centrale non lo desideri o lo impedisca ma perché la situazione non lo richiede o non lo permette; ma qualora essa cambiasse di colpo, potremmo trovarci repentinamente di nuovo immersi nell’immondo. Ed allora guardiamo come e quando quest’immondo ci viene propinato.

La strategia della tensione e lo stragismo furono il prodotto della convergenza di gruppi operativi della Cia, del Sismi e del Mossad, con la partecipazione mafiosa e, forse, dei servizi britannici, ed infine il beneplacito (ed il sicuro vantaggio concreto) del Partito Comunista.
Stragismo e strategia della tensione (se è lecito distinguerli tra loro) si verificarono in momenti di grandi e rapide trasformazioni allorquando erano in gioco una serie di interessi strategici e finanziari.
L’uno e l’altro si produssero in un clima surriscaldato.
Se vogliamo confrontare le condizioni di allora con quelle che si delineano oggi giorno e che abbiamo provato a riassumere più sopra possiamo dire che:
-    la convergenza dei citati soggetti criminali, ovvero Cia, Sismi, Mossad, comunisti, non è un dato di fatto ma è largamente possibile (specie la situazione di emergenza in cui si trova Israele offre singolari analogie con il quadro in cui si sono sviluppate in passato le campagne stragiste).
-    delle trasformazioni di interesse strategico sono in atto o comunque in varo (ed è in momenti di trasformazioni profonde che si inserisce la strategia della tensione).
-    il clima generale è fortunatamente calmo

Ovvero dei tre elementi necessari uno solo (ma il più importante) è assicurato, gli altri sono da verificare con il tempo.
Ci pare quindi doveroso, pur senza ingenerare scomposto allarmismo, esortare a stare in guardia. E cosa di meglio, per vigilare, del conoscere le meccaniche del pericolo che potrebbe incombere ?

Le tecniche della strategia della tensione.

La strategia della tensione si svolge utilizzando o manipolando ambienti ai margini del mondo politico (anarchici, sovversivi di sinistra, neofascisti).
Di solito questi ambienti vengono provocati fino all’esasperazione (aggressioni, diffamazioni, criminalizzazioni ecc) e se ne favorisce (direttamente tramite infiltrati o indirettamente tramite manovre psicologiche) l’ebollizione e l’insofferenza.
Quando i nervi sono tesi al massimo vi è chi reagisce oltrepassando i limiti della legalità.
I centri d’inquinamento (servizi deviati o quant’altro) osservano da presso le evoluzioni degli esasperati ed intervengono a sorpresa commettendo omicidi e confezionando depistaggi.
In un passato assai carico, ad esempio, gli agenti delle forze succitate osservarono dettagliatamente attentati dimostrativi di sinistra e poi di destra (talora addirittura da essi stessi suggeriti) e quindi intervennero a sorpresa a consumare autentiche stragi.
Il colpevole che si trovò così preconfezionato rispondeva a due caratteristiche essenziali: il suo isolamento che lo rendeva inerme di fronte alla criminalizzazione ed il suo colore politico che serviva allo scopo degli stragisti. Il fatto che il capro espiatorio fosse neofascista facilitò ad esempio l’avvicinamento del Pci alla stanza dei bottoni.
Il che, francamente, aveva un senso politico, ignobile ma comprensibile.
Che oggi per demonizzare un’area inconsistente si debba ricorrere ad un simile livello criminale è tutt’altro che scontato.
Se i soliti assassini ci stanno preparando una nuova stagione di stragi non è detto che il capro espiatorio prescelto debba essere per forza quello abituale.

Esiste un’area manipolabile, quella islamica, che corre mille volte più rischi che non la Destra Radicale e questo per varie ragioni: andrebbe bene ad Israele, confermerebbe la linea Huntington, ovverosia l’ultima variante imperialistica del Pentagono, colpirebbe ambienti più agitati che non quelli delle estreme nostrane che sono, peraltro, abbondantemente e da lungo tempo infiltrati dalla Cia e dal Mossad.

Ma le estreme sono innocue

Va poi tenuto bene a mente che le estreme, tutte, non rappresentano oggi pericolo alcuno per chicchessia.
-    Politicamente si limitano al livello dell’ atteggiamento. In quanto si rifiutano di esprimere in modo ipocrita ed obliquo, come richiederebbe il bon ton, talune ragioni di scontento, ma le esprimono parlando crudamente, si considerano, e sono considerate, estremiste. La loro differenza dalle formazioni moderate è quindi puramente espressiva ed in realtà più che non estremiste esse finiscono con l’essere, a seconda dei casi, o acerbe o stravaganti. Tant’è che non vanno mai oltre la presa d’atto delle questioni irrisolte e al di là di un bofonchio da curva o da pub raramente oppongono fattualmente modelli alternativi o varianti sociali o politiche.
-    Ideologicamente non esprimono nulla di nuovo, non solo sono prive di sintesi al passo con i tempi (come fu il caso ad esempio dei Situazionisti o di Terza Posizione) ma non vanno neppure nella direzione stessa della sintesi; sono così, obbligatoriamente, ruote di scorta ai limiti dell’emarginazione.
Nella quale affermazione non si riscontrino critiche feroci o distruttive, condanne o censure: si tratta di una constatazione lucida ed impietosa quanto si voglia che va soprattutto presa come un’autocritica orientativa.
-    Criminalmente (l’avverbio militarmente non si può impiegare in questo frangente) non vi è consistenza, quantomeno a destra, se non altro perché il clima è disteso e non è da guerra civile. Si può cercare col lanternino, al massimo si troverà qualche sbandato o qualche insoddisfatto potenzialmente  atto a violare la legge. Nulla di grave e nulla di consistente..

