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Mentre l’ondata di terrore si scatena sul Mali e preoccupa Bruxelles una nota dell’ansa ci comunica qualcosa che in teoria rassicura : « Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato all'unanimità la risoluzione presentata dalla Francia in risposta agli attentati di Parigi che invita gli Stati membri "a raddoppiare e coordinare gli sforzi per prevenire e reprimere gli atti terroristici". Inoltre, chiede loro di "adottare tutte le misure necessarie in linea con il diritto internazionale", per sconfiggere lo Stato Islamico. » In altre parole ci dicono una cosa semplice semplice : che insieme all’esecutivo supernazionale e mondialista sul clima ne stanno varando un altro sulla lotta alla Spectre. Perché con straordinaria concomitanza con l’ultima uscita di 007, proprio di Spectre si tratta quando ci si raffigura questo terrorismo jihadista che è ovunque e da nessuna parte, che ottiene costantemente armi dai servizi segreti occidentali e gode di una straordianria incolumità quotidiana. Si nutre poi di odi religiosi e razziali, anche questi prodotto della linea politica dell’Occidente in preda alle oligarchie cosmopolite e alla sua epidemia di aids.

SPECTRE La Spectre ha esagerato ? O ha consentito ai suoi padrini di raggiungere il risultato voluto ? Nell’uno e nell’altro caso possiamo pensare che ritengano ormai giunto il momento di smetterla di giocare col fuoco e che si debba quindi liquidarla questa organizzazione del terrore islamista ? Ci troviamo a un tornante storico decisivo come quello a cavallo tra fine Settanta e primi anni Ottanta in cui i pupari lasciarono cadere e disarticolarono la Spectre rossa che tanto aveva contribuito a far progredire la strategia di ristrutturazione mondiale promossa dalla Trilaterale ? Francamente ne dubito. In primis perché allora fu deciso di cambiare scenari ed ambienti e a tale scopo si produsse il passaggio dallo schema anticomunista a quello anti-islamico, lasciando armare, armando direttamente o comunque facilitando l’armamento di fondamentalisti mentalmente fulminati. Al momento non si vede chi prenderebbe il posto di queste Brigate Verdi che si muovono come se le avesse messe in scena Ian Fleming. Poiché sono funzionalissime ai poteri forti , temo che resteranno in piedi ancora per un pezzo e che, esattamente come avviene per il narcotraffico, l’antiterrorismo, come fa l’antidroga, colpirà ed eliminerà puntualmente pesci piccoli lasciando tanta acqua agli squali, ai piranha e ai barracuda.

DROGA

A proposito di droga, ho saputo da un caro amico che abita a Molenbeek a pochi passi dal bar che apparteneva a uno degli attentatori suicidi di Parigi, che il suo locale era stato chiuso pochi giorni prima per traffico di stupefacenti. Stupefacente vero ? Fondamentalisti islamici che trafficano in droga ! Alzando il tappeto non sai mai cosa trovi sotto. Sempre, comunque, scopri che la polizia era da tempo al corrente e che i servizi sono della partita. Il che, giova ripeterlo, non significa che non ci siano dentro fino al collo i terroristi islamisti come in precedenza c’erano quelli comunisti a servire ignari (ma non tutti) lo stesso identico padrone. Quando si punta il dito sui Mangiafuoco e sugli animatori del Golem non si deve dimenticare che il pericolo messo in moto esiste di suo e che c’è gente dispostissima a tagliarti la gola a prescindere. Questa gente va combattuta anche se va sempre ricordato a chi dobbiamo dire in ogni istante grazie.

PROSEGUIAMO

« Nella risoluzione si chiede inoltre agli Stati membri dell'Onu di "intensificare i propri sforzi per arginare il flusso dei 'foreign fighters', per prevenire e reprimere i finanziamenti al terrorismo". » Lo sapete, vero, cosa vuol dire ? Un giro di vite a tutte le libertà economiche e finanziarie e un ulteriore passo avanti verso la spoliazione delle ricchezze da parte degli usurai. Perché alzi la mano chi pensa che – a parte un paio di casi isolati che verranno appositamente sbandierati – saranno colpite le finanze e le libertà dei terroristi e non quelle dei produttori che sono il bersaglio di questa globale lotta di classe condotta dall’alto. Alzi la mano e tenga al tempo stesso bene aperte le palpebre perché si merita il celeberrimo sputo cinematografico di Totò in un occhio.

NULLA SARÀ PIÙ COME PRIMA

Infine la chiusura che non lascia adito a dubbi sulla natura degli attentati del 13 novembre quando immediatamente parlammo di un golpe mondialista. « Il testo è modellato sulla risoluzione adottata dopo gli attacchi dell'11 settembre 2011. "Quello dell'Isis e' stato un atto di guerra nei confronti della Francia - ha affermato dopo il voto l'ambasciatore di Parigi al Palazzo di Vetro, Francois Delattre - lo Stato Islamico però non ha attaccato solo la Francia e i francesi, ma tutto il mondo". » Precisamente quello che sostenemmo a caldo. A differenza di Charlie Hebdo, siamo oggi in un’altra casistica, quella dell’azione diretta dall’alto in versione golpistica mondiale, format dell’11 settembre che non a caso viene evocato, evento a partire dal quale - parole di Bush jr - « nulla sarà più come prima », e in effetti non lo è più stato. E ora accelerano.

