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Storia

Carlo così come lo conobbi e come lo vedo

Gabriele Adinolfi

 

 

 

Lo conobbi rischiando una crisi diplomatica. Se le cose avessero seguito il loro corso logico Carlo non avrebbe mai creduto che quei telegrammi si erano persi. Eravamo sul finire di giugno del 1980, Terracciano aveva compiuto un giro della Sardegna durante il quale aveva chiesto per iscritto a Walter Spedicato di andarlo ad incontrare al porto di Civitavecchia. Entrambi all’epoca collaboravano alle edizioni di Ar, sapevano delle reciproche esistenze ma non si erano mai visti. Carlo avvertì Walter delle proprie intenzioni con un telegramma, ne inviò uno successivo per comunicargli giorno e ora dello sbarco e per finire un terzo annunciandogli che, a causa di uno sciopero, sarebbe invece sbarcato due giorni più tardi. Nessuno dei tre telegrammi giunse mai a destinazione benché l’indirizzo – via Lorenzo il Magnifico 113 – fosse esatto. 

Perché e come dobbiamo batterci per Luigi Ciavardini

Gabriele Adinolfi

 

Ci si deve battere per Luigi Ciavardini. Non so esattamente per ottenere cosa, ma ci si deve battere.

Luigi è innocente; limpido, trasparente, generoso, esuberante, intransigente, solido, tutto d’un pezzo; al punto da rifiutare il baratto infame della controparte: “ritira la tua testimonianza a discarico di Mambro e Fioravanti e noi ti assolviamo”. Pur di non dire il falso se ne è andato invece al patibolo, lo ha fatto per non gettare a mare gente che di per sé neppure lo meritava. Ma l’onore non varia a seconda di quel che valgono gli interlocutori: dipende da noi e vincola noi soltanto; e questo Luigi lo sa.

Realtà e immaginazione riguardo le piccole rivolte francesi d’autunno

Gabriele Adinolfi

 

È vero o no che i banlieusards sono figli di classi emarginate? E sono penalizzati dal sistema statale o sono invece molto più aiutati dei francesi d’origine i quali non riescono neppure a ricevere in assegnazione uno straccio di appartamento popolare? 

Perché ritengo che il libro su alcuni dei nostri Caduti sia negativo

Gabriele Adinolfi

 

 

 

La vittima nera va ormai di moda, vende, tira, fa felici autori ed editori.

Abbiamo avuto lo scorso anno Pansa che, saccheggiando Pisanò ma ben guardandosi dal dedicargli il successo, scrisse addirittura una trilogia di grido sui caduti della Repubblica Sociale. Oggi ci ritroviamo Telese con il suo tormentone primaverile “Cuori Neri”.

Ma esserlo è ben più difficile. O viene naturale.

Un excursus su arte, avanguardia, politica, tra Beat Generation, rivoluzioni mancate

e lati sconosciuti delle SS e degli anni Settanta

Gabriele Adinolfi

Sono crollate tutte le illusioni, sono venute meno tutte le false certezze.

È il momento migliore per uscire dal torpore

Gabriele Adinolfi

 

 

 

Al momento cruciale tutti i nodi sono venuti al pettine.

Un’area che durante la tregua concessale dal centrodestra si era cullata nell’illusione di rappresentare un’avanguardia dura e pura, si è trovata a dover fare i conti con se stessa.

La cosiddetta “area” e il paese di fronte al rullo-Prodi

Che prospettive di rigenerazione?

Gabriele Adinolfi

 

Cosa accade alla cosiddetta destra radicale? Cosa accade al paese?

Domande forse un po’ troppo scontate le cui risposte, per essere sensate, devono risultare un po’ meno banali di quel che si pensi.

 

Piastrelle di un mosaico che si è assemblato pian piano

Gabriele Adinolfi

 

L’annata scolastica, politica e lavorativa si è conclusa felicemente perché ha prodotto lo sgretolio tanto della chimera dura-e-pura della cosiddetta destra radicale quanto di quella opportunistica della destra governativa.

La d.r. che per anni si era incensata per differenziazione rispetto ad AN, alla prima occasione utile si è gettata a capofitto nella CdL per strappare qualche bracciolo di poltrona che però, per incapacità gestionale, nemmeno è riuscita a conquistare.