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03/02/2016 | wallstreeitalia.com

 


 

La Cina e Soros non s'amano troppo

 

 

 

Dopo banchieri e speculatori potrebbe essere la volta di George Soros. L’investitore americano di origini ungheresi è finito nel mirino delle autorità in Cina, che da qualche tempo hanno lanciato un giro di vite contro gli investitori ribassisti e una lotta aperta contro i manager corrotti.

Sono i media statali di pechino a lanciare il monito contro il guru degli investimenti famoso per le speculazioni al ribasso di lira e sterlina che in passato hanno messo in ginocchio l’economia di Italia e Regno Unito. La stella dei fondi hedge che ha saputo ritagliarsi un ruolo di filantropo di fama mondiale è avvisato: scommettere al ribasso sullo yuan potrebbe costargli caro.

Durante le conferenze di Davos dove erano riuniti i grandi della finanza e dell’economia in occasione del World Economic Forum 2016, Soros ha previsto tempi difficili per l’economia cinese, ossia un “atterraggio duro” e non morbido per la seconda potenza economica al mondo dopo anni di crescita a ritmi folli.

“Difficilmente la sfida lanciata da Soros contro lo yuan e contro il dollaro avrà successo, su questo non c’è dubbio”, scrive con toni minacciosi l’edizione internazionale del Quotidiano della Gente. Il “People’s Daily” è il principale megafono a mezzo stampa del Partito Comunista al potere.

Soros ha detto che l’economia cinese si deve preparare al peggio, a causa delle contemporanee fuga di capitali, recessione dei suoi “vecchi settori” e crescita senza freni del debito.

La Cina ha paura. Nel 1992 da solo Soros ha speculato contro la sterlina guadagnando più di 1 miliardo di dollari e mandando in crisi la Banca d’Inghilterrra. Da allora non ha ottenuto solo successi con i suoi investimenti, ma quella scommessa, unita a quella contro la lira che ha provocato un’iperinflazione in Italia, non possono che restare maggiormente impresse nella mente di tutti e sono un avvertimento per le banche centrali ostinate a difendere tassi di cambio troppo forti e irrealistici.

Guerra aperta tra Cina e Soros

Soros ha difeso queste e altre attività speculative passate, definendole operazione finanziarie “legittima”. Vendendo lire allo scoperto Soros ha contribuito a causare una perdita valutaria pari a 48 miliardi di dollari all’Italia che è anche stata costretta a uscire dal Sistema Monetario Europeo.

Rispetto ad altre occasioni, la minaccia che viene dalla Cina ha qualcosa di insolito, in quanto è un attacco preventivo: Soros, infatti, non ha mai detto di voler shortare yuan o dollari di Hong Kong. A Davos l’investitore non è entrato nei dettagli, anche se ha rivelato di essere ribassista nei confronti dell’azionario Usa e delle valute asiatiche.

Allo stesso tempo Pechino ha più di un motivo per mettersi sulla difensiva. Lo yuan si è indebolito contro il dollaro americano nell’ultimo anno (-6% dall’estate del 2015) gettando diversi investitori nel panico. L’esodo ha generato una fuga di $1.000 miliardi di capitali l’anno scorso.