AMERETE IL GRANDE FRATELLO

Da Parigi parte adesso una nuova fase di dittatura transnazionale, mondialista e cosmopolita. Ma chi s’illudesse che questo lo farà stare in pace perché, raggiunti gli obiettivi i pupari non spargeranno più tanto sangue, sbaglierebbe di grosso : vorrebbe dire che non ha capito le leggi con cui questa dis-società globale è tenuta in piedi. La disarticolazione del pensiero, la mancata educazione, la fuga dalle responsabilità, la primitivizzazione della mente e dei costumi, la destrutturazione del dna e dell’identità vanno accompagnati da uno stato costante di nevrosi e d’isteria e dal terrore di un’ombra impalpabile, incomprensibile e minacciosa in agguato ovunque che riverserà sempre e comunque gli individui destrutturati e terrorizzati a cercare rifugio tra le braccia accoglienti del Grande Fratello. Che siano le stesse braccia che seminano bombe e distribuiscono armi si prefersce fingere di non capirlo. Buon fin settimana gente, approfittatene perché ogni giorno che passa il piano Morgenthau, quello che fin dal 1945 prevede il nostro sterminio, fa passi da gigante. E che il cielo ve la mandi buona tra un’esplosione e un’altra.

 

“C’è il sospetto di una manovra da parte dei servizi internazionali, ma l’estremismo islamico esiste e dobbiamo farci i conti”.Gabriele Adinolfi, intervistato da Intelligonews, legge i fatti di Parigi nell’ottica di una nuova Yalta che sta per spartirsi l’Europa e il Medio Oriente. “Terroristi nutriti e addestrati dall’Occidente come le Brigate Rosse negli anni ‘70”.

Adinolfi altra giornata di tensione a Parigi. Che idea si sta facendo di questa nuova ondata di terrore?

«È il format di luglio 2005 in Inghilterra e a Madrid, vengono sacrificate alcune pedine su cui si scarica tutto e poi la verità non si saprà mai».

Quindi si lasciano agire e poi si fanno i blitz dimostrativi per far vedere che è tutto sotto controllo?

«Esattamente, si lasciano prima agire poi s’interviene, anche se nella fattispecie credo che il coordinamento di tutto questo sia stato fatto da comandanti che non sono mai stati toccati, sono ancora liberi e che probabilmente lavorano per dei servizi internazionali».

Tutto questo nel cuore dell’Europa, lei sta andando proprio a Bruxelles una delle roccaforti dell’estremismo. Siamo arrivati all’Eurabia come piace dire a chi adesso rivaluta la Fallaci?

«La Fallaci è un “agente” dello stesso ragionamento, della logica dello scontro di civiltà che viene introdotto da quasi tutti servizi Occidentali. Noi adesso siamo alla vigila della spartizione della Siria, alla vigilia di una Yalta del Medio Oriente, e ad una spartizione dell’Europa in tre diverse zone di influenza, una della quali verrà concessa alla Francia. E siamo alla vigilia della presa di posizione di poteri assoluti trans-nazionali a Parigi sul sistema del clima, a cui seguiranno altri sulla questione dell’immigrazione. È un putsch mondialista che, a mio avviso, utilizza estremisti islamici sospettati di essere stati addestrati e nutriti da servizi occidentali; poi la misura in cui sono sfuggiti di mano è relativa, ma come minimo sono lasciati fare e utilizzati».

Sembra infatti che questi ragazzi di origine araba abbiano fatto avanti e indietro dalla Siria indisturbati…

«Esatto, in questo momento chi arma di più al-Nusra sono i francesi e gli italiani».

Gentiloni dice che stiamo armando i peshmerga, ma qual è il ruolo dell’Italia in questo scacchiere?

«L’Italia sta elemosinando un po’ di spazio sul carro franco-americano che in questo momento partecipa alla spartizione dell’Europa e che prevede un attacco frontale alla Germania. Soros ha indirizzato la crisi migratoria verso la Germania, lo scandalo Wolksvagen è quello che è, e ora si parla di sostituzione della Germania da parte della Francia nei summit internazionali con Russia e Stati Uniti, mentre fino ad ora Berlino aveva avuto un ruolo da protagonista a questi tavoli. Quindi il ruolo dell’Italia è fare una sorta di maggiordomo a questa operazione. Comunque vorrei aggiungere qualcosa rispetto alla Fallaci…».

Prego.
«A mio giudizio, lei faceva un discorso trinariciuto lanciato dal Pentagono, ciò nonostante va detto che l’estremismo islamico, lo jihadismo, per quanto sia una creatura americana esiste e ci vanno comunque fatti conti, non va ignorato e sottovalutato».

Certo il pericolo nelle periferie europee islamizzate esiste al di là di chi l’abbia creato…

«Il pericolo c’è esattamente come a suo tempo c’era il pericolo del terrorismo rosso che secondo me era manovrato dalla trilaterale, dal Mossad e dalla Cia. Non è che siccome uno sapeva che li manovravano non doveva farci i conti. Però non bisogna mai dimenticarsi chi li manovra, altrimenti la tendenza è di andare ad appoggiare il burattinaio contro il burattino, e io non ci sto».

Ma le sacche incontrollate di migliaia di immigrati sono un problema a prescindere?

«Certo ma questo fenomeno è favorito e voluto e le presunte responsabilità io le ricollego all’Onu e alle principali istituzioni politiche e religiose di qualsiasi colore».

Per Italia potrebbe essere un monito a non seguire la strada della società multietnica francese?

