“Musica”, ad esempio, è un romanzo esistenzialista che farebbe ombra a molti capolavori francesi. Alcuni dei suoi libri, come “Sole e Acciaio” e “Cavalli in fuga” rappresentano forse l'apice della narrativa dell'epica e dell'etica Samurai. Ma chi pensasse ad uno scrittore conformista sbaglierebbe di grosso, non soltanto perché le scelte di vita e di morte di Mishima furono autentiche e, quindi, non potevano essere banali ma perché le problematiche, anche nichiliste, non sono mai state assenti dalla sua opera. “Il padiglione d'oro”, che tratta di una sorta di realizzazione mediante la ribellione all'ordine costituito, alla forma preconcetta e, in qualche modo, l'uccisione del maestro, ne è la più lampante riprova. Vogliamo concludere riportando il breve brano che lo riguarda nel nostro Tortuga: Mishima Yukio. Il grande investigatore del dramma esistenziale di un Giappone alle prese allo stesso tempo con la modernità e con i codici antichi, concluse il suo iter terreno compiendo il tradizionale Seppuku in una caserma di allievi ufficiali. Lasciò così, unitamente alle opere letterarie, un suggello alla sua vita e l'emblema di un simbolico iato tra il Giappone e il suo asservimento. Quel che è tragico è che se ci ricordiamo di lui non conosciamo neppure il nome del suo secondo, colui il quale dopo averlo aiutato a morire si uccise a sua volta in quella caserma. E questo, aggiungiamo ora, è la massima riprova di quanto siamo stupidi e sensibili solo alla celebrità. No Reporter 25 novembre 2010