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Il nostro campo d'azione non è politico nel senso stretto del termine: agiamo a monte, per la
realizzazione dello spirito adatto, per apprendere e applicare metodi e strutture al servizio della
politica e della metapolitica atti a imporre un cambiamento in profondità, non negli slogan o nella
retorica dei valori, ma nella realizzazione dei princìpi (essendo i valori qualcosa di transitorio,
soggetto al divenire, e i princìpi entità ideali, nel senso platonico, quindi archetipico del termine,
eterni ed incondizionati).


Noi privilegiamo la formazione:
1) La formazione dei Lanzichenecchi.
2) La formazione, interna ed esterna, delle coscienze sulla base dei princìpi trascendenti e
attualizzate dalle nuove sfide strategiche determinate dalla globalizzazione e dalle trasformazioni in
atto.
3) La formazione di reti o strutture di comunicazione e di intervento utili a chi si batte per la nostra
visione ideale del mondo, in qualsiasi forma lo faccia.


Il nostro segreto risiede nel fatto che la teoria deve essere sempre al servizio della pratica, in
rapporto di sinergia organica. Quest'ultima va ordinata da princìpi chiari e funzionali, armati di una
coscienza accresciuta dalle sfide dell'epoca. Niente utopie! Non ci interessano i sogni volutamente
irrealizzabili, le teorie fumose e men che meno i fantasmi dei mito-megalomani!
Il Lanzichenecco è disinteressato ma è pragmatico, nel senso che si batte per coniugare le scelte
rivolte all’azione concreta alla dimensione del Mito capacitante e del Sacro e vuole superare le
angustie del presente in una prospettiva rivoluzionaria, nel senso etimologico: re-volvere, cioè
ritornare allo spirito delle origini, non semplicemente ponendosi “contro” il presente.


Nella galassia dei Lanzichenecchi, oltre agli incontri fisici durante l'anno e ai gruppi di lavoro
quotidiano, vi sono strumenti concreti come think tanks, pubblicazioni, case editoriali, iniziative
socioeconomiche, reti web.
Lo scopo dei Lanzichenecchi non è la propria espansione a discapito di altri ma la crescita e
l'acquisizione di spazi e mezzi al servizio dell'Idea del Mondo alla quale sono votati.


Perché Lanzichenecchi?


Perché furono compagnie di uomini senza ricchezze né condizioni sociali da difendere che si misero
in gioco come mercenari spesso non pagati e combatterono nel campo imperiale.
Come i combattenti di un'altra epoca, oggi essi devono tendere a formare una nuova élite che ama il
popolo e disprezza la folla. Va acquisita una nobiltà di spirito che, alla fine del percorso, deve
recuperare l'antico spirito di cavalleria. Bisogna apprendere a non farsi coinvolgere nello strepito
volgare, ad osservare e a tacere, preferendo che a parlare siano le azioni e i gesti. “Facta non verba”
nell’assoluta certezza che l’ESEMPIO è la migliore delle armi (“essere esempio e seguire gli
esempi”, non a parole, ma secondo una trasformazione interiore).
In quest'epoca le figure dei Lanzichenecchi rappresentano un po' il punto d'incontro tra il senso di
milizia autocentrato e la figura dell'anarca jungeriano.
Esistono anche delle figure storiche più recenti che potrebbero fornire la stessa immagine.

Come si partecipa ai Lanzichenecchi


In diversi modi. I Lanzichenecchi sono concepiti nella logica dei centri concentrici.
Si può aderire esclusivamente alla Gilda e/o assumere anche ruoli e funzioni in strutture ad essa
collegate.
Si può partecipare ai Lanzichenecchi rivestendo ruoli o funzioni politiche, metapolitiche, sindacali,
in partiti, organizzazioni, centri studi o sindacati.
Parimenti agendo in qualsiasi genere di circoli associativi, sportivi, educativi, sociali, assicurando la
doppia funzione dell'aiuto disinteressato e del lavoro di scouting.
Il Lanzichenecco ha anche qualcosa dell'osservatore militare.
Il suo sguardo scruta dietro le linee nemiche per comprendere quello che c'è realmente e come si
può entrare in competizione, non ha quella pigrizia mentale che l'obbligherebbe ad accettare i
luoghi comuni, giammai verificati, del conformismo antagonista.