«Non credo, perché il monito si dà a qualcuno che lo può eseguire ma stiamo parlando di burattini. Mentre in altri paesi come la Germania e la Scandinavia esistono dei poteri locali con i quali devono fare i conti i poteri forti. In Italia quando parlano i poteri forti l’alternativa è solo un clientelismo, quindi i politici italiani ammesso che avessero un minimo di caratura, non avranno mai né il coraggio né la forza di fare nulla».

(Intervista di Marco Guerra a Gabriele Adinolfi per Intelligonews) 19 novembre 2015.

 

Abbiamo analizzato altrove le responsabilità dei pupari nell’offensiva terroristica di Parigi e continueremo a farlo nei prossimi giorni. Le analisi e le inchieste hanno però al tempo stesso un pregio e un limite. Il pregio, quando non sono completamente sballate, è di indicare le direzioni da prendere ; il limite sta nella loro obbligata incompletezza e poi inducono ad assumere uno sguardo esterno alle cose. Più se ne colgono i meccanismi più ci si allontana dalle vibrazioni.

Ebbene, torniamoci allora alle vibrazioni. Che lo jihadismo sia stato a lungo preparato e sospinto dalle centrali del potere atlantista non significa che non esista oggi ; che si nutra di minoranze non significa che sia irrilevante. Dunque siamo in guerra ? Sì lo siamo. O meglio la subiamo. Dallo jihadismo ? Anche, ma non solo.

Subiamo la guerra in tutto e per tutto, è la guerra contro l’uomo, contro il maschio, contro il vir, contro l’indoeuropeo. L’offensiva è ovunque : dall’educazione castrarice ai precetti alimentari e di vita : niente alcool, niente fumo, niente carne rossa, possibimente niente donne tranne per ragioni fisiologiche, per svuotarsi ma con tiepido e borghese amoruccio. Perfino l’omosessualità che si tende a rendere doc deve ormai comportarsi così.

In questo regno delle Boldrini, di esseri che in tempo normale non sarebbero state né etere né ancelle, né schiave né amazzoni, subiamo altre guerre. La guerra alla produzione e quella alla natalità e poi l’invasione di massa che produrrà una sostituzione della popolazione e delle classi produttrici e proletarie. Il Piano Morgenthau è al suo culmine, e non possiamo che dire Vae Victis. Non si perde una guerra mondiale senza subirne conseguenze continue e devastanti.

Almeno cinquant’anni di dis-educazione, di continuo lavaggio del cervello, di destrutturazione della personalità, di castrazione, hanno lasciato il segno. Basti vedere come reagisce la Francia a quest’offensiva terroristica. Ben diversamente di come lo fecero i Pieds-Noirs ai tempi della Guerra d’Algeria, o di come hanno reagito i siriani fin dall’inizio della loro guerra, o i libanesi. Un mix di senso di colpa (« scusateci per il colonialismo e per il razzismo » e di assunzione di valori bislacchi (« siamo tutti buoni, vigliamoci bene, abbracciamoci, con la ragione diventeremo tutti come vuole il Grande Fratello ») si è sposato con uno stile di vita assistito e tranquillo per il quale qualsiasi incognita diventa un dramma e qualsiasi responsabilità un peso intollerabile.

Ridotti a pecore e ad agnelli sacrificali i francesi – ma potrei dire gli italiani, gli spagnoli e perfino i più rudi greci – si lamentano, si stupiscono, si sbalordiscono . A chi li sgozza chiedono « perché ? Io non hoi fatto niente ». Ebbene, neanche l’agnello ha fatto niente al pastore che lo sgozza e che fino al giorno prima scambiava per un padre amorevole. Non resistono, i francesi– ma potrei dire gli italiani, gli spagnoli e perfino i più rudi greci – alla pressione, saltano loro i nervi, domandano disperatamente protezione al Grande Fratello, cioè al pastore che li sgozza, sperando che ne sgozzi altre di pecore e che a loro si limiti soltanto a tosare la lana.

Siamo in guerra ? Sì lo siamo, ma non siamo in grado di combatterla. Mancano gli uomini e senza uomini non c’è nulla da fare. Ricreiamo gli uomini e basta !

Il resto, tutto il resto, è follia, anzi, demenza.

 

Parigi : chi si è eccitato e parla di guerra di religione o di scontro di civiltà sta prendendo una cantonata mastodontica. Chi dice che non ci sono guerra di religione e scontro di civiltà sta prendendo una cantonata mastodontica. Solo apparentemente è un paradosso, perché la guerra di religione, benché ultraminoritaria, è stata indotta ed ha luogo. In quanto allo scontro di civiltà, è in atto da un buon secolo e in realtà è un’offensiva fanatica contro la Civiltà di cui gli jihadisti, reali o presunti, sono tutt’al più reclute tardive quando non si tratti di agenti speciali sotto copertura. Partiamo di qui, concetto a cui torneremo in chiusura, per commentare il colpo di Stato del 13 novembre nella Capitale francese.

Perché colpo di Stato ?

