Scusate ma posso avere un senso di giustizia e ammirare sempre la franchezza e la lealtà?
Posso non dividere tutto e tutti secondo diktat binari?
Posso non disprezzare una persona perché omosessuale e non sentirmi costretto ad ammirarla perché lo è? Posso cioè ammirare o disprezzare qualcuno per com'è e non per la sua categoria sessuale o ideologica?
Posso essermi battuto contro quelli che “uccidere un fascista non è reato” e con ciò non esultare se, mezzo secolo dopo, gli sconfitti loro vengono perseguitati solo per favorire la corsa al Quirinale e quella all'Eliseo?
Posso essere contro il comunismo, per la sua origine spirituale e ideale e per la sua mentalità ancor più che per le sue realizzazioni, senza con ciò augurarmi che muoia lo Chef Rubio o che ammanettino Carola Rackete?
Posso essere contro il capitalismo, sostenendo che in fondo è un comunismo riuscito, senza però odiare i ricchi e sognare di annientarli come fecero Stalin o Pol Pot?
Posso essere stato aggredito e perseguito da apparati dello Stato, da organismi di Gladio bianca e rossa, da Soviet della Magistratura e riuscire a fare ancora distinzione tra responsabili e no, senza mettere tutti nel medesimo sacco?
E posso non tifare per lo Stato quando, scaricando tutte le sue colpe e le sue manovre sui brigatisti, si rifà il trucco per le future buffonate e al tempo stesso non dimenticarmi che i brigatisti avevano comportamenti partigiani ed erano collegati ad apparati e meccanismi inconfessabili?
Posso fremere di rabbia per il genocidio continuo dei palestinesi, per il massacro dei bambini innocenti, per il modo in cui tutti da più di settant'anni trattano la Palestina, senza con ciò tifare per Hamas?
Posso affermare che i suoi razzi non sono la causa dei massacri a Gaza, ma una reazione agli stessi senza dover godere di essi?
Posso evitare di gioire per la morte di bambini con la scusa che anche gli altri uccidono bambini?
Posso essere per l'Europa senza cadere nella tentazione di appoggiare Sassoli e Gentiloni? E senza trovare regolarmente un imbecille che mi accusa di essere mondialista o per Soros?
Posso amare la mia Patria in senso romano, universale, imperiale, rivoluzionario, direi cosmico, senza cadere nella tentazione meschina di circondarla di filo spinato e di entrare in conflitto calcistico con i francesi?
Posso guardare con aspettativa alla crescita tedesca e alla sfida che – nell'imperialismo capitalista in cui tutti oggi versano – lancia agli Usa, con la possibilità di emancipazione che questo ci fornisce, senza con ciò passare per merkeliano?
Posso sperare che Germania e Russia s'intendano e che in futuro si riesca a creare nuovi equilibri, senza con ciò essere merkeliano o putiniano? E posso comprendere le ragioni degli ucraìni e preoccuparmi affinché si trovi una soluzione, invece di tifare per un neo-stalinismo che li schiacci o per una tensione anti-russa che favorisca Londra e New York?
Posso essere contento se Macron cerca di autonomizzare la difesa europea e di farci abbandonare la Nato, senza con ciò dover per forza approvare le demenze di vari esponenti del suo governo?
Posso mettere in discussione l'Oms e lo scientismo senza dover cadere nell'oscurantismo trinariciuto?
Posso, cioè, non essere né Pro Vax né No Vax, ma valutare?
Posso essere dietrologo (ovvero attento alle cause sostanziali di quel che accade, all'Alethestate Profasis di Tucidide) senza diventare un complottista da baraccone, affetto da disturbi psichici nella rappresentazione della realtà?
Posso essere preoccupato per il nostro inverno demografico, difendere lo Ius Sanguinis, denunciare la piovra del business immigrazionista con annessi naufragi, senza dover diventare categoricamente ostile a ogni immigrato e senza dimenticare che le cause dell'immigrazione non solo quelle che una parte denuncia?
Posso avere in disgusto le volgarità di Salvini?
Posso ammettere che se le elezioni non servono a molto, è sensato cercare di avere assessori e amministratori non nemici e al tempo stesso ricordare che solo di questo si tratta perché tutto il resto, dall'identificazione in un partito (quale poi non si sa) alla superstizione della democrazia, è profondamente sbagliato e inconcludente?
Posso cercare di trasformare la poetica in nuova poesia e pensare di ridare grammatica e sintassi a una lingua, a una società e a una politica, o devo per forza essere schiacciato nella stupidità del Sì e No del linguaggio binario?
Posso, insomma, affermarmi invece di procedere per negazioni incrociate?
Posso non essere il tifoso da divano di questo o quel massacro reale o virtuale che va in scena?
O forse devo dare ancora una volta ragione, assoluta ragione, a Friedrich Nietzsche?
“Ripara da questi impulsivi nel rifugio della tua solitudine: sul mercato soltanto ti obbligano a scegliere tra il Sì ed il No. (…) Lontano dal mercato e dalla gloria si ritrae chiunque sia grande: lontano dal mercato e dalla gloria vissero sempre gli scopritori di nuovi valori”.
E ogni volta che mi ribatteranno velenose oscenità per contestare quello che non capiscono, mi toccherà pensare ancora come lui:
“I tuoi vicini saranno sempre mosche velenose; ciò che è grande in te è appunto ciò che li rende più velenosi e più simili a mosche. Fuggi amico nella tua solitudine, dove spira un vento rude e impetuoso! Non è tuo destino diventare uno scacciamosche”.