Per aderire ai Lanzichenecchi non è richiesto di abbandonare la realtà in cui si milita, anzi è
sconsigliato perché i Lanzichenecchi non mirano a crescite numeriche ma qualitative, non a
concorrenze ma a convergenze, a esercitare non l'egemonia ma l'influenza.
È possibile che dei circoli locali, delle associazioni, si guadagnino il diritto di esporre il gagliardetto
dei Lanzichenecchi ma questo non significa che gruppi di partito o di movimento che sono
inquadrati per conto loro, a scala regionale o nazionale, non possano partecipare anch'essi a pieno
titolo alle attività dei Lanzichenecchi.
Per la logica dei Lanzichenecchi si esclude il concetto di rappresentanza esclusiva per nazione: è
proprio la partecipazione plurale, in sinergia e rivolta a sintesi che i Lanzichenecchi privilegiano.
Si può aderire ai Lanzichenecchi, o a qualsiasi delle loro espressioni, individualmente o
comunitariamente: in entrambi i casi si possono fare molte cose.

Quale è lo spirito dei Lanzichenecchi


Ironia e serietà.
Come i guerrieri spartiati e i loro re di cui erano camerati, come le compagnie di ventura e i loro
condottieri, come i volontari garibaldini e pavoliniani: per noi la serietà è leggera e il gioco è
divino; solo chi sa ridere di se stesso può innalzarsi su di sé. Come nelle Legioni Romane dove la
disciplina non era messa in discussione, ma momenti ludici si alternavano a durezza e allegria. È
anche noto che nelle Forze Speciali in momenti altamente impegnativi non manca mai una battuta
che porti allegria nel gruppo.


Il principale motto dei Lanzichenecchi è “Il primo nemico sei tu”. Ed è per vincere le proprie
debolezze e distorsioni che il lanzichenecco deve inannzitutto combattere.
Per noi la gerarchia è sacra, ma come gerarchia di princìpi e di valori. Gerarchia umana? Laddove si
riconosca naturalmente e non per imposizione. Una gerarchia funzionale, intercambiabile,
nell’agire, con il loro esempio i leader sono posti naturalmente alla guida senza imposizioni.
Incarichi e non cariche, responsabilità e non privilegi.
Partecipazione critica nell'autonomia e nel rispetto. Capacità di disciplinarsi e impegno a non
intervenire mai per esibizionismo, per individualismo o per invidia ma solo costruttivamente,
impersonalmente e sempre con discrezione e rispetto.
Ironia e serietà anche di fronte alle avversità e alle tragedie, con la filosofia scanzonata e guascona
del Me ne frego! Da non confondere con il disinteresse e il cinismo del “non m'importa nulla” di cui
rappresenta l'opposto.

Quali sono i punti fermi dei Lanzichenecchi


L'idea assiale, anche interiore, di Imperium.
La Comunità di Destino.
L'Europa unita e indivisibile.
Una visione organica della società e dell'economia.
Il lavoro su di sé per approdare all'esempio e alla sacralizzazione comunitaria degli spazi.

I Lanzichenecchi e la politica


Numerosi Lanzichecchi sono in politica in diverse formazioni, altri hanno scelto di non
parteciparvi.
In ogni caso il ruolo dei Lanzichenecchi non appartiene alla stretta sfera della politica, bensì ad
ispirarla e a darle profondità.


La politica così come la conosciamo soffre di un doppio anacronismo. Essa si svolge con riflessi
condizionati, seguendo schemi che appartengono a un sistema superato dai fatti, ed è fuori tempo
sia dal punto di vista “ideologico” (tanto che ormai è un conflitto tra slogan di mercato per
conquistare un target) che programmatico perché non ha ancora colto le profonde trasformazioni
sociologiche che hanno modificato lo stesso potere e quindi deve convivere con lobbies e
tecnocrazie che tengono le redini perché sono le sole a poterlo fare, tenendo conto che la realtà
globale è interconnessa, non più riducibile ad angusti spazi piccolo-nazionalisti, il che non va
vissuto come un dramma o come una resa, ma con rinnovato entusiasmo.