INTERNAMENTE : 1) Misure speciali accompagnano la svolta di Valls, il primo ministro di un governo a forte taglio antifascista , antinazionale, sessista in quanto anti-maschio e razzista in quanto anti-bianco. Al minimo storico, il premier socialista ha impostato la sua campagna sull’edificazione di un’Unità Nazionale che dovrebbe combattere al tempo stesso il Front National e il Terrorismo – indicati come due facce della medesima medaglia identitaria – e, grazie al gentile regalo degli attentati parigini, si candida in pratica per l’Eliseo. 2) Le misure eccezionali, se applicate alla lettera, prevedono la sospensione delle elezioni regionali in programma il 6 e il 13 dicembre che, stando ai sondaggi del 12 novembre, vedevano la maggioranza governativa praticamente alemannizzata come risultato e come immagine. 3) Dal 30 novembre all’11 dicembre si terrà a Parigi il COP 21, la Conferenza dell’Onu sul clima che prevede delle svolte autoritarie inaudite tra cui, denuncia Blondet, l’istituzione di un “Tribunale Internazionale di Giustizia Climatica istituito per affrontare i casi di mancato rispetto degli impegni dei paesi parte sviluppati sulla mitigazione, l’adattamento , [ fornitura di ] finanza , lo sviluppo tecnologico e il trasferimento [ e ] [ , ] il rafforzamento delle capacità [ , ] e la trasparenza di azione e di sostegno , anche attraverso lo sviluppo di una lista indicativa delle conseguenze , tenuto conto della causa, del tipo , il grado e la frequenza delle non conformità”. Questo in soldoni significa che si sta varando un ente sovranazionale che avrà la più ampia libertà di manovra per intervenire nella gestione dei vari Paesi con la scusa dell’ambiente ma commissariando aspetti finanziari e legislativi d’importanza vitale. Plausibile che sia il primo di tre elementi de-sovranizzanti di stampo mondialista ad essere instaurato. Gli altri riguarderanno la lotta al terrorismo e il dialogo tra le confessioni religiose. In un colpo solo la maggioranza all’Eliseo si ritroverà al centro di un programma ambizioso in cui la Francia avrà la sua copertina.

Perché il colpo di Stato non incontra ostacoli ?

ESTERNAMENTE : 1) La Francia è prigioniera delle logiche in cui si è intricata durante la presidenza di Sarkozy. Dalle Primavere Arabe, Parigi ha creduto che capitalizzare il suo know how e il suo coinvolgimento nello jihadismo risalente alla guerra contro i russi in Afghanistan fosse la miglior carta per mantenere influenze in Africa e nel Mediterraneo a spese nostre e sotto l’ombrello americano. Così facendo, però, si è legata mani e piedi agli USA, con cui peraltro si era saldata anche borsisticamente e nel narcotraffico latino-americano, e vista la disinvoltura statunitense nel cambiare cavallo, si è esposta alle ritorsioni degli ex alleati. Peraltro il Qatar detiene gran parte della finanza francese. Se è vero che Parigi non ha sostenuto propriamente l’Isis ma Al Nusra (Al Qaeda), dal momento in cui Obama gli ha chiesto di assumere un ruolo nella nuova fase siriana bombardando anch’essa le truppe dello Stato Islamico, se non ha propriamente cambiato campo (Al Nusra è un’altra cosa ed è anche schierata fisicamente altrove) non può non aver disgustato sauditi e qatarini, esattamente come ha fatto Putin. E in ambo i casi gli Usa ridono, ancor più se i loro partners subiscono ritorsioni dai petrosceicchi. Questo crea i presupposti per il terrorismo interno, chiunque poil o gestisca o lo metta a frutto. 2) Obama ha quindi longa manus sull’Eliseo. Il CFR – ovvero il Think Tank che dal 1932 detta tutta la politica estera americana – ha recentemente statuito che l’importante per gli States sia di tenere distanti Mosca e Berlino, di attaccare la Germania e infine di promuovere una spartizione della UE in zone d’influenza polacca, israeliana e francese. Immediatamente dopo questa comunicazione, la Polonia ha fatto un balzo in avanti nelle cronache e come acquisito peso politico. Dopo il golpe del 13 novembre e il summit ambientalista anche la Francia assumerà più peso. 3) Gli attentati di Parigi lasceranno il segno anche perché convinceranno i Paesi occidentali che non è il caso di scherzare con i bombardamenti e quindi che il piano Nato di spartizione siriana con rimozione di Assad, piano mai rifiutato categoricamente dal Cremlino e rilanciato proprio la mattina del 13 da Hollande Obama congiuntamente, ha adesso buone chances di venire applicato.

Dietrologia ?

Certamente ma fino a un certo punto perché ormai le cose le preannunciano, non solo in modo codificato, ma anche chiaramente. La stampa israeliana aveva infatti avvertito i suoi cittadini dell’attacco specificando anche quando avrebbe avuto luogo, il capo dei servizi francesi se n’era uscito alla vigilia con un « vedrete cose che ancora non avete visto, entreranno in azione i professionisti del terrore ». Questo, si obietterà, dimostra che erano al corrente e non hanno fatto niente per evitarlo ma non che fossero direttamente implicati. Vero. Riflettiamo però sul terrorismo di oggi e sul controllo tecnologico. Un’azione terroristica efficace la si prepara, dunque, a meno che non sia compiuta da qualcuno non segnalato e che costui non ricorra ad alcun appoggio un logistico noto, la si conosce in aticipo e si può quantomeno prevenire. Se non lo si fa delle due l’una: o si è perso il controllo o si è lasciato fare. Ciò vale per un’azione terroristica isolata, non per tre in contemporanea. Impossibile che in un caso del genere non ci sia come minimo accondiscendenza. Chi dice il contrario è perché il suo cervello si rifiuta di accettare la realtà e i rapporti di forza e sogna di trovarsi ancora in un’altra era. Chi si aggrappa invece all’incompetenza presunta non si rende conto degli interessi che si muovono a certi livelli dove non è ammesso sbagliare e dove rarissimamente si sbaglia.

