26/01/2016 | Carlo Bonney
Una reattività al sistema d'ingegneria sociale mondialista
Si puo’ davvero essere “equidistanti” politicamente nello scontro in atto tra i fautori della legge sulle cd unioni civili ed il suo carico di conseguenze e chi vi si oppone ?
Me lo sono chiesto piu’ volte in questi mesi e pur condividendo molte delle riserve espresse anche su questo sito, sulla “qualita’ “ dello schieramento “anti “ e pur riconoscendone limiti e manchevolezze, non riesco a tirami fuori dallo scegliere da che parte stare.
E’ vero, quanto dice Gabriele Adinolfi nel suo articolo dal titolo sicuramente evocativo “ne’ Fronte Rotto ne’ Reazione” che l’atmosfera da derby decadente innerva i dibattiti che si succedono in queste settimane sull’argomento sino a scivolare in un surrealismo a dir poco grottesco, pero’ c’è anche dell’altro.
Se partiamo dal presupposto che questa “civilta’ “ è destinata a perire , sia nella sua veste progressista che in quella reazionaria, non possiamo ragionevolmente neppure cogliere quei flebili segni “reattivi” che si possono cogliere qua’ e la’ su temi comunque di grande rilevanza politica, perche’ mettono in gioco la stessa sopravvivenza del popolo italiano e dei suoi figli .
In senso politico, sarebbe sbagliato, secondo me, “bollare” ogni sintomo di ribellione al sistema di ingegneria sociale di stampo mondialista , perche’ non all’altezza oppure perche’ ritenuta faccia della stessa medaglia dell’ideologia che si vuol combattere .
Puo’ anche essere vero tutto cio’, ma è proprio il compito dello schieramento che per comodita’ chiamero’ ”identitario” quello di cercare di indirizzare su posizioni avanzate e piu’ generali, quelle che possono essere tendenze o pulsioni popolari dettate da istanze religiose oppure di semplice buon senso, come le definisce giustamente Gabriele.
Non vorrei, che facessimo lo stesso errore “elitista” che tante volte abbiamo rimproverato alla sinistra politica e culturale, che ha sempre guardato con sospetto se con con aperta ostilita’, a quello che si muove nella societa’, nel caso non corrispondeva ai desiderata ideali di riferimento.
Quindi senza enfasi ma con lucidita’, se si vuol fare Politica ci si deve comunque confrontare con il reale e con le sue declinazioni , anche quelle che possono non piacerci per natura, indole o provenienza, ma che possono rappresentare occasioni di “semina “ o di “contagio “ fate voi, di istanze identitarie e sociali piu’ avanzate ,agendo in modo trasversale in quei settori, dove comunque si puo’ intravedere reazione a certe aberrazioni anti-umane come nel caso in questione.
Ne’ ci deve spaventare o far irrigidire il confronto ed il dialogo con chi si muove partendo da presupposti di matrice religiosa cattolica , anche perche’, piaccia o meno, il carico maggiore della lotta ai modelli di ingegneria sociale, come le adozioni dei figli da parte di coppie omosessuali o le teorie di genere, se l’è indubbiamente caricato sulle spalle il mondo cattolico.
Un mondo quest’ ultimo assai variegato al suo interno, che ha visto sul tema anche acute divisioni e lacerazioni al suo interno , ma che esprime seppur minoritario nella societa’ di oggi, ancora uno spiccato rilievo politico , perche’ comunque capace di orientare ancora milioni di persone in questo Paese.
Non solo, non essendovi piu’ fortunatamente, la Democrazia Cristiana, come partito di riferimento dei cattolici, che comunque si gioco’ sul tavolo del compromesso storico sia il divorzio che l’aborto, questo mondo è molto piu’ disposto di prima ad ascoltare chi sa proporre opposizione a modelli di disintegrazione sociale , da una prospettiva identitaria.
Tra i quali modelli ovviamente c’è pure la sostituzione etnica degli italiani e degli europei: ed è su questo punto dell’agenda politica , assieme alla battaglia per impedire la sostituzione “genitoriale” , che andrebbe orientato il mondo cattolico, da chi rappresenta lo schieramento identitario.
Le due questioni sono ,infatti, intimamente legate e viaggiano di pari passo , cause entrambi del calo demografico, evocato nel suo articolo da Adinolfi, nel processo di disintegrazione non solo dell’Europa e della sua stirpe, ma anche dell’Uomo stesso.
Qui non si ipotizzano connubi o alleanze di alcun tipo, ma un’ apporto, in un’ottica trasversale ,con chiunque voglia battersi per l’Identita’ , genitoriale , culturale , di stirpe , anche partendo da posizioni diverse, ma convergenti .
E proprio l’assenza di una forte componente identitaria in questo Movimento a difesa della Famiglia, fa si’ che la questione si riduca ad una diatriba tra credenti e non credenti, quando la posta in gioco riguarda tutti coloro che hanno cuore, coscienza e buon senso.
In questo senso, il fronte va allargato , anche per evitare una sterile nociva contrapposizione tra una supposta visione “laica” contrapposta ad una esclusivamente “religiosa” del problema.
L’alternativa è sedersi sulla riva del fiume ed osservare il lento, ma inesorabile disgregarsi del tutto, con poche chances a quel punto di invertire il fluire delle acque melmose che tutto inghiottiranno, anche i nostri figli e nipoti.