Ho pubblicato in questi giorni due relazioni dello stato di cose ad oggi e del calendario di impegni del prossimo semestre per il Progetto Imperium in Europa.
Un progetto che vede impegnati, tra gli altri, Polaris, i Lanzichenecchi e Lambda.
Per chi avesse perso le precedenti puntate, questi sono i link:
http://www.noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=23851:eccoci-di-nuovo&catid=14:note&Itemid=18
http://www.noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=23854:un-calendario-per-le-unita-imperiali&catid=14:note&Itemid=18
Come avevo anticipato, mi concentro adesso sulla mentalità che deve contraddistinguere chi partecipa al progetto e il suo modo di comportarsi.
Egli deve fare sua l'Idea Imperiale.
Su questo argomento abbiamo scritto dettagliatamente e il saggio, che è pronto, verrà pubblicato a breve in tedesco, spagnolo, francese, inglese e italiano, il tutto in un solo quaderno.
Senza addentrarci troppo nei dettagli si pensi che:
Impero vuol dire concezione europea, intesa in modo da affermare al tempo stesso nazioni, regioni e autonomie. Si pone come archetipo l'Asse ghibellino ed incarna l'eredità dalle Termopili a Berlino mentre conta sulla riconquista della potenza.
Impero, essendo un Asse verticale, è innanzitutto interiore ed è tangibile anche quando è invisibile.
Sulla base di questa percezione, gerarchica, metastorica, di stirpe, superiore e organica, si articola poi qualunque opinione politica e qualsiasi presa di posizione. Così e non inversamente. Non sono le posizioni ritenute soggettivamente giuste a prevalere sull'idea d'Impero che resterebbe così sullo sfondo come un'ombra ideologica o un marchio commerciale, è questa invece a dettare la giustezza delle posizioni, che di per sé sono comunque tutte discutibili e relative.
Unire Idea Imperiale e nazionalismo.
Ciò è non solo possibile ma un fatto dovuto, recuperando il sentimento e l'immaginario nazional-rivoluzionari che nel secolo XX diedero vita alla'idea imperiale di Europa.
Su questa base si procede per creare potere, costituire autonomie e formare avanguardie.
Cos'è un'avanguardia? Militarmente è il reparto avanzato con compiti esplorativi, di difesa, d'incursione rapida, talvolta di guerriglia lampo, che precede il grosso dell'esercito. Artisticamente è quel movimento di poche persone che sperimenta nuove forme letterarie o artistiche, nuovi stili, per rivoluzionare l'immaginario. Poiché i futuristi concordano con il fatto che la Guerra e l'Arte siano insieme all'Eros i soli momenti di autenticità della vita degli esseri umani, fate vobis.
Un processo sicuramente elitario.
Cos'è un'élite? Letteralmente è un gruppo di persone che si distinguono per cultura, prestigio o ricchezza. Per logica funzionale e operativa, la nostra dovrà caratterizzarsi per l'acquisizione di tutte e tre queste cose. Ma non è sufficiente. Come ebbe a dire giustamente Drieu La Rochelle “o l'élite è esempio o non è assolutamente niente”. Quindi si dev'essere esemplari.
Come si può essere esemplari? Innanzitutto nell'educazione e nel rispetto di sé e degli altri, quindi nell'impersonalità. Che significa assenza nell'operato d'intrusioni individuali o individualistiche, di egocentrismo e di brama di possesso. Significa insomma darsi senza domandare e dare senza pretendere.
Da queste basi nascono una precisa concezione dell'operato e il modo di relazionarsi con tutti i soggetti politici.
La concezione che ne consegue è che non ha nessuna importanza il nome di famiglia del contadino bensì il frutto dell'albero, sicché il piacere di chi l'ha piantato e coltivato è immensamente superiore a qualsiasi riconoscimento pubblico che, anzi, lo sminuisce.
Da qui si capisce che non si deve operare per andare a “portare a casa” i risultati ma per creare sommovimenti a effetto-domino. La casa infatti, se ce n'è una, è l'Europa imperiale con la totalità del proprio popolo (de-massificato), non la singola scuderia di appartenenza, per bella che essa sia.
Il rapporto con i soggetti politici – e affini – è quindi di sinergia, di sintonia ma mai di sovrapposizione. Se la funzione che si assume è d'avanguardia e di dono e se lo è tangibilmente, non solo intellettualmente ma nell'organizzazione sociale, economica, lobbistica e nell'azione formativa di quadri, questo è un compito enorme e nessuna ingerenza su altri piani è concepibile, né per funzionalità né per mentalità che, essendo organica, non è atomizzante e uniformatrice mai.
In ogni caso la relazione con i soggetti politici è importante perché la formazione nei prossimi anni di una classe dirigente omogenea e di un potere socio-economico è destinata anche a trovare sbocchi nella politica classica oltre che nel contropotere. Ed è in questa direzione che stiamo lavorando all'insegna della sintonia e della sinergia.
Alla domanda se si può essere appartenenti a un movimento o a un partito politico ed essere al contempo unità imperiale, la risposta è dunque sì. Così come si può essere corsi, catalani e sardi ma imperiali, così come si può essere spagnoli, francesi e italiani ma imperiali.
Né si deve cadere nell'errore di valutazione secondo cui chi è specificatamente corso o italiano sarebbe, di per sé, meno imperiale di chi si occupa essenzialmente dell'Impero.
Ciò può essere più o meno vero a seconda dei casi. Ecco perché si può essere unità imperiali e militare contemporaneamente in un partito o in un movimento, così come si può scegliere di non farlo.
Ad ognuno il suo: all'armonia organica il mettere tutto bene a frutto.
I tre piani della tripartizione imperiale sono quindi: intelletto, militia ed economia e su quelli, contemporaneamente, procediamo, in un'ottica ultra-politica che ha impatto diretto sulla politica ma anche e soprattutto sul contropotere culturale, economico e sociale.
Una sfida ambiziosa e totalizzante.