Perché non può essere altro che un golpe ?

Che tre commandos abbiano agito indisturbati in contemporanea in più luoghi, che alcuni dei loro membri si siano fatti saltare in aria e che gli altri siano stati tutti giustiziati da una polizia inefficente fino a un secondo prima, che non ci sia neanche un sopravvissuto da interrogare, per piacere andatelo a raccontare a qualche imbecille e se ci credete anche voi , mi dispiace, ma temo che abbiate seri problemi di cellule grigie. Come minimo non doveva sopravvivre nessuno che potesse parlare, oppure, addirittura, i capi militari sono stati lasciati scappare e si finge che non ci fossero. In gennaio a Charlie Hebdo e al supermercato probabilmente si lasciò soltanto fare. Anche se i terroristi – ovviamente tutti uccisi – risultarono poi essere stati addestrati dai servizi francesi appunto per combattere in Siria ed è stato in seguito comprovato che li avevano armati subito prima delle stragi. Si sapeva, non si prevenne : questo, anche se moralmente è la stessa cosa, non significa che fu un’azione coordianata dagli apparati. L’offensiva di venerdì invece, per la sua dinamica intera, rientra in tutt’altra casistica, come quelle dell’11 settembre 2001 a New York e del 7 luglio a Londra 2007 : sono operazioni dirette dall’alto con agenti speciali direttamente in azione.

Quindi, se è golpe, non è guerra di religione ?

Non lo è di per sé, se non artificialmente, ma rischia di diventarlo, specie se questo format verrà replicato da noi durante il Giubileo. Non bisogna mai dimenticare infatti che il Pentagono ha promosso questo scenario fin dal 1997 e che, agenti o meno che siano, i combattenti in Siria vengono arruolati in un certo ambiente islamista che si nutre di un fanatismo mortale. Una volta cambiato registro, gli americani che per quasi novant’anni avevano armato il terrorismo comunista (iniziarono ben prima della Rivoluzione d’Ottobre) hanno creato di sana pianta quello jihadista che però, come Frenkenstein, oggi si muove. Il cervello c’insegna a discernere ma non bisogna mai dimenticare l’intelligenza del corpo, quello delle cellule epidermiche, quello linfatico. Che le Brigate Rosse a suo tempo facessero il gioco della Trilateral e d’Israele è un conto, che il loro credo comunista fosse genuino e che le loro pericolosità soggettiva non esistesse, ne è però un altro. Perciò, essere coscienti di cosa accade, di dove ci portano i poteri fortissimi e i loro mangiafuoco locali, di quali siano i gradi di repsonsabiltà è fondamentale me non è sufficiente. Ai tempi di Terza Posizione sapevamo bene chi era il nemico primo e chi il secondo ma questo non significava che non ci scontrassimo con quest’ultimo, il « Fronte Rosso » ; se non l’avessimo fatto saremmo stati idioti e ne saremmo finiti giustamente vittime.

Jihadismo, Mondialismo, immigrazione e genocidio

In chiusura riprendo un felice slogan di Avanguardia Nazionale dei tempi del mio liceo : « La società borghese si combatte opponendosi al comunismo ; il comunismo si combatte opponendosi alla società borghese ». Cambiate i soggetti secondo la loro evoluzione storica e combatterete la dittatura tarnsnazionale opponendovi al terrore jihadista e viceversa. Ma non dimenticate mai che – guerra di religione o no - il problema reale a cui dobbiamo fare fronte non è il credo di una minoranza esaltata e manipolata, lo è la sostituzione di popolazione oggi in atto, con ondate di gente esogena non necessariamente musulmana, sospinta dall’Onu e facilitata da tutti i players mondiali. Tutti, nessuno escluso. Il che significa che, per quanto spettacolare ed emotivamente coinvolgente, quello che è accaduto venerdì scorso a Parigi non è che un epifenomeno secondario perché il nostro sterminio è in atto su tutti i piani e procede a tappe forzate ogni minuto di più.

 
Significa che gli schemi mentali a cui siete abituati non sono adatti




Vi domandate come mai gli Usa stanno oggi cooperando con i Russi riguardo l'attentato subito dal loro aereo in Sinai ad opera - ufficialmente - dell'Isis?

Se ve lo chiedete è perché siete rimasti un po' indietro. E se vi stupite del fatto che l'intelligence americana indichi l'Arabia Saudita come probabile responsabile è ancora perché siete rimasti indietro.

Ma come, vi domanderete, non sono, i petromonarchi, i principali alleati degli Usa? la risposta è non più e ce lo ha anche spiegato a chiare lettere proprio il Cremlino un anno e mezzo fa, annunciando che anzi l'alleanza privilegiata nell'area era diventata Usa-Iran.

E l'Isis? Non lo hanno armato loro? Sì ma prima. E non lo sostengono oggi? Sì e anche no, con il solito modo con il quale sostengono anche tutti gli altri contendenti, meno Assad.

Però non sono affatto scontenti, né loro, né gli israeliani, che i russi siano intervenuti a difendere la zona costiera della Siria.

Come mai? Non sono loro i "cattivi" e i russi i "buoni" ? (O viceversa per i più). Il fatto è che dovreste piantarla di avere una logica hollywoodian-fumettistica sulle relazioni di potenza.

