«Non lo so. So che per la Commissione Anselmi Gelli era un agente doppio che ha lavorato sia per i comunisti sia per i tedeschi durante la Repubblica Sociale. Sempre secondo la Commissione Anselmi, al Partito Comunista avrebbe “venduto” una cinquantina di camicie nere, ma ripeto, sempre secondo i dati della Commissione che io non posso verificare».
Che potere aveva in passato? Secondo lei lo aveva anche oggi?
«Secondo me oggi ne aveva tanto, ma molto meno di quello che si è pensato allora, cioè nel passato, perché la P2 era espressione della P1: era un commis della massoneria, oltretutto nato in Toscana, dove teneva rapporti con i più grandi agenti-doppi mondialisti e contrariamente a quello che si dice, sono convinto che Gelli sia stato sempre funzionale alla massoneria ufficiale e non credo assolutamente che Gelli abbia mai svolto attività anti-comunista».
Secondo lei, la toscanità di Gelli potrebbe aver in qualche modo incrociato il renzismo?
«E’ impossibile a dirsi, perché il renzismo si nutre di una serie di poteri forti toscani, però si dice siano poteri rinnovati. Non saprei dire se ed eventualmente, che tipo di filiazione ci possa essere con quelli storici. Ma a proposito di toscanità, va ricordato che proprio in Toscana è vissuta una fortissima loggia illuminata che si è nutrita di “sacrifici umani”: dall’omicidio di Gentile fino a una serie di operazione negli ‘anni di piombo’ e tutta la vicenda del mostro di Firenze. Quindi parliamo di cose particolari rispetto alle quali non so se e che tipo di rapporti potrebbero esserci stati con Gelli».