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Domenica l’occidente ha celebrato se stesso. Duecentoventotto anni fa la sua estrema disperata appendice, l’America, proclamava i Diritti dell’Uomo, con tanto di maiuscola, ovviamente. Aveva così luogo l’istituzione di una religione moderna: quella dell’individualismo. Scomparivano dall’immaginario giuridico e filosofico tanto i popoli quanto il sacro. In un fervore liberale e materialistico, che pure all’epoca riuscì a mobilitare coscienze forti, attratte dall’utopia, si mise così fine al principale legame che vincola un uomo ai suoi antenati, ai suoi discendenti e alla sua comunità: il dovere.
Il boogie woogie. Questo ballo strampalato che tradisce il desiderio di abbandonarsi, di sfuggire, di dimenticare, è divenuto il simbolo storico e culturale di un’Europa prostituita. Nel vero senso della parola, visto che le fanciulle e le donzelle italiane e francesi si vendettero copiosamente per poche tavolette di cioccolata e qualche calza di nylon, a quelle truppe portatrici di civiltà che tra l’altro, dopo i combattimenti, si sfogavano in violenze carnali di massa, come ben ci rammenta “La ciociara”.
Sessantaquattro anni fa, il 10 giugno, l’Italia dichiarava guerra alla Francia e all’Inghilterra ed entrava nel conflitto mondiale a fianco della Germania. Visto l’esito della guerra, molti hanno poi imputato a Mussolini quella scelta, definendola avventata, superficiale e disastrosa. Tutti questi critici arguti che, lo sappiamo bene, avrebbero organizzato meglio di lui la Marcia su Roma, avrebbero sgominato la Chiesa e la Massoneria, instaurato il paradiso terrestre e fondato un Regime millenario, fanno sfoggio di buon senso ma non tengono conto della realtà effettiva delle cose.
Il giorno seguente il Natale di Roma un infarto ha stroncato Enzo Maria Dantini. Questo nome non è certamente noto ai più giovani perché da venti anni si era ritirato in modo definitivo dall’arena che viene definita politica. Prima del ritiro aveva provato a frequentare alcuni suoi coetanei impegnati in tentativi che definire infelici e infruttuosi è un eufemismo. Quindi, vista la regressione generale e l’insensatezza dei vari conati aveva preferito chiudersi in se stesso.
Quel che sostengo scontenterà molti, forse tutti, ma tant’è. Prendendo spunto dall’uccisione di Fabrizio Quattrocchi affermo che il modo di porsi nei confronti delle tragedie atlantiche e di quelle fondamentaliste da oltre una anno è in genere assai puerile. Da una parte troviamo i soliti “difensori dell’Occidente” – gli stessi che trent’anni fa avrebbero fatto le guardie bianche alla Scala di Milano quando gli studenti l’attaccarono a colpi di uova marce - dall’altra quelli che, nel nome della libertà dei popoli, sono pronti a gioire delle tragedie umane se queste riguardano gli occidentali, dunque i colpevoli “oggettivamente”.
Non c’è solo Pannella, il professionista: c’è anche chi ci crede davvero e si batte con coraggio.
È il caso di Bruno Berardi, figlio di Rosario, un maresciallo di PS che fu ucciso con sette colpi di pistola esplosi dalle Brigate Rosse mentre aspettava l’autobus a Torino il 10 marzo 1978.
Paolo, Ugo, Redazione,
consentitemi di replicare al vostro commento in margine al mio articolo “Il caso Battisti”. Voi sottolineate che il Battisti non è ricercato per reati associativi ma per fatti di sangue dei quali sarebbe opportuno sia chiamato a rispondere e considerate altresì che la mia lunga latitanza mi abbia in qualche modo reso eccessivamente ma comprensibilmente solidale per chi abbia vissuto un’esperienza analoga alla mia.
Pochi giorni fa ricorreva il venticinquesimo anniversario del più vasto blitz repressivo italiano. Il 7 aprile
1979 veniva scompaginata l'area dell'Autonomia: centinaia e centinaia di arresti cui si sommavano
centinaia di fuggiaschi che sceglievano l'espatrio clandestino.