Con l'avvento degli Usa sul mercato dell'esportazione del gas, successiva al completamento del Piano Cheney (in atto dal 2001 al 2009) essi sono andati in conflitto d'interessi con l'Arabia Saudita che si è avvicinata alla Russia. Lasciando che la Russia intervenisse in Siria dove gli americani proprio non potevano, hanno però permesso che si bloccasse la costruzione del gasdotto programmato da Riad che avrebbe dovuto sfociare sul Mediterraneo a scapito del gas russo.

Ma ora che gli Usa sono un imminente esportatore di gas le pipelines vanno ripartite. Lasciato ai russi il nord-est europeo loro puntano al sud-ovest e proprio Riad diventa un concorrente da contenere.

Il fatto che Mosca sia dovuta intervenire in Siria poi ha raffreddato i rapporti tra gli sceicchi e il Cremlino. Ecco quindi che diventa più che logico che i petromonarchi colpiscano la Russia via Jihad  e che gli americani sostengano  almeno pubblicamente i russi.

Questa è la "logica di Yalta" che significa spartizione nella contesa e contesa nella spartizione.

Se partiamo di lì e non dai deliri escatologici del Bene contro il Male capiremo meglio cos'accade.

E ci starà comunque bene che il gasodotto che wahhabita venga bloccato e che la Siria, mutilata, tenga. Anche se questo attualmente non disturba gli americani e gli israeliani.

C'è una differenza di fondo tra chi va avanti con i Pro e chi con gli Anti.

Il Fascismo e l'Anti non sono compatibili. Poi fate voi... 




No Reporter Novembre 2015
 

Abbiamo dedicato un’analisi al giorno al risultato elettorale e con questa ci ripromettiamo di chiudere. Dall’analisi critica alla critica costruttiva.



Un sistema articolato



Il bipolarismo comporta un totale cambio di rapporti tra movimenti, idee, autonomie e potere rispetto al proporzionale.
Chi ha un metodo (e quindi sicuramente i comunisti) lo applica: da chi ha un metodo si deve saper apprendere e mutuare (adattando, non copiando).
A sinistra esistono molti soggetti differenziati per composizione, indirizzo e ruolo. Semplificando abbiamo: Sinistra DS – Comunisti Italiani – Rifondazione e (come autonomie): disobbedienti, centri sociali, cooperative ecc.
Questi soggetti sono autonomi tra loro ma anche osmotici e operano secondo la legge dei vasi comunicanti; litigano, si scontrano ma si verificano su convergenze oggettive.



Per domani



Le forze dell’Area Non Conforme si sono impegnate soprattutto a colmare i vuoti mancanti da quest’altra parte dello scacchiere per la realizzazione di un sistema similare. Quelli per intendersi che non sono il rispettivo della sinistra DS (Destra Sociale) o di Rifondazione (Alternativa Sociale); tutti gli altri.
E questo tentativo che tutti coloro che hanno parametri marxiani e/o leninisti (ovvero quasi sempre osservatori di sinistra) hanno immediatamente colto e apprezzato (o temuto) è riuscito; al punto che il risultato raggiunto è stato ovunque positivo e in controtendenza. Non siamo stati identificati in ogni azione ma solo nelle operazioni Gerri e Guaglianone. In realtà le operazioni, più complesse, sono state più numerose. Ma, quando vinse lo scudetto allenando la Roma, Liedholm lasciò che i giornalisti lodassero la sua zona totale salvo spiegare, poi, che per un terzo del campionato aveva applicato la marcatura a uomo; e non disse dove e quando. Ci atteniamo.
Il problema, però, il grave problema, è la débacle dell’area rifondazionista (AS) che ha toccato la minima percentuale storica dell’estrema destra da sempre.
Sappiamo che le logiche clanistiche e l’autoreferenzialità che sono caratteristiche correnti nell’area faranno sì che molti godano di quest’insuccesso. Non è il nostro caso. Auspicavamo alla vigilia una forte avanzata di AS (Lazio escluso) e l’auspicavamo davvero, guardando in prospettiva.
Oggi la picchiata elettorale rischia di aver eliminato l’estrema destra da ogni entrata in gioco per diversi anni, a meno che non si verifichi uno scenario preciso che indicheremo più avanti. E questo è un disastro per tutti perché un (micro)sistema ha bisogno di tutte le sue componenti e l’equivalente di Rifondazione è indispensabile.



Non si può



Il suicidio di AS è avvenuto per diversi errori di valutazione.
Non si può incentrare tutto sulla sindrome del tradimento, sul rifondazionismo missino e sull’utilizzo di un cognome. Il voto di rigetto si ebbe dopo Fiuggi: AN perse ottocentomila voti e, in seguito, ne recuperò si e no centomila. Dopo Gerusalemme, quando ci si aspettava che i voti d’indignazione piovessero come manna sul deserto, AS strappò in tutta Italia si e no trentamila voti ad AN. Doveva essere sufficiente a capire che la tematica era inutile.
Non si può centrare tutto sulla polemica (anche un po’ morbosa) verso un solo partito; anziché recuperare da lì qualche voto incerto lo si frena: E da tutti gli altri contenitori non si acchiappa alcunché.
Non ci si può atteggiare alle vestali senza che si sappia quale sia il fuoco che si mantiene acceso.
Non si può, infine, scambiar lucciole per lanterne. Se la signora Mussolini viene votata per quel cognome non può illudersi di esser votata per se stessa e per le sue qualità né pensare di esser depositaria di un elettorato fedele: così si prendono enormi cantonate e si è visto.
Non si può, infine, puntare tutto solo su quel nome e sulla polemica con AN.
Forza Nuova in passato iniziò a radicarsi (colonie, Compra Italiano, battaglie contro la disoccupazione, contro le discariche) e crebbe. Si dovrebbe, in tal senso, tornare all’antico. Non è dal consenso che nasce il radicamento ma è dal radicamento che nasce il consenso.
Non si può, infine, liquidare (o ridimensionare) un marchio che paga, come la Fiamma il cui elettorato storico alle regionali ha quasi completamente disertato le urne o comunque rifiutato il voto alla Mussolini.



