Questo sito si serve dei cookie tecnici e di terze parti per fornire servizi. Utilizzando questo sito acconsenti all'utilizzo dei cookie.

Scritto da Roberto Volpi (il Foglio)

 

 

 

 

Nascite e morti: anche qui siamo i peggiori

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Italia ha un indice di invecchiamento che è di oltre il 50 per cento più alto di quello dell’Unione europea, ch’è a sua volta l’area a più alto invecchiamento del mondo - Peggio: ha una popolazione talmente squilibrata da non potersi reggere in piedi. Una popolazione stanca, disossata, al confine con la vitalità…

E temiamo quale sarà la geniale risposta arguta: "facciamo veniore più immigrati!"

Nel 2014 si sono registrate in Italia poco più di 598 mila morti. Se l’aumento delle morti verificatesi nei mesi di gennaio-agosto 2015 si manterrà per tutto il 2015 avremo poco meno di 666 mila morti, 67 mila in più (l’11,3 per cento) rispetto al 2014. Secondo le previsioni Istat della popolazione italiana 2011-2065, l’Italia avrebbe dovuto toccare un tale numero di morti soltanto nel 2029. Nel 2014, d’altro canto, le nascite sono state meno di 503 mila, mentre già in questo anno scenderanno abbondantemente sotto il mezzo milione.
E una cifra così piccola di nascite non avrebbe dovuto verificarsi mai, neppure nel lontano 2065. Cioè, meglio, per aversi un numero così basso di nascite occorre rifarsi allo “scenario basso” delle previsioni, anziché a quello “centrale” che viene comunemente utilizzato. Lo scenario “basso” è quello più pessimistico possibile, così come quello “alto” è quello più ottimistico possibile.
Nello scenario basso, per intenderci, si nasce poco e si muore molto (per effetto delle alte età della popolazione). Ecco: la popolazione italiana toccherà nel 2015 traguardi, se possiamo chiamarli così, che lo scenario basso prevede per l’Italia del 2018: 494mila nascite, 666mila morti, con un saldo naturale negativo di oltre 170mila morti più delle nascite.
Stupisce, dunque, che, mentre si annota il fenomeno di un abnorme aumento delle morti (più 45mila tra gennaio e agosto, poi si vedrà a fine anno), si eviti accuratamente di considerare che, quanto a nascite, la popolazione italiana aveva “già” toccato minimi neppure preventivati dalle previsioni “normali”, per ritrovare traccia dei quali occorre scendere nelle previsioni basse, in un certo senso “anormali”.
E questo mentre la mortalità, diversamente, travolgeva le più ottimistiche previsioni. Insomma, ecco la domanda: ma davvero pensavamo di poter tenere la popolazione italiana a un tale livello di “non” mortalità (considerando l’estrema vecchiezza di questa popolazione) mentre le nascite continuavano a discendere a velocità disastrose? Davvero pensavamo che potesse reggersi all’infinito un organismo – perché tale è una popolazione, un organismo – con nascite ridotte al lumicino e sempre più persone che varcano le soglie degli ottanta, novanta e ormai anche dei cento anni?
Un organismo con gambe come grissini e una testa come quella di King Kong? Quanti adesso si interrogano sul picco di mortalità che si prefigura nel 2015 continuano a rifarsi alla sola mortalità. Direi che è questo il modo per non capirci nulla, di quel che sta avvenendo. E infatti ecco apparire i discorsi sul peso della crisi economica, sul welfare che non è più efficace, sui servizi socio-sanitari che non sono più quelli di una volta. O sulle polveri sottili e l’inquinamento.
Tutte cose che non ci sarebbero state nel 2014, anno formidabilmente salubre, e che sarebbero esplose vedi caso nei primi otto mesi del 2015 – invece velenosi. Non saranno i piagnistei che già si annunciano a farci ritrovare la strada.
Commentando un paio di mesi fa i dati della speranza di vita del 2014, avevo detto che l’Italia rischiava il crac, senza nascite. Ecco, potremmo già essere a quel punto. Riepilogo per chi non lo sapesse: nel 2014 la speranza di vita o vita media degli italiani è aumentata di 5 mesi. Un aumento abnorme, perfino eccessivo, che arriva a seguito di una sequela ininterrotta di aumenti che hanno portato negli ultimi 40 anni gli italiani a guadagnare 10 anni di vita e a raggiungere una vita media che sfiora gli 83 anni, praticamente dei record mondiali.
Il tutto mentre i nati passavano dai quasi 900mila di allora ai neppure 500mila di oggi, quando peraltro gli abitanti sono quasi 7 milioni di più. Due dinamiche a tal punto squilibrate da portare a un invecchiamento insopportabile della popolazione (l’Italia ha un indice di invecchiamento che è di oltre il 50 per cento più alto di quello dell’Unione europea, ch’è a sua volta l’area a più alto invecchiamento del mondo).