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3° Rinunciare ad attaccare.

Ma questo è abbastanza improbabile perché gli interessi geopolitici, strategici, politici ed economici degli USA impongono l’attacco a Bagdad e gli Americani non possono farne a meno a cuor leggero. Poiché però sono ipocriti e per tradizione non hanno il coraggio delle loro azioni, a differenza di qualsiasi altra potenza imperialistica della storia, devono trovare una giustificazione morale da offrire alla loro debole coscienza. Ragion per cui diviene probabile il ricorso all’ultima soluzione. E cioè:

4° Creare un clima di terrore e di rabbia che allarghi la coalizione eccitando l’opinione pubblica tramite attentati “islamici a direzione irachena” in Occidente.

La situazione internazionale spinge dunque il partito americano d’ispirazione sionista a desiderare un bagno di sangue in Europa.

Questo romanzo dell’orrore ha già avuto un preambolo di lusso con l’attacco alla Dubrowka represso con fermezza da Putin.

Se la nostra tesi è corretta, i prossimi Paesi a rischio dovrebbero essere la Francia e la Germania. Più la Francia della Germania perché quest’ultima, almeno, è andata di recente incontro agli interessi angloisraeloamericani patrocinando sia pur limitatamente l’entrata della Turchia nell’Unione Europea.

La Francia, poi, ha una tradizione di collaborazione con Bagdad e, cosa non secondaria, fu la potenza che cercò di armare Saddam Hussein della bomba atomica, convinta con ciò di riportare l’equilibrio dell’armamento nucleare in Medio Oriente a vantaggio della pace.

Il tentativo fu allora soffocato, non soltanto con l’attacco militare alla base nucleare irachena ma mediante una lunga catena di atti terroristici: l’abbattimento del DC9 in viaggio per Ustica (scambiato erroneamente per il velivolo che conduceva l’uranio da Marsiglia in Iraq), il massacro di Bologna e quelli di Monaco e di Parigi, in rue Copernic.

Lo scenario, insomma, è pronto per l’avvento di nuove e sconvolgenti tragedie che saranno, come al solito, attribuite a degli innocenti.

Ma se la Francia è il Paese più a rischio noi siamo certamente sotto minaccia.

La prassi di queste sporche guerre d’élite si fonda infatti su attentati in serie e inoltre, malgrado tante prostituzioni, la gestione di Berlusconi con le aperture a Putin e alla Palestina ha rimesso in fibrillazione i falchi sionisti ai quali potranno sembrare insufficienti la recente nomina di Frattini agli esteri e le piroette servili di AN per considerarci acquisiti alla causa del genocidio palestinese.
Va infine considerato che in Francia i servizi sono sicuramente più indipendenti e meno servili che in Italia dove i burattinai hanno a disposizione mano d’opera a buon mercato.
La tragedia in sostegno dell’aggressione all’Iraq potrebbe quindi cominciare proprio da qui.
E qui, come per caso, è rinata una strategia della tensione in sedicesimo, con mandati di cattura, caccia alle streghe, criminalizzazioni ideologiche, bombe (Venezia e Genova) e lettere esplosive.