Si può



Si può ripartire dal buon senso. Innanzitutto la sigla più logica (perché più pagante per l’elettorato) è Fiamma – lista Mussolini
Le quattro componenti di AS (tre partiti e un movimento) dovrebbero, a nostro avviso, strutturarsi in correnti di un solo partito:
Frorza Nuova – Fronte Sociale Nazionale – Movimento Sociale e Libertà d’Azione.
Tutti insieme dovrebbero andare finalmente ad un congresso vero, programmatico ed esprimere un segretario che abbia comunicativa e cultura politica lasciando all’onorevole Mussolini esclusivamente la presidenza, pregandola di non dettare la linea del partito, di non orientarla a proprio piacimento e, soprattutto, di lasciar parlare qualchedun altro.
Il partito dovrebbe infine trovare un cavallo di battaglia politico: una forte affermazione o una forte negazione: essere riconoscibile in un tema di fondo.
Ma, prima di questo, almeno come priorità valoriale, si deve pensare al radicamento.
C’è, in tal senso, domenica 17 un test importante in Basilicata. Lì AS corre portando con sé  il radicamento popolare di Forza Nuova in Lucania e presentando il suo leader come candidato presidente. Se la percentuale si rivelerà migliore della media nazionale il dato sarà molto significativo.



Per quando



Una serie di errori clamorosi di gestione hanno inficiato ogni possibilità d’incidenza politica a breve termine, ragion per cui chi voglia rifondare il rifondazionismo deve puntare alle provinciali del 2008 e alle europee del 2009.
Se si fosse proceduto altrimenti (o se il Consiglio di Stato non avesse riammesso le liste nel Lazio e a Milano), coprendo le carte e bluffando ci sarebbero state ancora chances per le politiche. Ma un’estrema destra ingombrante, antiamericana e spacciata per antisemita che non arriva all’1% sul territorio nazionale non ha attrazione né potere contrattuale con altri soggetti.
A meno che.
Ameno che la resa dei conti non spacchi la CdL che può arrivare divisa alle prossime consultazioni. L’alleanza “popolare” AN-democristiani potrebbe indurre il Cavaliere a lottare da solo e con tutte le forze disponibili. Questo potrebbe riaprire a sorpresa le porte all’estrema destra. Ma quest’ultima dovrebbe andare a competere in un polo laico, con la Lega e la Bonino, mano nella mano con gli abortisti. E, per farlo, dovrebbe avere una dirigenza solida e un elettorato preparato. Per il quale obiettivo c’è da correre.
Quest’ipotesi è fantapolitica ? Non necessariamente.



Intanto



Queste considerazioni valgono per chi senta la vocazione, l’indole, a schierarsi nel teatro della politica sui parametri che competono a Rifondazione. Per chi, come il sottoscritto, questa vocazione, quest’indole, questa propensione non ha, esistono altre azioni da fare (non opposte, alternative, concorrenziali ma o g g e t t i v a m e n t e complementari). Tra le quali la realizzazione non solo di una trasversalità destro/radicale ma di una seconda trasversalità di tipo sociale incentrata sul Mutuo Sociale e sul Bilancio Partecipativo. E, ovviamente, l’ulteriore sviluppo della metapolitica e della formazione.
Ma da soli è possibile farsi la barba e basta. Ecco perché c’interessiamo, e tantissimo, della ripresa di quanto viene già dato per morto. Perché lo vogliamo vivo.

In precedenza su noreporter questi brani sulle elezioni:

2 aprile: Quel voto (in)utile
5 aprile: Questo voto c’insegnerà qualcosa ?
6 aprile: Patatrac
7 aprile: La piccola Baviera




 

 

Noreporter Aprile 2005

Il risultato elettorale indica che:

Il centrosinistra batte ovunque la CdL. Per almeno tre motivi: il caro-vita che l’opinione pubblica attribuisce al governo benché sia un fatto continentale, lo scarso aumento salariale per gli impiegati pubblici e l’incapacità endemica della gente di destra di comunicare; e poi ci si mette la manifesta presunzione degli esponenti governativi.

Il dato più rilevante – al tempo stesso più preoccupante e più promettente – è la grande progressione, a sinistra, delle formazioni comuniste. Si vedrà in breve se prevarrà – nel tentativo di imbrigliarle – l’idiota pregiudiziale reazionaria antifascista o, piuttosto, la volontà d’incalzare il capitalismo nei termini consentiti dal sistema.

La presunta avanzata dell’estrema destra si è invece rivelata un flop.

Alternativa Sociale, che i sondaggi (probabilmente larghi con la benedizione delle sinistre) davano in crescita, ottiene risultati a dir poco deludenti che solo se s'ignora il risultato alle europee della Fiamma - come se non vi avesse partecipato da sola e ora non avesse corso insieme a tutti gli altri -  può essere contrabbandato come decente. Ma sarebbe una presa in giro irriguardosa e indegna.

