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11/01/2016 | Viella

 

 

 

Oggi è uguale a ieri

 

 

 

 

I documenti sovietici dal 1953 al 1970 in «L’Italia vista dal Cremlino» (Viella)
Nell’Italia della guerra fredda gli uni vivevano l’Urss come una presenza incombente, gli altri come una risorsa, entrambi convinti che a Mosca il Pcus fosse ossessionato da Roma. Tutt’altro sembrano dire invece i documenti degli archivi sovietici dal 1953 al 1970, scoperti, tradotti e pubblicati integralmente, da Fabio Bettanin, Michail Prozumenscikov, Adriano Roccucci e Alessandro Salacone, nel loro volume L’Italia vista dal Cremlino (Viella). Come gli studiosi scrivono nell’introduzione, l’Urss non annetteva eccessiva importanza al nostro Paese, considerato un fronte minore
nella guerra fredda, semmai interessante per i rapporti commerciali, cominciati con il fascismo e che persino Stalin dopo la guerra non vedeva l’ora di riprendere. Almeno per il periodo coperto dal volume, neppure sul piano politico il Cremlino nutriva troppe illusioni riguardo la possibilità di cambiare la situazione. Tanto che, con l’avvio della distensione, l’Urss cominciò a interloquire direttamente con soggetti gravitanti attorno ai partiti di governo, oltre che con il Pci. Mosca era soprattutto interessata a che Togliatti e poi Longo mantenessero il controllo totale sull’opposizione e sulla sinistra. Da qui le preoccupazioni nei confronti dell’autonomismo di Nenni. Quando però l’ambasciatore sovietico nel 1957 in
formò Togliatti che i carristi, i socialisti filocomunisti ostili a Nenni, stavano per scalzare il segretario socialista per mettere al suo posto Pertini, più gradito dal Pcus, Togliatti bloccò l’operazione: Pertini per lui era «poco adatto a quel posto a causa del nervosismo e del comportamento incoerente». Un esempio di come il leader comunista non prendesse ordini da Mosca, ma semmai spesso ne desse, essendo una personalità centrale del vertice comunista mondiale. Un ruolo che il suo successore non aveva né la forza né l’autorevolezza per ricoprire: da qui i giudizi spesso poco positivi dei sovietici nei confronti di un Pci già in mezzo al guado, da qui la ricerca di nuovi interlocutori.