Il compito dei Lanzichenecchi è di offrire alla politica il recupero di uno spirito militante che si
esprima come un fanatismo freddo, al fine di fornire élites reali che sappiano chi sono e in cosa si
differenziano dal caos e dall'informe. Ed è anche quello di far maturare i cervelli al fine di poter
competere nella società post-democratica (che poi è ultra-democratica) senza cedere per forza il
posto alle lobbies e alle tecnocrazie, opponendovi una lobby di popolo e una capacità tecnologica e
programmatica di alto livello in vista di un superamento ancorato a princìpi tradizionali.
Tutto questo come teoria, come insegnamento disciplinare e anche come esperimenti di
realizzazione concreta. Nella logica della sinergia e delle convergenze, con la strumentalizzazione
di sé in vista degli obiettivi e non viceversa, come è consuetudine pressoché universale.
Ai Lanzichenecchi non interessa che siano riconosciuti i loro meriti nei risultati acquisiti e non
vogliono in alcun modo togliere spazio o visibilità a chi agisce in politica.

I Lanzichenecchi e la metapolitica


Per i Lanzichenecchi la metapolitica non è l'intellettualismo ma tutto quanto si situa a lato o a monte
della politica.
Se parliamo quindi di formazione ideale, di formazione disciplinare, il campo di azione dei
Lanzichenecchi è quello della metapolitica.
Per metapolitica possiamo anche intendere quanto può precedere la politica e consolidarla, nei
campi dell'economia, della comunicazione e delle relazioni sociali.
Se per metapolitica s'intende invece il piacere intellettuale di osservare la realtà e di proporre
formule estetiche per nuove ideologie immaginate in salotto o vane quanto illusorie utopie, in
questo i Lanzichenecchi non sono metapolitici.

I Lanzichenecchi e la cultura


Per i Lanzichenecchi la cultura non è solo il perseguimento della conoscenza ma la coltivazione e
messa in forma del proprio quotidiano; ed è anche Mens sana in corpore sano.
Ai Lanzichenecchi non interessano formule vuote, per coinvolgenti ed estetiche che siano, ma
vogliono scavare e utilizzare la materia degli scavi per nuove realizzazioni. Cultura come strumento
di crescita e di accrescimento. Per questo diamo importanza alla nostra storia – alle nostre storie –
di europei, ai canoni di bellezza, di conoscenza, all'arte.
Non siamo esattamente gramsciani, ma si tenga presente che Gramsci non intendeva cambiare la
società soltanto con le influenze accademiche o intellettuali: erano previste le conquiste culturali
mediante le balere, le associazioni sportive ecc. Affinché una rivoluzione possa realizzarsi, è
necessaria la conquista giorno dopo giorno della società civile. L’intellettuale deve essere organico
ad un progetto politico.
I gramsciani in Italia hanno conquistato posti di comando giuridico dai quali intervengono
culturalmente, non è successo l'opposto.
Un insegnamento di cui fare tesoro.


I Lanzichenecchi e lo sport


Abbiamo detto “ Mens sana in corpore sano” : per il Lanzichenecco una attività fisica costante e
intensa fa parte della sua formazione. Lunghi decenni di pace, una cultura tesa alla svirilizzazione
vanno affrontati. Il coraggio e la volontà devono essere allenati come lo deve essere il fisico, una
Katana, la spada dei Samurai, passava per un lungo processo di forgiatura. L’età non è una scusa
per lasciarsi andare, cosi come non lo sono gli impegni della vita. Nell’antica Sparta i vecchi
guerrieri combattevano al fianco dei Giovani erano esempi . Un fisico non allenato denota un
carattere non fermo. Con la pratica di uno Sport impariamo cosa sia lo spirito di sacrificio e a
sopportare dolori e fatiche.
Anche l’alpinismo e il traking di alta quota in montagna formano il carattere e allenano
l’ardimento, non per la soddisfazione di aver raggiunto una vetta, ma per'una ascesi che ci conduce
in alto.


I Lanzichenecchi e la post-modernità


I Lanzichenecchi guardano indietro solo per trovare i riferimenti, gli orientamenti, i princìpi, gli
elementi per una nuova chimica con cui vivere la post-modernità.
Non ci interessano le lamentele e i borbottii. Quel che è stato è stato e non ha senso vivere l'oggi
con animo inacidito, con insofferenza e neppure con rassegnazione.
Dobbiamo vivere la nostra epoca, con tutti i canoni che le corrispondono, imponendole i princìpi
fondamentali e facendo aderire la realtà alla nostra Idea del Mondo.
Non abbiamo paura delle trasformazioni tecniche, sociali, culturali: intendiamo viverle come si
deve. L'Essere a vigilanza del Divenire, nell'armonia tra il Solve e il Coagula che solo una
centratura è in grado di assicurare. Quando questo accade, la storia c'insegna, si verificano fenomeni
ri-voluzionari controsovversivi e si ripropone il tema del ciclo eroico proprio alla nostra stirpe.