L’elettorato dell’estrema destra è al palo da dieci anni, oscilla tra cinquecento mila e ottocento mila voti senza mai convincere nessuno al di fuori dal ghetto. Le geografie cambiano continuamente solo nelle composizioni e decomposizioni dei puzzle.

L’estrema destra paga, chiaramente, l’assenza di qualsiasi programma, proposta o affermazione.

Il complesso edipico che la lega ancora e sempre ad Alleanza Nazionale e la sindrome proustiana della ricerca del tempo perduto la condanna all’isolamento.

Il fattore che – a detta di troppi – avrebbe dovuto risultare un valore aggiunto, ovvero la signora ex deputato di AN che porta QUEL nome, si è rivelata valore aggiunto SOLO nelle questioni interne al microcosmo. Si dice che buchi lo schermo e che piaccia alla gente comune. Si diceva anche, in Francia, che Megret fosse un politico intelligente e che piacesse al popolo più di Le Pen…

Si calcoli che nel Lazio e in Campania AS fa ben povera figura rispetto a regioni assai più difficili e che, ad esempio, Invernizzi e Romagnoli escono assolutamente meglio dalla consultazione che non la loro capo.

La quale probabilmente è troppo personalista, protagonista ed emotiva per gestire un partito. La comprova la si è avuta quando ha sostenuto – in modo del tutto infondato – di aver vinto le elezioni per aver fatto perdere Storace.

Storace ha perso da solo e, quale che sia la prospettiva dalla quale si vede la scena, questa sconfitta la paga anche AS. La quale, tra l’altro, ha dimostrato di non essere stata determinante in alcuna regione perdendo così molto potere contrattuale sia con il centrodestra che con il centrosinistra.

Ci riserviamo di commentare a freddo, più ampiamente, i risultati. Al momento c’è da dire solo questo: che chiunque voglia combinare qualcosa DEVE rivedere tutto (gerarchie, atteggiamenti politici, linguaggio, metodo) entro tre mesi o è condannato a scomparire.

In ogni caso non si può più continuare a confondere la politica di oggi con quella che si poteva fare in una società non ancora desocializzata e in un sistema proporzionale. Né si può continuara a mantenere, soli in tutto lo scenario politico, il pregiudizio democratico: credere cioè che parlando alle masse (?) si cambi il quadro politico quando, invece, è proprio cambiando progressivamente  il quadro che si raccolgono consensi.

 

 

 

Noreporter Aprile 2005

 

S'inaspriscono i toni polemici nelle consultazioni regionali. L'esclusione, per irregolarità manifeste (ma usuali e comuni) della lista capeggiata dalla Mussolini, determinata con ben poco stile da Storace, è stata confermata a sorpresa del Tribunale Regionale del Lazio. Mentre Veltroni s'inserisce e gongola, i toni si alzano tra il governatore e la Mussolini,. I due, a lungo compagni di partito in AN, sono, a quanto appare, ai ferri corti.
La polemica si allarga interessando oltre misura un elettorato passionale che rischia di dimenticare che le elezioni oggi significano poco o niente e  che quel che conta è solo l'azione quotidiana contrassegnata da un distacco prospettico e da una visione strategica. Ma l'effetto -commedia dello spettacolo della politica sta attanagliando più di una coscienza e la tiene prigioniera. Del solito nulla. Sicché per mesi questa diatriba terrà banco sollevando eccessiva polvere.
Al di là dalle polemiche e dai coinvolgimenti emotivi sicuramente eccessivi da parte di chi , innanzitutto passionale, è soggetto al pathos e non lo domina, alcune considerazioni sembrano opportune.
1.    È strano che il Tar del Lazio abbia operato questa scelta e non abbia piuttosto, come ha fatto altrove, sancito che eventuali irregolarità sarebbero state acclarate dopo le elezioni. Nel dire che è strano non faccio dietrologia; per il semplice fatto che non saprei esattamente che tipo di dietrologia fare, essendo il Tar più facilmente addomesticabile da sinistra che da destra.
2.    L’esclusione della Mussolini dal Lazio non è stata una mossa molto elegante da parte del Polo che in ogni caso ne pagherà lo scotto; e, se costerà comunque un mancato introito ad AS nel Lazio le fornirà, di sicuro, un aumento di consensi in tutte le altre regioni.
3.    L’assenza dal Lazio falserà il bilancio del reale potenziale di AS; paradossalmente il non poter essere contata in una  regione “forte” permetterà ad Alternativa Sociale di farsi valutare “in eccesso” rispetto al risultato, comunque probabilmente cospicuo, delle prossime elezioni, offrendole maggior poter contrattuale per le politiche del 2006. Sia con il Polo che con l’Unione.
4.    Il problema centrale resta la carenza politica di una vera e propria classe dirigente in quasi tutte le componenti politiche. In quanto gli esiti elettorali che contrassegneranno certamente una regressione del centrodestra fronte ad una debolezza intrinseca ed evidente del centrosinistra saranno propedeutici ad un nuovo scenario al quale ci si dovrebbe preparare abbandonando le questioni di retroguardia e le piccole diatribe di fazione. Perché ciò avvenisse si dovrebbe, però, sormontare i complessi edipici e le tentazioni proustiane che rappresentano il fil rouge continuo del potenziale (ma mai in atto) pendant geometrico di Rifondazione.
Sarebbe dunque il momento di ragionare in termini positivi e non soltanto distruttivi e di rivalità

 

 

Noreporter Marzo 2005