Il relativismo individualista – che poco o niente ha a che fare con l’anarchia – non poteva non rivelarsi in tempi rapidissimi per quello che esattamente è: la legge della jungla in cui il più forte sbrana i deboli. Un salto indietro di secoli che rinnegava la tradizione grecoromana. A questa regressione civilizzatrice restò inoltre quasi del tutto assente la “selezione naturale”. Gli eventi provarono da subito che in questa logica di discordia e di sopraffazioni egoistiche, non vi sarebbe stata competizione regolare. La parte del leone l’avrebbero fatta il denaro e le clientele: ovverosia la capacità di servire i potenti e di essere subdoli ed ipocriti yes men. Inoltre, contrariamente a quanto alcuni degli ideatori dei Diritti auspicavano, quell’individualismo pretenzioso e rivendicazionista che sarebbe presto divenuto il comun denominatore di un sindacalismo teatrale quotidiano (in famiglia, nei rapporti di lavoro, nei rapporti di coppia, nell’avanspettacolo della politica) non ci avrebbe reso più liberi ma avrebbe prodotto esattamente l’effetto opposto. Un uomo libero dal dovere e dai vincoli reali infatti non riesce a vivere altrimenti che regolamentando comportamenti e divieti. Dal dovere si è così passati all’obbligo, alla costrizione. Mai società umana è stata così prigioniera dei suoi meccanismi quotidiani e di una dittatura politica, nè mai è esistita altrettanta sottomissione da parte di un uomo che null’altro è se non un atomo disorganico, incapace di darsi la legge e di seguire l’imperativo della giustizia. Dunque è un androide con l’animo dello schiavo. L’atomizzazione sta dando quegli effetti che tutti possono constatare su ogni piano (morale, emotivo, emozionale, comportamentale) e l’individuo medio oscilla tra l’accettazione di ogni corruzione (spirituale e caratteriale innanzitutto) e la fuga nell’inferno dei paradisi chimici. Sicchè, inacidito e privo di allegria, cerca di dimostrarsi vivo attraverso entusiasmi passeggeri e artificiali, e prolungando la sua agonia terrena mediante il salutismo. I Diritti hanno insomma tagliato ogni legame organico esistente ed hanno criminalizzato il dovere: come risultato ci hanno schiavizzati, inchiodati all’obbligo e, soprattutto, hanno svuotato di senso e di entusiasmo, praticamente ucciso quell’uomo che volevano enfatizzare. Come risultato non c’è male. Niente male neppure il simbolo scelto a rappresentare quest’utopia, la statua della Libertà. Notoriamente è quando qualcuno muore che gli si erige un monumento. Due secoli fa quella religione la ghigliottinò la libertà, e non se ne dev’essere dimenticata. Buon compleanno, gente, c’è di che andare ben fieri !