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Società

Eccoci in dirittura d’arrivo per la farsa di Genova.

A questo punto ci paiono utili alcune precisazioni sommarie.

La Globalizzazione è l’effetto di un’omologazione tecnologica, economica e culturale.

Eccoci in dirittura d’arrivo per la farsa di Genova. Decine di ragazzini canuti, inguaribilmente nostalgici dell’antica milizia, si ritrovano disinvoltamente allineati  dietro i numerosi ciarlatani prezzolati che menano la danza, per inquadrare il balletto italiota di Seattle. Va in scena il circo dell’antiglobalizzazione, con tanto di costumi e maschere.

Concentratisi in tenuta da guerriglia sotto i riflettori Rai, Cnn  e Mediaset, i commedianti della rivolta hanno già inscenato per i telegiornali le prove generali degli scontri con la polizia, mettendo in mostra tattiche, tenute, tecniche paramilitari.

Il fatto che i signori del mondo industriale vengano a Genova a dettarci cosa fare, tutto è meno che una novità.

Certo, in teoria noi dovremmo rifiutare queste imposizioni. Così come avremmo dovuto rifiutare le basi nato, l’usura, le piogge acide, il pesce alla diossina, il Capitalismo imperniato sul Narcodollaro…

L’agguato mortale di cui è stato vittima Marco Biagi non è stato immediatamente rivendicato, come del resto non lo fu l’attentato al Viminale.

Alcuni esponenti dell’Ulivo hanno messo in evidenza questa particolarità, una novità rispetto al terrorismo finora conosciuto.

Il ministro degli Interni ha sottolineato invece le sigle e le tematiche affrontate nelle rivendicazioni dalle nuove BR (che poi avrebbero rivendicato con notevole ritardo proprio l’uccisione di Biagi), dal PCC e via dicendo.

Durante l’intero mese di agosto è continuata la guerra dei veleni.

La tragicommedia di Genova è servita alla sinistra per rifarsi il trucco e per far di nuovo leva sulla Magistratura, impiegata e schierata contro Polizia e Carabinieri.

Una sinistra all’opposizione (in particolare quella di matrice democristiana), forte della copertura internazionale, potrebbe cadere nella tentazione di far lievitare le tensioni.

Lo scopo: quello di interrompere una serie di relazioni dettate da amicizie, filiazioni ideologiche o affinità elettive che vanno dalla periferia al centro; questo per evitare che accada a destra quel che è avvenuto a sinistra, ovvero che si costituisca un réseau naturale per vasi comunicanti in grado di incidere anche in minima parte sulla società. Una scelta politica che le varie componenti comuniste (dai DS ai centri sociali) ed i democristiani del Ppi, dell’Udeur e di Andreotti già hanno lasciato intendere che vorranno perseguire.