Questo sito si serve dei cookie tecnici e di terze parti per fornire servizi. Utilizzando questo sito acconsenti all'utilizzo dei cookie.

 A stupire dovrebbe invece essere lo stupore, autentico o simulato, di chi una volta di più ha dimostrato di non avere alcuna cognizione di politica né la minima conoscenza delle tipologie umane, il che è esattamente lo stesso.
Che Fini potesse arrivare a tanto, a rinnegare il suo padre carnale e il suo padre politico, i suoi vecchi elettori, a sputare nel piatto in cui finora ha mangiato, era chiaramente scritto nel suo curriculum vitae, nel suo comportamento negli anni di fuoco, di passione, di piombo, nel suo percorso di portaborse, nella sua totale vocazione di cortigiano.
Perché questo, Fini, sempre è stato e sarà; perché non è un leader, né un uomo libero, né il capo di un partito, ma il mediocre e servile maggiordomo prescelto da chi prima aveva puntato su Segni e poi su  Di Pietro e si ritrova oggi a disposizione questo ronzino travestito da purosangue.

Le reazioni hanno le gambe corte

Indignati, giustamente, per la bava vigliacca versata sui caduti e sui combattenti dell’onore e della libertà, centinaia di fascisti passionali hanno cercato e cercano di prendere posizione, di contrapporre un progetto, una formazione, una voce, al Gollum di via della Scrofa.
Nutriamo seri dubbi sul risultato di quest’operazione che, anche se riuscisse, difficilmente durerebbe nel tempo, perché trattasi di un impulso emotivo e di una re-azione, dunque di qualcosa che non è politico, progettuale, autonomo, capace di camminare con le sue gambe per più di qualche passo.
Le grandi reazioni emotive alle contorsioni finiane sono del resto istruttive assai. Dopo Fiuggi ci fu un’alzata di scudi perché, in qualche modo, AN prendeva le distanze dal fascismo. Bene, ci poteva stare quella rivolta, invero molto mal condotta, e forse appositamente mal condotta. Ci poteva stare, ma non si capisce perché non si sia verificata subito prima, quando il giovin ram/pollo cossighiano aveva fatto uno strappo liberista, che antifascista di certo è. Né s’intende lo stupore di una platea che aveva accettato nel gennaio del ’72 la fusione con il partito badogliano, l’inserimento tra i quadri missini di partigiani bianchi tipo Birindelli e Di Lorenzo, la svolta filosionista, e poi la firma apposta alle leggi speciali e la richiesta della “doppia pena di morte” per i camerati prigionieri.
Probabilmente quella platea è sensibile ai gesti, alle parole, ma non ai fatti. Ed è così che si spiegano lo strepito, giustissimo e sacrosanto, prodotto dall’ignominia compiuta sulla memoria della RSI e la totale indifferenza che ha accompagnato due fatti essenziali avvenuti nei mesi scorsi.
Quale il rinnegamento del concetto di nazionalismo al quale veniva contrapposto il credo borghese patriottico, il che la dovrebbe dire lunga su dove quel Gianfranco, che di lì a poco avrebbe sputato in faccia al proprio padre della Decima, stava andando a parare.
Né alcuna reazione ha prodotto il fatto che il Fini sia stato insignito del titolo di battistrada delle nomenclature trozkiste prescelte dagli Usa per governare Polonia e Bulgaria con l’ordine di fungere, insieme all’establishment ungherese e ceco, da cuneo in chiave antieuropea. Ruolo che Bush in persona ha pubblicamente e pomposamente offerto al Signorsì viceprimoministro.

Perché Sharon ha agitato Fini


Non c’è da stupirsi, dunque, se non si è azzardata una lettura politica della pornofonia finiana.
Perché una ragione politica di sicuro c’è, e travalica gli stretti orizzonti della Penisola.
Il maggiordomo non aveva infatti alcuna ragione seria di politica interna per prestarsi alla sagra del voltastomaco: lo ha fatto perché gli è stato detto di farlo. Ma perché gli è stato detto di farlo ?
Azzardiamo un’ipotesi un po’ ardita, forse contorta, ma non priva di costrutto.
I padrini/padroni del presidente di AN, che si trovano a Londra, hanno interessi strettamente connessi con quelli americani. Oggi la linea americana è, notoriamente, contraddistinta da una mistica folle, da una mania di onnipotenza pericolosa. Per imporre il loro disegno i leaders USA cercano di creare di sana pianta uno “scontro di civiltà” o una “guerra di religione” che metta l’Europa in ginocchio, isolata politicamente, allontanata dalle fonti energetiche e scossa dal terrorismo interno.
Per giungere a ciò – ovvero all’inferno - serve un’alleanza con le destre estreme, o, piuttosto, con gli estremisti borghesi occidentalisti.
Le classi dirigenti europee tranne che in Italia e Spagna, non sembrano però molto propense ad accettare questa follia suicida. Né essa convince le comunità ebraiche in Europa già dagli anni trenta, che sono di ceppo askenazi, d’orientamento liberal e molto attente ai rischi, cui le espone la linea di Sharon che sta facendo crescere, come ben si nota dai sondaggi, l’ostilità nei confronti degli ebrei: le opinioni pubbliche non vanno  tanto per il sottile.
Fini è stato allora probabilmente agitato come tranquillizza-passeri. Il governo Sharon gli deve aver chiesto di fare la marionetta – il che non deve risultargli di certo più difficile di atteggiarsi a leader politico – per poter dimostrare alle comunità israelitiche in Europa con l’esibizione di un simbolo eclatante e succoso che la linea scelta a Tel Aviv non alimenta l’antisemitismo e indurle così a sostenere una politica che esse, giustamente, temono ogni giorno di più.
Insomma si è fatto probabilmente strisciare il contor/sionista per risolvere una questione intestina, ma cionondimeno della massima importanza.
Nessuno però ha prestato attenzione alle motivazioni e agli scopi dell’atto osceno.