Virilità spirituale e organicità


I fondamenti della ri-voluzione controsovversiva nella post-modernità sono la virilità spirituale,
caratteristica inaggirabile del ciclo eroico, l'organicità e la comunità di destino nella prospettiva di
potenza.
Tutti coloro che li hanno accolti come piedistallo devono vivere in sintonia nella lotta per l'Europa,
indipendentemente dalle scelte religiose personali (a patto che queste siano reali, vissute e non
abbiano nulla a che vedere con lo snobbismo borghese o con il bigottismo).

Il lanzichenecco si sente a casa sua ovunque posa il suo zaino, perché combatte per un'idea e non
per una setta.
Quindi rispetta e salvaguarda il Genius Loci e il Genius Populi di ogni nazione componente – per
volontà e non solo per geografia – della nostra Europa che è indivisibile!


Europa: come la intendiamo e come vogliamo cambiarla


L'Europa è un'entità geografica, storica, etnica, culturale, spirituale e simbolica che si differenzia
dagli altri continenti e dalle altre civiltà e inciviltà.
L'Europa è il luogo della virilità olimpica, della spiritualità eroica che si sposa con la praticità e il
buon senso. È il luogo dove sacralità, religiosità e mistica non si perdono mai nel vortice
dell'allucinazione, dell'oscurantismo e della sottomissione individuale.
L'Europa è civiltà di esempio, di creatività, di arte, di estro, di libertà individuali, di comunità, di
solidarietà e di sfide.
L’Europa fu guerriera ed eroica, a noi riscoprirla, studiando le gesta di chi la creò sentendo su di
noi gli sguardi degli antichi eroi che severamente ci giudicano.


Il Mondialismo nega l'Europa nelle sue fondamenta perché attacca tutte le caratteristiche europee e
scatena le forze oscure, indifferenziate, anti-virili.
La sfida, geopolitica, storica, etnica, culturale, spirituale, simbolica, si combatte principalmente
sulla tenuta dell'Europa e sulla salvezza delle sue genti.
Non vi sarà salvezza senza una volontà di potenza e un'acquisizione di potenza che si fondino sul
concetto romano di Imperium.
L'Europa non può essere ridotta a un consiglio d'amministrazione gestito da dei banchieri e dei
tecnici, ma dev'essere innanzitutto un'idea forte, immanente e trascendente, che esalta e guida tutte
le sue componenti.
La realtà europea non è quella che constatiamo oggi, ma è quella che creeremo noi con azioni
concrete a livello europeo per formare e proporre un modello vivibile.
L'era dei staelliti e dell'iper-comunicazione ha trasformato i criteri di tempo e di spazio e ha
determinato che gli Stati, ormai impotenti, delegassero la sovranità a chi è in grado di gestirla
effettivamente.
L'Europa deve rinnovarsi, riformattarsi, riattualizzare la propria sovranità e la propria indipendenza.
Attraverso la sovranità dei popoli europei essa deve realizzare una riforma interna che si basi sulla
complementarità e sulla fraternità indissolubile! Deve tracciare nuovamente la sua via e costruirsi
un Destino.


Noi dobbiamo contribuire a fornire élites esistenziali, culturali, politiche e di pensiero per la sfida
che i nostri popoli devono vincere.
I comuni denominatori delle tendenze positive sono: ringiovanimento della popolazione,
contenimento dell'immigrazione e inversione della tendenza, salvaguardia dei fondamentali
“volkische” dei popoli europei, recupero di una visione economica non-capitalista, fondata su
corporazioni e sinergie, restauro della virilità olimpica, opposizione dell'autonomia alle imposizioni
autoritaristiche indifferenziate e atomizzanti.
Noi dobbiamo assicurarci che l'idea europea avochi a sé ed integri, garantendole pienamente, le
particolarità nazionali e regionali, il comunitarismo e le libertà individuali.
Facendo leva sul meglio che ogni nazione europea ci tramanda riusciremo nella nostra causa
comune che vuol essere l'anima e la punta d'acciaio della lancia d'Europa.

