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Europa
Ancora a proposito di Le Pen.
Domenica scorsa, la prima pagina di Rinascita metteva giustamente l’accento sulla progressiva affermazione di quel fenomeno politico che viene definito come “nazionalista”.
Al secondo turno delle presidenziali Le Pen ha ottenuto il 18% dei voti.
L’altra Francia fa le grandi manovre. Innanzitutto l’intossicazione. Si lasciano filtrare intenzioni di voto assai fantasiose ; ora si attribuisce a Le Pen il 21 % ora il 42. L’intento ? Chiamare a raccolta tutta la sinistra, giocando sul terrore e sull’isteria. E, forse, a queste manipolazioni non sono estranee manovre di speculazione borsistica.
Il tradizionale corteo lepenista del primo maggio si è tramutato in un’adunata oceanica.
In attesa del secondo turno elettorale francese, che Chirac punta a vincere racogliendo l’80 % dei voti, alcuni fatti e alcuni dati meritano la nostra attenzione.
Il ciclone Le Pen si abbatte sulla politica europea e su quella italiana.
L’immagine che rimbalza in Italia di Jean-Marie Le Pen è filtrata dai media e dai loro censori. L’impressione che se ne ha, quella di una specie di Bossi ignorante, o di un Perot qualunquista, o di un rigurgito del Ku Klux Klan è completamente falsa.
Il secondo turno delle elezioni amministrative francesi ha confermato le tendenze registrate la scorsa settimana. Vi sono stati dei cambiamenti rilevanti (la sinistra riconquista Parigi e Lione ma il centrodestra la scavalca nel computo globale delle municipalità). Questi smottamenti non derivano da spostamenti elettorali, pressoché inesistenti, ma dall’assenza al secondo turno del Front National che, nelle sfide triangolari, penalizzava sistematicamente i liberali. Rispetto alle scorse amministrative l’estrema destra (FN e MNR) è infatti riuscita a mantenersi in 41 città di oltre trentamila abitanti mentre nel 1995 era andata al ballottaggio 103 volte.