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1. È chiaro che la condanna pronunciata in appello contro il senatore democristiano è giuridicamente aberrante perché non vi sono elementi probanti a suo carico; ragion per cui, almeno tecnicamente, la sentenza è una vera e propria ingiustizia. Non è certo la prima nel suo campo ma essendo stata commessa nei confronti un imputato eccellente rappresenta un precedente molto pericoloso.

2. È non meno chiaro che le accuse confezionate dal Buscetta contro Andreotti hanno seguito una regia americana e ciò nel pieno dell’offensiva contro Craxi volta, tra l’altro, a liquidare la classe politica italiana sostituendola con la categoria dei portaborse della “seconda repubblica” e a favorire il ribaltone, in senso filo-israeliano, della nostra politica estera.

Queste ragioni non possono che indurre, dunque, alla solidarietà, specie se si aggiunge che l’uomo è ottuagenario e che l’accanimento è un sentimento che ci è estraneo.

Poiché la giustizia non va confusa con l’indulgenza ma si fonda sull’obiettività, non dobbiamo dimenticare però un altro aspetto rilevante.

L’on. Andreotti ha per lunghi anni giocato sul fuoco. Ha favorito prima per tradire poi vari tentativi presidenzialisti, diverse coalizioni anticomuniste. Ha flirtato politicamente, come tutta la DC, con i rappresentanti del malcostume e della corruzione. Ha costituito un potere personale e di partito nel clientelismo. È il rappresentante più longevo e simbolico di una classe politica che ha giocato a fare il Mangiafuoco, spingendo, differentemente da quella di tutti gli altri Paesi occidentali, e con colpevole coscienza e con premeditazione, i giovani degli anni sessanta e settanta in un vicolo cieco. Un vicolo cieco che poi ha causato sangue, morte, prigione, sfiducia nella politica e nell’avvenire.

Non sappiamo se l’onorevole Andreotti abbia avuto un ruolo attivo in questi giochini cinici, in queste pratiche da burattinai fondate sul disprezzo dell’ingenuità e sulla strumentalizzazione dei sentimenti; ma di certo, se non ha mosso personalmente le fila ha guardato, ha lasciato fare, ha sorriso, ne ha tratto tornaconto.

Renato Curcio, che non ha ucciso nessuno, ebbe a dichiarare in Aula che era come se lo avesse fatto perché le responsabilità sono collettive. Una bella lezione morale.

Pertanto, nel commentare negativamente la sentenza contro l’onorevole Andreotti, non possiamo esimerci dal pensare che in qualche modo, per una giustizia di cui gli uomini sono spesso strumenti inconsapevoli, contro il Patriarca della repubblica di corridoio, della repubblica dall’etica relativa subentrata al fascismo sconfitto dalla Mafia e dal Crimine Organizzato, sia infine intervenuta la Nemesi.