Non vi è ragione per credere che la Destra Radicale debba esser nuovamente chiamata a rispondere di eventuali misfatti altrui.
A meno a che non venga valutato che la criminalizzazione debba a tutti i costi colpire un ambiente politico inviso all’ideologia dominante e privo di protezioni e che all’uopo non si decida di accludere atti criminali previamente consumati.
Nel qual caso si dovrà fare molta attenzione ai provocatori (consapevoli o inconsapevoli) che germineranno all’improvviso secondo le tecniche esposte.
Tali provocatori sicuramente non mancano, anzi sono probabilmente in numero nutrito.
Troppe lobbies, logge e gang, troppi clubs e troppe strutture clericali attraversano in lungo ed in largo un ambiente privo di vitalità autentica.
Troppi servizi deviati e non  annoverano agenti preposti al controllo ed all’infiltrazione. Per routine, per farsi le ossa in attesa di cimentarsi con la mala vita, per tracciare profili psicologici, per poter cooptare le menti più lucide a questa o a quella parrocchia.
Il territorio è disseminato di uomini disposti ad agire per conto terzi. Certo non necessariamente ad uccidere e magari neppure a diffamare, ma sicuramente ad operare contro gli interessi comuni in nome di questo o quel padrone, di questa o quell’appartenenza. E se vi è un grande maestro, un concerto può realizzarsi con l’intervento periodico, saltuario, marginale di più suonatori ognuno dei quali conosce solo qualche pezzo dello spartito.

A buon uso, vigilare !

I rischi della strategia della tensione perciò ci sono anche se è prematuro gridare al lupo.
Non è però prematuro vigilare, chiudere i recinti, addestrare i cani da guardia.

Questo vale per le formazioni ben definite, prime fra tutte Forza Nuova per la  particolare valenza mediatica che ha assunto ma anche per tutti coloro ai quali un gruppo od un partito vanno stretti e non aderiscono ad alcuno. O per la logica meschina del micro-clan o per la ricerca di qualcosa di più spazioso ed innovativo o per pura e semplice perplessità politica.
Chi è inserito in una formazione ufficiale non può in fondo correre enormi rischi di criminalizzazione al di là di un utilizzo improprio della Mancino. E’ plausibile che il suo partito, di qualunque si tratti, sia infiltrato, da agenti provocatori ma chi obbedirà alle gerarchie ufficiali e renderà loro conto delle proprie iniziative eviterà di essere coinvolto in manovre strane.
Chi invece si trova non per sua colpa in zona di chiaroscuro, si muove su terreno minato. In quanto i limiti non sono definibili, è particolarmente agevole la costruzione di un teorema associativo secondo la logica per la quale una ciliegia tira l’altra.
D’altronde chi non si schiera non ha padrini né santi in paradiso, fossero pure d’accatto ed è più vulnerabile, specie se viene considerato intelligente e non manipolabile.
E’ meno difendibile e più facilmente scaricabile, come ci insegna un lordo passato.
A tutti costoro, tra i quali ci annoveriamo, vogliamo dare una serie di moniti.
Stiamo in guardia, vigiliamo e controlliamo le frequentazioni.
Osserviamo attentamente le nubi che potrebbero addensarsi, gli uomini ed i giornali che si fanno portaparola di insinuazioni, il lessico e la morfologia delle rivendicazioni degli attentati provocatori che sono generalmente stilati dai corpi deviati e devianti e che ci lasciano capire dove vogliono andare a parare.
Denunciamo senza esitare le provocazioni e le criminalizzazioni non appena accennano a prendere forma, portiamole sempre e subito al pubblico dominio.
Ma, soprattutto documentiamo i nostri atti, le nostre iniziative, i nostri proponimenti, le nostre scelte di campo.
La trasparenza e la comunicazione sono gli antidoti principali contro le manovre inquinanti oltre a rappresentare un capitale politico dei più rilevanti.
Chissà che la prudenza e la necessità di difesa non ci apprendano finalmente a familiarizzare con categorie necessarie a trasformarci in quel soggetto politico che ci consentirebbe finalmente di essere di nuovo protagonisti.