Oltre i limiti del materialismo e del biologismo


Esistono dinamiche storiche, tendenze e interessi materiali che vanno presi in conto senza scadere
in tentazioni totalitarie di stampo materialistico.
Il materiale e il biologico non vanno negati ma tenuti in considerazione e sempre integrati in una
visione superiore.
La fierezza di un'appartenenza e di un'identità non devono scadere in particolarismi gretti e
presuntuosi. L'identità va assunta e deve essere vissuta come crescita interiore e affermazione di sé.


L'universalismo egalitario è un'aberrazione, la vera universalità si produce in alto, nel confronto tra
uomini realizzati, tra culture e civiltà che abbiano assunto conoscenza e criteri oggettivi.
Ci sono criteri universali che accomunano europei, giapponesi, nativi americani, ma ci sono poi
indoli e concezioni che li distinguono nella strada della realizzazione.
Anche tra gli stessi europei i modelli specifici e le psicologie nazionali, pur in un'identità di fondo,
presentano delle particolarità che sono rispettive ricchezze.


Se non si hanno bene chiare queste premesse si rischia di confondere molte cose.
La fierezza di un'appartenenza etnica interpretata con il solo biologismo ci farebbe dimenticare che
l'Europa è soprattutto vittima degli europei e che finora le azioni disintegratrici della nostra civiltà e
delle nostre società sono state compiute da popoli bianchi.


Se non si ha ben presente che Europa è innanzitutto una Idea del Mondo ed un progetto del mondo
di ieri e di domani, che è una filosofia essenziale, se non si sa cosa significhi Imperium ma lo si
confonde con l'imperialismo, si finisce col difendere un confuso materialismo occidentale e con il
riconoscersi in figure individuali o collettive spesso espressioni di bassezza.
La materia prima dell'opera è importante perché senza materia non c'è forma, ma è la forma che dà
vita e senso alla materia corruttibile. Non c'è trascendenza, non c'è Imperium, non c'è civiltà, non c'è
Europa, senza sacralità e spiritualità vissute negli atti e nei gesti di tutti i giorni.

Forma e sostanza


I Lanzichenecchi s'interessano di sostanza e di forma.
La sostanza è quanto riguarda la materia, la tecnica, le dinamiche.
Sul piano della teoria i Lanzichenecchi promuovono le analisi e le ricerche che aiutano a trovare
soluzioni concrete.
Sul piano della pratica, nel limite dei loro mezzi, contribuiscono al miglior funzionamento di tutto
quanto abbia un rapporto con il reale (comunicazione, organizzazione sociale ecc).
La forma è ciò che anima la sostanza. Per questo i Lanzichenecchi si dedicano in via prioritaria alla
formazione ideale, spirituale e culturale di élite. Un compito che si svolge internamente ma anche
come indirizzi generali e comuni per tutti coloro che si riconoscono, sia pur confusamente, nella
nostra Idea del Mondo.
La formazione ideale non sarà mai completa né uniforme: per queste ragioni il cantiere è sempre
aperto e le vie sono molteplici, perché, parafrasando Nietzsche, la via non esiste, ognuno ha la sua
via. Ma al tempo stesso nessuna via è tale, anzi è un vicolo cieco, se non conduce a qualcosa di
essenziale, superiore ed eterno, i cui canoni vanno riscoperti e riconosciuti.

Le priorità


La linea di condotta dei Lanzichenecchi s'ispira alla ri-voluzione esistenziale quotidiana, un po'
come avveniva nelle accademie di filosofia dell'antica Grecia che erano più simili a dei monasteri
che a delle facoltà universitarie.
La visione d'insieme è complessiva e non esclude niente della forma e della sostanza, ma le
gerarchie dei piani sono chiare.
In nome della presa di coscienza della propria Idea del Mondo, i Lanzichenecchi danno più
importanza a quanto è essenziale, a quanto accomuna, a quanto contribuisce all'impersonalità attiva
rispetto a quello che è più visibile, più tangibile e che, erroneamente, oggi si considera più
importante ma non lo è, perché la sostanza priva di anima finisce sempre nel buio e nell'inerzia.
S'impone, dunque, un’opera di rigenerazione interiore, l’acquisizione di una forma mentis in grado
di affrontare in termini critici e problematici, non astrattamente intellettualistici, il contesto
dominante. Prioritario è il farsi portatori di una Visione del Mondo e non di un semplice ed esteriore
programma.