L’Italia è indietro anni luce rispetto alla realtà mondiale

La totale indifferenza allo scenario internazionale ed alle partite vitali oggi in corso, in Italia è stupefacente. Basta recarsi in Inghilterra o in Francia le cui informazioni sono imperniate sulle assi portanti della politica mondiale o anche leggere la stampa statunitense, per rendersi conto che l’universo mentale ed ideologico della politica e della politologia italiana sono di un provincialismo, di una banalità e di un’ignoranza abissali.
Eppure le classi dirigenti mondialiste stanno dando fondo a tutte le risorse e a tutte le riserve per:
1.    Soffocare, indebolire, impoverire l’Europa e possibilmente gettarla in un conflitto armato
2.    Assicurarsi le fonti energetiche dell’Asia Centrale
3.    Circondare l’Europa e cacciarla dalle sue zone tradizionali d’influenza in Asia e in Africa.
Politicamente lo scontro si concentra su questi obiettivi:
1.    Eliminare Putin ed indebolire la Russia
2.    Spezzare l’asse franco/tedesco e piegarne le economie
3.    Eliminare i regimi nazionalisti arabi
4.    Sospingere ovunque l’integralismo islamico
5.    Creare l’idea di “scontro di civiltà o di religione”
6.    Promuovere il terrorismo.

Uno scontro trasversale

Lo scontro, epocale e vitale, travalica le ideologie, è trasversale. Da una parte ci sono i popoli liberi e gli uomini liberi e, a garanzia di questi, un potenziale asse di potenza: Berlino-Parigi-Mosca. Dall’altra le oligarchie con il loro piano di devastazione, liberticidio, fame, terrore, miseria, abbrutimento.
Lo scontro è trasversale e divide, al di là dalle appartenenze partitiche, tutte le classi europee.
In Italia i portaborse non se ne avvedono o non vogliono avvedersene e sono lì, proni e scodinzolosi, a lasciarsi ridicolizzare e sodomizzare.
Poche le eccezioni che in qualche modo paiono avere capito e sembrano disposte a fare o almeno a dire qualche cosa. Bossi, Bertinotti, un po’ Buttiglione e persino, nel suo dire e fare tutto e il contrario di tutto, addirittura Berlusconi. Chissà perché poi cominciano tutti con la B ? Mistero buffo.
Si noti che questi equilibristi, qualsiasi ne sia il grado di credibilità, che non è di certo eguale, rappresentano un po’ tutti gli ambienti politici e le scuole di pensiero (comunista, liberale, democristiana, populista). Significativamente, non solo assenti ma addirittura unici assenti, gli esponenti postfascisti/neoantifascisti che pure hanno alle spalle una pluridecennale propaganda giovanile missina in favore dell’Europa Nazione.
Il che la dice lunga sulla loro lucidità politica e lungimiranza.

Un tradimento manifesto

In questa chiave di lettura si spiega perfettamente l’ultima prodezza dello smidollato. Il quale dovrebbe essere cacciato a furor di popolo più per il manifesto tradimento che compie ogni giorno nei confronti della nazione che non per il suo ultimo vergognoso parricidio freudiano.
Perché di questo si tratta: di tradimento dei destini della nazione, non solo della sua memoria.
Perché la chiave di tutto sta lì, nei destini europei e mediterranei della nostra terra, nel destino eurasiatico del nostro continente, nella realizzazione del polo franco/tedesco/russo oppure nell’accettazione di una disonorevole e miserabile schiavitù.
È per questo progetto imminente, possibile, trasversale, rivoluzionario, innovativo che ci si deve mobilitare. Apprendendo, tra l’altro, a fare politica con metodi e schemi nuovi e concreti come affermiamo da tempo. Ma questo è un altro discorso.

Ognuno ha quel che si merita

C’è, insomma, un’idea-forza, un progetto, uno spartiacque.
Eppure abbiamo sentito più volte delle risposte astruse. Camerati che ci dicevano che non sanno davvero per chi tenere tra americani e francesi (troppo arroganti ! Con troppi immigrati ! I secondi, non i primi…). Altri che ci raccontavano che i russi sono infidi e magari cripto-comunisti (quando comunisti, e non cripto, sono proprio le classi dirigenti antirusse dell’ex CSI). Altri ancora che ci replicavano che l’Italia non ha un posto al sole in questo tripartito: come se questo posto non ce lo si dovesse meritare, come se gli anglo/israeleo/americani, loro, non ci trattassero da autentici lacché, ma bisogna dire che ce lo siamo meritato.
Ebbene a tutti costoro che tanto si compiacciono nel loro attendismo provinciale ed apolitico diciamo: aprite gli occhi, provate ad acquisire intelligenza, armatevi di coraggio ed entrate nel presente. Altrimenti tenetevi Gianfranco Fini perché non vi meritate di meglio.