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Non c’è nulla da dire. Si può morire a quarantaquattro anni per eccesso di cuore. Così è accaduto a Walter colto da un raro fenomeno di allargamento arteriale che ha finito, dopo tre operazioni e vari mesi di degenza, con lo stroncarlo. Mentre, in ambulanza, raccontava barzellette…
Si può morire fuori dalla patria perché ricercati per reati dai quali si viene costantemente assolti ? E, non appena assolti, si viene nuovamente raggiunti da altri fantasiosi mandati confezionati di sana pianta  da uno dei commissari politici del soviet supremo della magistratura rossa ?
Si può morire riuscendo a rivedere la propria terra solo ed esclusivamente da clandestino, come Walter fece a più riprese, forse presago del poco tempo a propria disposizione ?
Certo che si può. Se si è uomini generosi, coraggiosi e dignitosi. Si può eccome.
E si può essere sconosciuti nella propria terra ? Ignorati nella provincia di Lecce che, nella località di Novoli gli diede la luce e cui restò sempre legatissimo ? Si può se è vero come è vero che, essendomi recato io in loco nell’estate del 2000 non trovai nessuno dell’ambiente che ne aveva inteso parlare. E questo la dovrebbe dire ben lunga sullo stato in cui versa una sub/cultura che troppo spesso si prende per elitaria quando è soltanto emarginata.
Si può essere ricordati in televisione non dai camerati di un tempo, né da quelli che sulla pelle di tutti noi hanno fatto carriera e, almeno per questo, dovrebbero esserci grati, ma dal leader di potere Operaio, Oreste Scalzone ? Certo che si può. E anche questa la dice lunga su tante cose.
Si può esser dimenticati dai giornali d’area, non finire nemmeno sui manifesti ?
Si può non celebrare la virtù di un uomo mille volte esemplare anche e soprattutto perché normale, non “superuomo”, non ammazzasette ma inossidabile, incorruttibile, incapace di qualsiasi accomodamento e pertanto d’insegnamento a molti.
Si può non incontrarsi tra amici di un tempo, camerati o “compagni di lotta” per alzare il bicchiere al suo Ricordo e alla sua Presenza nel giorno della sua dipartita ? Si può evidentemente. Come si può non sapere, non ricordare che il nove maggio è la data del suo Congedo.
E si può non sapere che le sue ceneri, raccolte in un’urna, sono sepolte nel cimitero di Ghedi (Brescia) o magari, pur sapendolo, mai essere andati a rendergli un affettuoso saluto ?
Si può. E forse di là oltre ne sorriderà ché ben altra calma avrà raggiunto; ma noi che siamo qui non possiamo non esser colti da amarezza. E speriamo questa tendenza a dimenticarlo non venga dal fatto che non è morto ammazzato o nel contesto di uno scontro a fuoco, e che, quindi, non ci si può esaltare nel gesto commemorativo atteggiandosi a guerrieri ma ci si deve sublimare nella pietas degli antichi. E ci vien da sorridere pensando che uno dei cognomi da lui scelti in latitanza fu Prisco appunto: antenato, avo. Era dunque presago di tutto, al punto di ammonirci anche su questo ?
Chissà. Mi auguro che questa miseria stia tutta nella distrazione cui c’induce il mondo moderno. Eppure qualcuno dovrebbe essere al di spora da questa distrazione, se no come fa a fare il capo, il capetto, il dirigente, il capobranco, o persino il carrierista ? Forse la morale è che nessuno ne ha diritto, stoffa, vocazione, statura. Forse la morale è Che Walter, ora come allora, fa da cartina di tornasole. E la reazione (chimica) non è ancora riuscita. Riparliamone fra un anno, in questo, una volta ancora, si è fallito.
In attesa di una prova di appello, di un ricordo vivo (magari scritto, un “omaggio a Walter” con i pensieri, le memorie di chi lo conobbe) chiudiamo con un magnifico omaggio che gli fecero in Francia quando fu stampato il “faire part” del suo Decesso: le stesse parole dedicate ai combattenti europei morti sul fronte lontano dalle terre natie: “Und wen den Tod in heiligen kampfe fand, ruht auch in femder Erde in Vaterland !”
“E se si trova la morte in una causa santa, si riposa in Patria anche in terra straniera.”
Ma la Francia per Walter non è mai stata davvero straniera. Auguriamoci che un giorno possa tornare a dire lo stesso anche dell’Italia.

 

 

Noreporter maggio 2005