Sintonia


Per queste ragioni i Lanzichenecchi cercheranno sempre di trovare il comun denominatore invece di
accentuare le ragioni di dissenso, di litigio, di divisione che dominano il mondo politico e
metapolitico in preda a individualismi e all'inseguimento di pragmatismi a buon mercato.
Il comun denominatore dei Lanzichenecchi è dato da una visione d'insieme a dalla gerarchia
valoriale e degli obiettivi, ma, soprattutto, dalla tipologia umana che li deve caratterizzare.
È concepibile che esistano interpretazioni diverse su scelte elettorali e perfino riguardo a crisi e
conflitti. Se ci sono diversità d'interpretazione è possibile che si abbia torto tutti quanti o che solo
una parte, di volta in volta, abbia ragione. Se è lecito e perfino auspicabile che si operino confronti
in cerca di sintesi o di scelte politiche, quello che è fondamentale è che si mantenga sempre una
mentalità corrispondente a uno spirito che vola alto e resta sinergico.
Nella seconda guerra mondiale Antoine de Saint-Exupéry, Ernst Jünger e Julius Evola hanno
compiuto tre scelte diverse, ma tutti con la stessa giusta mentalità.
È ad esprimere quella che aneliamo, senza con ciò negare l'importanza della scelta di campo che si
compie di volta in volta.
È da quella sintonia, a monte del razionale e dell'emozionale, che si parte per una ri-fondazione.

Gerarchia


Tutto questo spiega quanto scritto in apertura, in particolare nei paragrafi “Cosa sono i
Lanzichenecchi” e “Come si partecipa ai Lanzichenecchi”.
Dando per presupposto il lavoro in profondità e presa a modello l'armonia nella diversità che è al
tempo stesso tradizionale e imperiale, la logica dei cerchi concentrici è quella adatta sia al nostro
obiettivo d'insieme sia a rispondere alle esigenze della società liquida. Una società per la quale i
modelli solidi, perfino troppo solidi perché dovuti alla “solidificazione” del mondo, che
funzionavano fino a qualche tempo fa, non sono ormai adatti.
In ottica imperiale e nell'impersonalità attiva che si coniuga con la volontà di comunità di destino, la
gerarchia per noi è profonda, profondissima, ma va al di là e al di sopra delle persone.
È una gerarchia che si articola, si manifesta e si riconosce per così dire “dal basso verso l'alto”.
Ma quell'alto torna ad essere in basso per la sua funzione impersonale e per la strumentalizzazione
di se stesso che è la particolarità che lo caratterizza e lo rende forte.

Autonomia e federalismo


Il microcosmo deve corrispondere al macrocosmo. L'idea imperiale che ha alla propria base la
gerarchia trascendente in cui la funzione sovrasta l'individuo, è fondata sulle ampie autonomie e sul
rapporto di alleanza tra uomini liberi, gli arimanni. Di qui l'etimologia di una parola spesso usata in
modo improprio: la federazione. Essa viene dal latino foedus che esprime un'alleanza volontaria e
fondata sulla parola data. Una parola data innanzitutto a se stessi, giudici inesorabili di sé.
Per queste ragioni la logica di adesione ai Lanzichenecchi si differenzia da quelle classiche e, senza
dotarci di una struttura rigida per ogni cosa, ci permettiamo il lusso di modificarla spesso a seconda
dei piani e delle esigenze. Facciamo conto sulla gerarchia fondamentale e inattaccabile degli uomini
liberi (una condizione che appartiene solo a chi ha operato molto su di sé) e sulla loro fedeltà alla
parola data e alla volontà di agire per far tramontare a se stessi e assicurare che la discendenza sia in
linea con i Lari e con i Penati.


L'esempio e la febbre


Lo scopo che vogliamo raggiungere con questi criteri e con queste realizzazioni è di edificare
realmente una Comunità di Destino in Europa, oggi già in embrione, di dotarla di tutto quello di cui
ha bisogno per agire sulla forma e sulla sostanza, nella politica, nella metapolitica e nello spirito
militante, fino ad essere esempio. È solo l'esempio che è naturalmente contagioso, gli altri tentativi
vanno sempre puntellati e non si trasformano mai in una vera febbre ri-generatice.