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Il ciclone Le Pen si abbatte sulla politica europea e su quella italiana.
Qui, a parte Forza Nuova, soltanto la Lega ha avuto il coraggio di prendere una posizione non contraria alla destra socialpopolare transalpina.
Un po’ tutti, dalla nomenklatura di AN ai quadri isolati e sterili della cosiddetta Destra Radicale sono invece a disagio, combattuti tra la simpatia per l’evento (o quantomeno per la sconfitta totale delle sinistre) e la turbativa che Le Pen sta arrecando al bipolarismo.
L’immagine che rimbalza in Italia di Jean-Marie Le Pen è filtrata dai media e dai loro censori. L’impressione che se ne ha, quella di una specie di Bossi ignorante, o di un Perot qualunquista, o di un rigurgito del Ku Klux Klan è completamente falsa.
Così come false o deformate sono le proposizioni che gli si attribuiscono o i sentimenti che si dà per scontato che incarni.
Sicché l’impressione che se ne ricava è quella di un demagogo trinariciuto che cavalca l’intolleranza, la xenofobia, l’eczema psicotico di una borghesia incolta che si schiera a difesa dei suoi privilegi e che è pronta a gettare a mare chi si avvicini al giardinetto di casa.
La grande affermazione di Le Pen ha molti significati.
1.
È la vittoria di un uomo coerente, coraggioso, combattivo, che mai ha accettato il compromesso.
2.
È la risposta della France Profonde, o più propriamente della Francia popolare (fatta di sottoproletari, proletari, piccolo-borghesi, disoccupati e studenti) alla politica scellerata delle oligarchie finanziarie che l’hanno espropriata di tutto: dalla sicurezza alla floridezza economica, dalla fierezza alla certezza del domani.
E' una tragedia greca con forte sapore di farsa. Un muro contro muro tra follie dall'esito scontato: l'abisso. Né poteva andare diversamente se si tengono in conto le premesse: da un lato la finanza, dall'altro i cialtroni, sicché a pagarla saranno tutti.


Il secondo turno delle elezioni amministrative francesi ha confermato le tendenze registrate la scorsa settimana. Vi sono stati dei cambiamenti rilevanti (la sinistra riconquista Parigi e Lione ma il centrodestra la scavalca nel computo globale delle municipalità). Questi smottamenti non derivano da spostamenti elettorali, pressoché inesistenti, ma dall’assenza al secondo turno del Front National che, nelle sfide triangolari, penalizzava sistematicamente i liberali. Rispetto alle scorse amministrative  l’estrema destra (FN e MNR) è infatti riuscita a mantenersi in 41 città di oltre trentamila abitanti mentre nel 1995 era andata al ballottaggio 103 volte.

La Francia ha votato no alla costituzione europea. È una notizia più buona che cattiva perché le motivazioni e i partigiani del Oui non davano altra scelta.  Prima di felicitarsi frettolosamente del risultato, ritengo però che si debbano attendere gli sviluppi politici che ne conseguiranno.

C’è infatti il rischio che di sviluppi politici non se ne veda l’ombra; o addirittura che, se ci saranno, siano addirittura peggiori rispetto ad una vittoria del si.

 

L’otto gennaio 1996 a Parigi decedeva François Mitterrand: un tumore a  lungo combattuto lo portava via pochi mesi dopo la chiusura del suo  secondo settennato alla testa della Francia.

 

 

Fascetta: L’avvento della moneta comune



L’Euro: facciamolo nostro



Quali effetti negativi comporta  e quali opportunità ci offre invece la nuova moneta ?
La sua recente adozione rappresenta indiscutibilmente una novità di rilievo:
non accogliamola con lo spirito di chi subisce ma con quello di chi
vuole decidere del proprio destino.

di
Gabriele Adinolfi




Quelli che l’Euro non lo vogliono assolutamente.
Ci rammentano che la nuova moneta non è di proprietà popolare, che la Banca Centrale Europea  non è sottomessa ad alcun’autorità politica, che i banchieri sovrastano ed avviliscono la sovranità nazionale e che sono in grado di dettare legge ai governi.
Giusto: ma era così anche quando usavamo la Lira.